Negli ultimi anni è cambiato il segno della violenza sessuale, tanto che paradossalmente si potrebbe dire che lo stupro va configurandosi come un atto in cui c’è sempre meno sesso e sempre più violenza.
E’ anche vero, però, che i profondi mutamenti intervenuti nella società hanno determinato nuovi orientamenti in grandi masse.
Muta il sistema di riferimento ‘culturale, mutano i modelli di comportamento, del costume, dei rapporti tra le generazioni ed i sessi.
E’ proprio da questo sconvolgimento e crescita collettiva delle coscienze che deriva un atteggiamento mutato nei confronti della violenza sessuale.
Prima di tutti le donne – tradizionali destinatarie della violenza sessuale – che tanto hanno segnato la società in questo decennio, non sono più disponibili a vivere la violenza sessuale come un dramma esclusivamente personale o privato.
Esse, le donne, portatrici dell’esigenza di un capovolgimento della scala dei valori, hanno affermato la sessualità come aspetto determinante della realizzazione della personalità e quindi la libertà sessuale non solo come diritto a disporre liberamente del proprio corpo, ma diritto ad affermare pienamente e compiutamente la propria persona.
Del resto la società non si acquieta più di fronte agli episodi di violenza sessuale.
Significativo del mutato atteggiamento nei confronti dello stupro è il fatto che oggi sempre meno si ironizza su questi episodi, sempre meno si è ammiccanti o solidali col violentatore.
Un senso comune nuovo si fa avanti che, se non ha ancora sostituito il vecchio (he stenta a scomparire). tuttavia reclama dallo Stato una diversa garanzia.
Non a caso attorno al tema della libertà sessuale si sono, in questi anni, aggregati gruppi sociali, si sono sprigionate e mobilitate energie intellettuali. Si è sviluppato tra le donne un grande confronto e dibattito che, anche se oggi segna il passo, ha creato una maggiore coscienza e consapevolezza della propria sessualità in larghi strati della società.
Sono questi nuovi orientamenti ideali e culturali che hanno reso possibile tante denunce da parte delle donne della violenza subita ed hanno fatto sì che intorno ai processi che venivano fatti, crescesse l’attenzione delle donne e dei loro movimenti, della stessa informazione (la Tv trasmette a milioni di cittadini ” Processo per stupro») e della società più in generale.
E’ proprio questo mutato contesto che ha reso possibile l’ipotesi di una modifica legislativa e reclama un diverso processo nel quadro di un rapporto nuovo tra donna-legge-diritto, tra donna e Stato. Ma quali sono gli elementi nuovi ed inquietanti della violenza sessuale? Come si è riaffermata in questi anni?
Intanto mutano i soggetti ed i destinatari. Non siamo più in presenza dell’antico connotato della violenza sessuale legata – certo sempre come strumento di oppressione – al mondo contadino e ad un passato di privilegi di sesso o di classe.
E’ venuta meno anche l’apparente motivazione nella scelta della vittima.
La violenza sessuale colpisce indiscriminatamente in qualsiasi momento, alla cieca ed in due direzioni: le donne comunque ed innanzitutto; i deboli e gli emarginati (il bambino, "handicappata, "omosessuale o la prostituta).
Cosa è avvenuto? Il contraddittorio sviluppo della società italiana ha portato con sé, accanto ad indubbie conquiste sul terreno della libertà e della dignità della persona, nuovi guasti e disagi. Nuove forme di repressione aggrediscono una concezione progredita dei rapporti tra gli individui opponendosi al processo in atto di liberazione e realizzazione della personalità umana.
Il violentatore non è più il « bruto», « l’ innamorato» respinto delle cronache dei giornali meridionali di tanti anni fa, la persona chiaramente spregevole che ognuno di noi si era costruito nella mente. Il violentatore non ha neppure più ideologia: è l’uomo della porta accanto, l’amico, il conoscente, un qualsiasi « normale» individuo. Sempre più è un giovane, in possesso di strumenti culturali, sempre più è un giovane fino a quel momento insospettabile.
La verità è che la concentrazione di esperienze culturali e sociali diverse nelle aree metropolitane ha generato tensioni sociali acute che finiscono con lo scatenarsi contro quelle stesse conquiste di libertà e di autodeterminazione che pure ci sono state.
Accanto a questo l’anonimato, l’atomizzazione, la difficoltà a vivere una vita sociale piena e soddisfacente generano una grande insicurezza che maggiormente colpisce le giovani generazioni. Ed è qui che si innesta la spirale delle contraddizioni: libertà-repressione sessuale; libertà sessuale-pregiudizio. In definitiva la difficoltà a vivere in modo equilibrato e civile il generale processo di superamento dei pregiudizi in un quadro di crescita delle coscienze tanti giovani, le cui condizioni di vita sociale risultano aggravate proprio dall’intreccio tra tensioni psicologiche individuali e tensioni sociali collettive, diventano oggi soggetti di violenza sessuale. Ed allora la violenza sessuale da antico potere di oppressione della donna diventa nuovo strumento per combattere le donne in quanto portatrici di un messaggio di liberazione dall’oppressione di sesso e sessuale e di trasformazione dell’intera società.
Attraverso lo stupro si aggredisce innanzitutto la persona oltreché il principio stesso di parità tra i sessi, di eguaglianza tra gruppi diversi, tra realtà diverse, si violenta lo stesso processo di .trasformazione della società.
Nel suo modo di manifestarsi la violenza sessuale, che spesso viene compiuta in gruppo, in una società sempre più massificata, rappresenta anche il tentativo di ricacciare indietro il processo di recupero di dignità e di identità di ogni soggetto sociale nella sua interezza.
Di questi elementi dovrà tenerne conto la nuova legge. La mutata realtà del paese, le concezioni che vanno emergendo devono cominciare a -trovare posto nei codici, nelle leggi, nella cultura giuridica, nello Stato.
Commento di Marta Ajò
Alla luce degli avvenimenti violenti che hanno colpito le donne in questi ultimi mesi- anni, alla luce delle denunce e delle richieste politiche delle donne per affrontare in modo più severo i provvedimenti contro chi compie questi atti, fa male verificare che a distanza di tanto tempo ci si possa ancora ritrovare nelle riflessioni che l’autrice di questo articolo manifesta. L’analisi può sembrare datata? E se così fosse come mai la violenza contro le donne continua in tutta la sua efferatezza? Come mai i dati denunciati sono così elevati? Quanti ancora quelli taciuti?