Cito l‘ articolo 3 della Costituzione italiana.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale [cfr. XIV ] e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso [cfr. artt. 29 c. 2 , 37 c. 1 , 48 c. 1 , 51 c. 1 ], di razza, di lingua [cfr. art. 6 ], di religione [cfr. artt. 8 , 19 ], di opinioni politiche [cfr. art. 22 ], di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’ eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l‘effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Parlare oggi di Lina Merlin è come proporre l’ immagine simbolica di una antifascista “di ferro”, integerrima, storica senatrice socialista, unica nelle sue battaglie civili, come quella di permettere di far votare le donne nel 1946 per il riconoscimento della Repubblica vs. la monarchia e di avere pari opportunità nel lavoro. Importantissima come riferimento ed esempio per il mio obiettivo sia etico che di difesa dei diritti di eguaglianza delle donne, e in generale per combattere la discriminazione maschilista, sessista di stampo fascista, che a volte fa ancora capolino.
Lina Merlin nasce da una famiglia con dei tratti anarchici, in una terra, quella veneta, piena di contraddizioni e insidie come l’ignoranza e la povertà. Studia presso le Canossiane di Chioggia, completa gli studi del francese presso l’Università per poi ottenere la cattedra di docente presso gli istituti superiori.
Di lei ho letto una biografia appassionante, che fa riferimento alla sua autobiografia dal titolo: “Lina Merlin” dell’autrice Laura Cesarano Jouakim, in cui viene descritta non solo per il suo carattere antifascista appunto, e determinato a difendere i diritti delle donne e dei più deboli, ma anche per la determinazione ad affermare la dignità e la libertà femminili. Mentre fu membro della Costituente, mentre si elaborava l’art. 3 , Lina in modo risoluto, professionale, quasi come una moderna avvocatessa, fa puntualizzare il passo “senza distinzione di sesso”, che inizialmente non era un punto sensibile, imbastendo il processo già iniziato in Europa di riconoscimento per l’ eguaglianza femminile.
Infatti Lina Merlin dovette combattere con la mentalità anche politica che vede la donna “inferiore” come statuto umano, sia mentalmente che socialmente.
Donna forte, combattiva, Lina Merlin rifiutò di tesserarsi al partito fascista italiano che le avrebbe permesso di continuare a lavorare nella scuola italiana. Fu quindi espulsa dall’ insegnamento, il governo fascista la confinò duramente in Sardegna per alcuni anni. Lei fu ferma, decisa e fiera di sé, e al momento in cui poteva chiedere la grazia a Mussolini, rifiutò di nuovo, passando l’idea che la sua dignità, di antifascista e di donna in generale, non si sarebbe piegata davanti a nulla, neanche alla sua sofferta libertà.
Tuttavia la sua personalità, che dominò anche su quella anche politica maschilista, si evinse proprio per la sua proposta di legge che eliminava le case chiuse, contro la prostituzione istituzionalizzata, con tanto di tasse pagate allo Stato italiano. Lina Merlin si batté per far sì che questa pratica fosse riconosciuta come un reato a tutti gli effetti!
La Legge Merlin, del ‘58, ebbe un periodo di incubazione di circa 7 anni, prima di essere accettata nella discussione politica e sociale in genere, contrastando la mentalità che il sesso pagato aveva proprio una funzione psico-sociale, di fornire piacere nella crescita dell’individuo, permettendo a mogli e giovanissime di rimanere “pure” e non assecondare gli ardori maschili.
Questo punto di vista è stato quello di Indro Montanelli, ponendo abbastanza in modo chiaro la posizione della donna come una che comunque era sporca moralmente per “predisposizione”, e che le case chiuse legittimavano il valore della donna di famiglia che non doveva cedere di fronte a proposte oscene e indecenti per quei tempi, in un ambiente sessuale che autorizzava la promiscuità in nome della sottomissione, della schiavitù “il lupanare” maschile.
Ho voluto ricordare Lina Merlin in occasione della festa del 2 giugno che per noi donne italiane assume così un valore denso di senso e di vittoria della cultura civile del rispetto per la persona della donna, in modo profondo e sempre più elevato, ribadendo adesso e sempre più le pari opportunità di genere, già scritte nella Costituzione, sia nel lavoro che nella famiglia, che nella società in generale.