Stop ai bimbi in carcere

da | Set 26, 2018 | Testimonianze e contributi

di Terre des Hommes

La recente tragedia di Rebibbia mette in evidenza i limiti della riforma del 2011 sulle donne detenute con i figli al seguito. Da allora sono state realizzate solo 2 case protette e in alcuni casi possono ancora permanere tra le sbarre bambini fino ai 6 anni.

Terre des Hommes si unisce all’appello dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza perché al più presto si predispongano più case famiglia protette per le madri detenute con figli al seguito.

“Sono troppo poche in Italia le strutture per madri detenute con figli piccoli: solo cinque gli istituti a custodia attenuata e addirittura solo due le case famiglia protette. Non possiamo attendere che si ripetano episodi drammatici come quello accaduto il 18 settembre a Rebibbia, né possiamo accettare l’idea che dei bambini continuino a vivere dietro le sbarre, in ambienti che non sono adatti a una crescita sana e a un armonioso sviluppo. Bisogna aprire quanto prima altre case famiglia protette: basta bambini in carcere”. Così l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano, che sta spingendo per il rinnovo del protocollo “Carta dei figli dei genitori detenuti”.

Già nel 2013 Terre des Hommes aveva lanciato l’appello “Fuori i Bambini dalle carceri italiane!” assieme a A Roma, Insieme – Leda Colombini, Bambini senza Sbarre e Antigone, per l’accelerazione dell’applicazione della legge di riforma sulla disciplina delle madri detenute con bambini. (l. 62/2011), e la creazione di case famiglia protette per la loro accoglienza.

“Le case famiglia protette – prosegue Filomena Albano – rappresentano un contesto più adatto degli istituti di detenzione ad accogliere bambini in fase di crescita. Occorre comunque investire nel sostegno delle competenze genitoriali e nell’aggiornamento professionale del personale. Vanno monitorate le situazioni di maggiore fragilità e sostenute le madri attraverso percorsi di educazione alla genitorialità: questo è più semplice in un contesto circoscritto e controllato come quello della casa famiglia”.

“In attesa di raggiungere l’obiettivo di evitare la permanenza di persone di minore età negli istituti penitenziari – conclude la Garante Albano – mettiamo al centro le esigenze specifiche dei figli di persone in stato di detenzione. In particolare, assicurando ai bambini che vivono con i genitori in una struttura detentiva libero accesso alle aree all’aperto, ai nidi, alle scuole, ad adeguate strutture educative e di assistenza, preferibilmente esterne. Il superiore interesse dei minori prima di tutto”.

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