Madre Teresa, tra fede e potere
“Rendiamo lode a questa piccola donna innamorata di Dio, umile messaggera del Vangelo e infaticabile benefattrice dell’umanità. Onoriamo in lei una delle personalità più rilevanti della nostra epoca. Accogliamone il messaggio e seguiamone l’esempio”.
Con queste parole
Un personaggio che appartiene ormai alla storia per come è riuscita ad imporsi, per ciò che ha fatto e ciò che ha rappresentato.
Gonxha Bojaxhiu è nata a Skopje (ex Jugoslavia) da una famiglia molto religiosa che ha certamente influenzato e facilitato il cammino verso la fede, la sua predisposizione alla partecipazione comune e all’insegnamento religioso. Una fede, quella di Madre Teresa, senza limiti e senza soste, un dono che le ha fatto accettare incondizionatamente i suoi dogmi; una fede ed un modo d’interpretarla che non l’hanno mai abbandonata.
Quando Madre Teresa matura in sé il desiderio di “aiutare tutti gli uomini”, quando, all’inizio del suo noviziato si confronta e aiuta le bambine povere, e quando ancora, per terminare gli studi, viene mandata a Calcutta, la realtà di grande miseria con cui si confronta non le lascia dubbi e si consacra al servizio dei poveri condividendone le sofferenze. Il bisogno di scendere per le strade, di comunicare, di agire, la porta a vivere fuori dalla clausura per raggiungere i bisognosi.
Animata dall’amore di Cristo e dalla volontà di fare ” qualcosa di bello per Dio” è spinta a chiedere l’autorizzazione per creare una nuova istituzione religiosa denominata “Congregazione della Carità” alla quale aderiscono sempre più giovani; successivamente crea il “Centro di speranza e di vita” per accogliere i bambini abbandonati.
Opere di grande impegno, non solo spirituale, ma anche molto strutturate ed onerose. Nella realizzazione del suo programma, Madre Teresa ha avuto il sostegno della Chiesa, della quale si è sempre dichiarata al servizio: "Essere cattolica ha per me un’importanza totale, assoluta. Siamo a completa disposizione della Chiesa. Professiamo un grande amore, profondo e personale, per il Santo Padre… Dobbiamo attestare la verità del Vangelo, proclamando la parola di Dio senza timore, apertamente, chiaramente, secondo quanto insegna la Chiesa".
La rapida e travolgente espansione della sua missione, la mette in luce e sulla sua opera comincia a rivolgersi l’attenzione mondiale.
Le vengono devolute numerose onorificenze, a cominciare dal Premio indiano Padmashri nel 1962 e dal rilevante e prestigioso Premio Nobel per la Pace nel 1979.
Il Premio, economicamente ingente, viene devoluto da Madre Teresa in favore dei bisognosi di Calcutta giacché, sosteneva, ogni riconoscimento a lei era “per la gloria di Dio e in nome dei poveri”.
Si può dire che la congregazione delle Missionarie della Carità di Madre Teresa, si espanse fortemente confermando la sua influenza e la sua presenza in quasi tutte le diocesi dell’India e, successivamente in molti altri paesi fino ad insediarsi anche nei paesi comunisti che avevano fino a quel momento vietato l’ingresso ai missionari.
Fonda in media quindici nuove case all’anno in tutto il mondo.
Ma il suo progetto non si limitò ad accogliere le vocazioni religiose; formò infatti gruppi di persone di confessioni e nazionalità diverse con cui condividere lo spirito di preghiera, semplicità, sacrificio e apostolato. Nacquero così i Collaboratori di Madre Teresa e i Collaboratori Ammalati e Sofferenti, e successivamente la fondazione dei Missionari della Carità Laici. In risposta alla richiesta di molti sacerdoti, nel 1991 Madre Teresa dette vita anche al Movimento Corpus Christi per Sacerdoti come una “piccola via per la santità” per coloro che desideravano condividere il suo carisma e spirito.
Nel 1997 le suore di Madre Teresa erano circa 4.000, presenti nelle 610 case di missione sparse in 123 paesi del mondo. Nel marzo 1997 benedisse la neo-eletta nuova Superiora Generale delle Missionarie della Carità, incontrò il
“Sono una piccola matita nella mani di Dio”, sosteneva.
