Roma, 27 ottobre – Il cinema di Antonietta De Lillo

da | Ott 20, 2017 | Appuntamenti

ore 18.00 alla libreria Notebook dell'Auditorium Parco della Musica

In contemporanea con la dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma

Pedro Armocida, direttore della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro

incontrerà Antonietta De Lillo per parlare del suo cinema in occasione dell’uscita in DVD dei suoi film editi da Cecchi Gori Entertainment in collaborazione con marechiarofilm.

Dicono di lei…

Una di quelle rare opere davanti alle quali viene naturale togliersi il cappello.
Diario, Marco Lodoli su Il Resto di Niente

La pazza della porta accanto è un cazzotto nello stomaco che si trasforma miracolosamente in una boccata d'aria pura.
Cinematografo.it, Angela Prudenzi su La pazza della porta accanto

Tra documentario e finzione, come si dice per farsi capire, quando invece si dovrebbe dire semplicemente un cinema che si avvicina al reale con tutti i suoi strumenti.
Il Manifesto, Giuliana Muscio su Let's Go

Un piccolo delizioso capolavoro, umorismo irresistibile.
Il Fatto Quotidiano, Massimo Bettarelli su OIDA film partecipato

Il cinema di Antonietta De Lillo ha sempre evidenziato una forte individualità della visione, ma non ha mai smesso infatti di tener conto dell’oggettività delle cose perché non nasce da un bisogno “autoriale” ma dalla urgenza, dalla necessità di dire cose precise, servendosi di una tecnica; ha affidato perciò alla macchina da presa il compito di osservatore, ma ne ha resa umana l’azione; ha calato lo spettatore nello spettacolo, ma mantenendo sempre una distanza di sicurezza che le ha consentito un punto di vista particolare, assai lontano da quel tipo di cinema che mostra ricami intorno alla crisi del racconto e rischia intorno alla crisi del racconto e rischia di proporci la seduzione frigida di una metafisica del nulla; ha fatto sì che le tensioni del tempo trovassero la giusta negoziazione, che le ha rese oltre che visibili, vivibili.
Marcello Garofalo

Se esiste un termine cinefilo capace di racchiudere – senza però imprigionare! – il cinema di Antonietta De Lillo è sicuramente quello di rosselliniano. L’intero corpus filmografico è infatti accomunato dall’inseguire, attraverso una padronanza e una multidisciplinarità di linguaggi, «lo splendore del vero». Ogni suo progetto (dai film partecipati ai ritratti non solo cinematografici, dai documentari neo-neorealisti al cinema di finzione e in tal senso risulta indimenticabile Il resto di niente per quella sobria messa in scena che non può non alludere a La presa del potere da parte di Luigi XIV) è una sorta di viaggio in questo paese mancato chiamato Italia.
Domenico Monetti

Antonietta De Lillo, in Il resto di niente, ha giocato la scommessa impossibile. Tra tutti i Rossellini a disposizione, ha scelto di cimentarsi con l’inimitabile. Il suo film è una messinscena della storia che chiaramente fa propria la lezione stilistica del film su Luigi XIV: la storia che si fa, attenzione, non teatro!, come potrebbe sembrare a uno sguardo superficiale, ma rituale, pantomima, dialettica.
Alberto Crespi

Antonietta De Lillo ha realizzato circa venti lavori […] Ciascuna di queste esperienze ha le proprie specificità; spesso entrano in gioco tecniche, linguaggi, generi diversi; ciascuna situazione possiede pure qualità differenti, ma ciò nonostante i singoli momenti formano una trama che fa sistema, e, nell’arco di quasi trent’anni, compone un’opera complessiva. Un’opera, vale a dire un insieme di singolarità che costruiscono, con uno stile che si vuole trasversale, un profilo d’insieme che riguarda l’impresa di una vita […] Al centro del disegno, per molti motivi, sta Il resto di niente (2004), ma anche quel lavoro non occupa uno spazio isolato e solitario, né vive strettamente di sé, perché anzi dialoga, magari anche per sfida, o per scarto, con gli altri film di De Lillo.
Daniela Brogi