Ogni volta che in auto ci fermiamo in quell’Autogrill non posso fare a meno di pensare a quel giorno, l’antivigilia di Pasqua di molti anni fa, che ci eravamo alzati tutti di buonora con la speranza di non trovare troppo traffico, per andare a trascorrere alcuni giorni al mare nella pensione dove andiamo anche a passare le vacanze estive.
Ricordo che, dopo aver preso un caffè al bar, stavamo tornando verso il parcheggio quando un cane non di razza ma moto simpatico, di taglia media si aggirava con aria sperduta tra il viavai dei vacanzieri. Era senza collare nonostante avesse il segno sul pelame del collo e forse si era perso o molto più probabilmente era stato crudelmente abbandonato come spesso succede in periodi di vacanza.
Dopo aver cercato invano un fantomatico proprietario abbiamo ritenuto pericoloso permettere che vagasse per il parcheggio con il rischio che potesse creare un incidente così, dopo esserci accertati della sua innocuità, avendo i nostri due bambini, decidemmo di portarlo al mare con noi con grande gioia dei bimbi.
Era un maschio in buona salute di non più di due anni, così ci disse il veterinario che lo visitò e decidemmo di chiamarlo Vivi in virtù del pericolo scampato. Era un cane molto buono e socievole con tutti, in particolare con i bambini, e innamorarci di lui fu veramente facile. Inutile dire che da quel giorno divenne a tutti gli effetti un membro della famiglia, vacanze, feste comandate e week-end compresi.
Io non credo al destino ma certe volte viene proprio da pensare che esista: un giorno, un brutto giorno, un auto, per evitare una bicicletta sbucata all’improvviso, finì sul marciapiedi e investì tragicamente Vivi schiacciandolo contro un muro. La morte fu istantanea. Come un angelo volò in cielo non dopo averci donato dieci anni di felici momenti.
Mnemosine di Max Bonfanti ©Riproduzione riservata