Se lavorano solo i boomers

da | Nov 9, 2023 | L'opinione

 

L’ occupazione cresce nel nostro Paese, Gli ultracinquantenni contribuiscono per i due terzi a tale aumento. Capire il perché serve a indirizzare meglio gli interventi. Lo si riscontra nei dati relativi a settembre 2023
diffusi dall’Istat, 27 mila occupati in più su 42 mila in un mese. Ma non è un fatto nuovo. Riguarda anche quelli relativi al primo semestre del 2023. In quest’ultimo caso, più di due terzi dell’incremento di occupazione, pari a 324 mila unità, rispetto all’anno precedente, riguardava 55-69 enni. Potremmo dire che è l’effetto dell’invecchiamento della popolazione che si riflette anche sugli occupati. E vero. Ma va anche detto che per molti anni l’incremento degli ultracinquantenni tra gli occupati è stato più veloce che nell’intera popolazione.
C’è, quindi, dell’altro. E, cioè, l’aumento della permanenza nel mercato del lavoro degli ultracinquantenni, e ciò per il cambiamento di accesso ai requisiti pensionistici e l’entrata progressiva in questa classe di età, soprattutto di coorti di donne con maggiore esperienza di lavoro che nel passato.
Siamo di fronte al combinarsi di due effetti, quindi. Da un lato il numero di occupati di 50 anni e più cresce, perché aumenta la popolazione di questa fascia di età. Dall’altro arrivano in questa classe di età contingenti di occupati con storie lavorative più stabili, che permangono più a lungo nel mondo del lavoro, per effetto dell’innalzamento dell’età alla pensione. E ciò avviene al Nord, come al Centro, come al Sud. Cioè, l’occupazione complessiva cresce molto per “mancate” uscite, e più ritardate, e meno probabilmente per maggiori ingressi.
Saranno i dati di flusso di cui l’Istat sta ricostruendo le serie a fornire elementi aggiuntivi a riguardo. Non c’è dubbio che il dato complessivo sia, comunque, positivo in termini quantitativi.
Perché cresce il numero di occupati. Ma si pongono tre interrogativi seri di prospettiva.
Primo. Se già ora pesa così tanto l’aumento della permanenza nel mercato del lavoro sulla crescita dell’occupazione, rispetto all’incremento di nuovi ingressi, che cosa succederà a fronte di una congiuntura economica meno favorevole?
Secondo. Dal settembre 2007 al settembre 2023 la percentuale di ultra cinquantenni sul totale dei lavoratori è passata dal 21,9% al 37,2%!  Quella dei giovani fino a 34 anni dal 30,8% al 22,7%. E questo perché il tasso di occupazione degli ultracinquantenni è cresciuto ininterrottamente di 18,1 punti percentuali, tranne la parentesi del 2020, mentre i giovani fino a 34 anni hanno risentito degli effetti di tutte e tre le crisi occupazionali (2009, 2013, 2020) che ha attraversato il Paese e ancora non hanno raggiunto il tasso di occupazione del 2008. Inoltre, la quota di giovani tra gli occupati è pari al 22,6% nel 2022, a fronte del 28,5% dell’Ue, del 30,3% della Germania e del 31% della Francia.
E qui nasce il terzo interrogativo. Con giovani che pesano sempre meno nel mondo del lavoro come farà il nostro Paese a vincere le sfide di cambiamenti del lavoro in atto, delle nuove professioni e della rivoluzione tecnologica? Attenzione, quindi.
Guardiamo cosa si cela dietro la crescita di occupazione, senza trionfalismi. E analizziamolo sempre rapportandoci agli altri Paesi avanzati. Non basta la crescita dell’occupazione. Abbiamo bisogno di più nuovi ingressi nel mondo del lavoro di giovani, donne e Sud, se vogliamo dare una vera svolta a questo Paese. E questa la vera sfida delle politiche per il lavoro oggi.

la Repubblica, 09 novembre 2023