Dopo varie degenze in ospedale, il 5 settembre 1997 la vita terrena di Madre Teresa giunse al termine.
Come per tutti i personaggi che hanno lasciato un segno, anche Madre Teresa, ha lasciato dietro di sé molte domande incompiute. In molti si sono chiesti chi fosse realmente la piccola suora dal viso asciutto che eravamo abituati a vedere nelle immagini dei media, che non l’hanno certo risparmiata e a cui volentieri si donava.
Un volto rugoso, duro, carismatico. Con un forte bisogno di apparire e di esistere a livello religioso, politico e mediatico per far resistere e crescere quella specie di “impero” di preghiera ed aiuto che aveva creato per tutti e, probabilmente, come affermazione della sua stessa esistenza.
Un’ esposizione che derivava sicuramente anche dal bisogno che le congregazioni, sparse ormai ovunque, necessitavano di sostentamento e di organizzazione, di persone che se ne prendessero cura amministrativamente ed è illusorio pensare che la sola preghiera potesse assolvere a tutto ciò.
Forse Madre Teresa non se ne occupava, ma certamente operava anche per questo. Le molte amicizie strette con governi e governanti, con vip e media le hanno dato quella visibilità dietro la quale è difficile arretrare e negarsi.
La lettura che alcuni hanno dato della personalità di Madre Teresa ha messo in luce che forse, dietro questo attivismo, vi fosse una ricerca interiore e spasmodica di avvicinarsi a Dio, la dolorosa sensazione di essere rifiutata da Lui , da cui il crescente desiderio di Lui stesso. Hanno detto che fosse ‘ un’anima piena della luce di Cristo, infiammata di amore per Lui e con un solo, ardente desiderio: “saziare la Sua sete di amore e per le anime”.
Ma c’è anche chi, di Madre Teresa ne ha parlato criticamente e crudamente.
Una suora eccessivamente rigorosa nei confronti del dolore, attraverso il quale ci si può avvicinare a Dio e al Paradiso. Le persone sofferenti quindi non sarebbero state curate veramente ma solo assistite in attesa della morte.
Eppure, così rigorosa con i malati, si fece poi curare in una delle migliori cliniche americane. Chi era realmente Madre Teresa?
Il noto saggista americano Christofer Hitchens, si è posto alcuni interrogativi ed ha dato alcuni giudizi poco lusinghieri sull’azione di Madre Teresa.
Già in un articolo apparso nel 1992 sul Nation la definì “il rapace di Calcutta”, alludendo ovviamente al “potere” che essa aveva costruito e producendo, successivamente, alcuni filmati che mettevano in evidenza atteggiamenti di disgusto verso i malati e i bambini da parte della Beata.
Inoltre considerò le sue posizioni in materia di contraccezione, divorzio ed aborto (che Madre Teresa giudicava «la più grande minaccia per la pace nel mondo») come anacronistiche ed il suo operato un incoraggiamento ad accettare la povertà e la miseria.
Sempre secondo Hitchens, “Madre Teresa fu un’opportunista che si lasciò costruire addosso l’immagine di santa già da viva, al solo fine di raccogliere fondi per propagandare una forma rozza, bigotta, estrema e retrograda di cattolicesimo”. Infine, ma la più pesante, fu l’accusa che le mosse riguardo la destinazione delle donazioni ricevute, ‘usate per costruire conventi dappertutto invece di mettere in piedi un ospedale, cosa che i contributori della sua causa si aspettavano che facesse’.
E’ evidente che tale posizione, ha trovato forti opposizioni e suscitato le ire dei cattolici ma le questioni post-mortem restano purtroppo sempre aperte quanto opinabili.
Quello che è fuori di dubbio è che Madre Teresa ha operato nella convinzione cristiana del mutuo soccorso ed ha avuto il merito di aver raccolto attorno a lei molte anime e molte vocazioni che altrimenti si sarebbero smarrite.
Non ultimo, in ordine d’importanza, ha lasciato un messaggio di fratellanza che in un mondo così profondamente diviso resta ancora valido quanto irraggiungibile,
“Sono albanese di sangue, indiana di cittadinanza. Per quel che attiene alla mia fede, sono una suora cattolica. Secondo la mia vocazione, appartengo al mondo. Ma per quanto riguarda il mio cuore, appartengo interamente al Cuore di Gesù”.
L’Indro, 05, 09.2011