Presente e futuro della rappresentanza aziendale delle donne

da | Mar 10, 2022 | Donne e lavoro

di Flavio Natale

Secondo un rapporto Equileap, la disuguaglianza di genere nelle imprese a livello globale è ancora elevata. Solo il 5% delle aziende ha una Ceo donna e solo il 7% una presidente. Nei prossimi anni, i Paesi che faranno da apripista saranno Spagna, Italia, Francia e Canada.

Equileap, la principale organizzazione che fornisce dati e approfondimenti sull'uguaglianza di genere nel settore privato, ha recentemente rilasciato la nuova edizione del suo rapporto annuale, il Gender equality global report & ranking. Il documento inquadra le cento aziende più virtuose che promuovono politiche per l’uguaglianza di genere, in base a 19 criteri, tra cui l’equilibrio della forza lavoro, delle posizioni manageriali e del consiglio d’amministrazione, così come il divario salariale e le politiche relative al congedo parentale e alle molestie sessuali.
Raccogliendo i dati di quasi 4mila imprese a livello globale quotate in borsa, rappresentanti 102 milioni di dipendenti, si nota che le donne al vertice sono ancora molto rare. Una minoranza del 5% delle aziende ha una Ceo (Chief executive officer) donna, il 13% ha una donna Cfo (Chief financial officer); inoltre, solo il 7% può contare su una presidente donna nel proprio consiglio di amministrazione. Guardando la rappresentanza aziendale dall'alto verso il basso, le donne rappresentano il 26% dei membri del consiglio, il 18% degli executive, il 25% dei senior manager e il 37% della forza lavoro totale. “L'equilibrio di genere in un'azienda è raro”, si legge sul documento, “e solo 18 imprese a livello globale possono contare al loro interno su una percentuale tra il 40 e il 60% di donne impiegate in ogni livello gerarchico”.

Inoltre, solo il 17% delle aziende pubblica dati riguardanti il divario retributivo di genere, e di queste solo l’1% lo ha colmato. La pubblicazione di questi dati varia significativamente tra i Paesi: il 92% delle aziende spagnole pubblica i propri dati sulla retribuzione di genere, mentre il 92% delle aziende statunitensi non lo fa. “Cinque anni dopo l'inizio del movimento #MeToo”, si legge sempre nel Rapporto, “il 2021 è stato il primo anno durante il quake più della metà delle aziende a livello globale ha adottato una politica contro le molestie sessuali (53%)”.
Ma quali sono gli esempi più virtuosi, per il presente e il futuro?
Le prime tre società in classifica sono l'impresa immobiliare australiana Mirvac – con un punteggio del 79% – seguita da Dnb (Norvegia) e National Grid (Regno Unito), entrambe con un punteggio del 74%. Secondo il rapporto, però, i Paesi che faranno da apripista nel prossimo futuro saranno la Spagna, Italia, Francia e Canada. Al contrario, quando si parla di “congedo parentale retribuito” per i genitori, molte nazioni, tra cui Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti, offrono ancora un congedo limitato o nullo. Equileap sottolinea però che in futuro le cose potrebbero cambiare. In questi Paesi alcune aziende stanno intervenendo: ad esempio, la società di investimenti inglese Abrdn (ex Standard Life Aberdeen) ha scelto di offrire nove mesi di congedo parentale interamente retribuito a entrambi i genitori. Allo stesso tempo, nel 2021 altri Stati – tra cui Spagna, Francia, Italia e Belgio – hanno implementato disposizioni per migliorare il congedo di paternità retribuito.
In linea generale, però, “le aziende dei Paesi con una forte legislazione in materia di uguaglianza di genere tendono a ottenere risultati migliori”, dice il rapporto, sottolineando la correlazione tra legislazione e politiche economiche. Le nazioni più virtuose, dal punto di vista della legislazione sull’uguaglianza di genere, sono Francia, Spagna, Italia, Regno Unito e Svezia; all'estremo opposto ci sono invece Giappone, Hong Kong e Stati Uniti.
Nonostante alcuni piccoli cambiamenti, però, “questo progresso deve accelerare”, ha dichiarato Diana Van Maasdijk, Ceo di Equilap. “Siamo ancora lontani da dove dovremmo essere”.

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