Se nei giorni precedenti al voto per rinnovare il Parlamento Europeo su ogni candidatura si sono scatenate, inutile dire, critiche in attacco per l’appartenenza politica, il meglio o il peggio, dipendeva solo da che parte si osservasse; il dopo voto rimanda ad altre considerazioni e pone altre, ovvie, domande.
Cosa accadrà alla “nuova” Europa in base ai risultati ottenuti? Quale sarà la maggioranza che ne uscirà? Quanto ogni schieramento potrà contare, condizionare, contrattare? E i cittadini, quelli che hanno votato in preda a molti dubbi o convincimenti ferrei potranno essere soddisfatti?
I lavori sono in corso.
A proposito degli eletti un’ulteriore riflessione, un po’ aggiornata-rivisitata, su quanto emerso sul fronte delle candidature di genere.
Già, le donne, quello strano oggetto-soggetto di desiderio e di competenze. Che da secoli hanno ingaggiato battaglie per conquistare un posto differente ma uguale nel mondo, uguali diritti e pari doveri, rappresentanza.
Donne, appunto, pensanti, autorevoli, qualificate, indipendenti.
Donne mai contente, dicono molti.
Che ad ogni gradino scavalcato “non basta loro” e vogliono ancora o di più.
Ebbene, eccole di nuovo, perché l’Europa appena uscita dalle urne ha sicuramente un connotato femminile, e molte saranno le italiane a rappresentarci.
Siamo sicure, vogliamo esserlo, che la loro differenza (culturale e non biologica) avrà un peso nella costruzione di una Casa Europea, nella realizzazione di una Pace solida e duratura.
Ed anche se la loro candidatura è strettamente collegata alle scelte della forza politica che le ha presentate, è proprio in quella che possono apportare un sostanzioso contributo.
Diverse le principali protagoniste di questa tornata elettorale.
La prima, Giorgia Meloni, ha avuto un risultato straordinario che conferma la sua leadership per tutta la legislatura ed Ely Schlein , leader del PD una conferma alla Segreteria, così come altre candidate che hanno registrato ottimi risultati .
E ancora un’altra donna, Ursula von der Leyen, forse sarà di nuovo prossimo Presidente della Commissione Europea.
Il futuro dell’Unione potrebbe dipendere anche da loro e dalle loro decisioni in materia di ambiente e politica estera, la difesa dei diritti in particolare delle donne, questioni che ci stanno particolarmente a cuore.
Allora cosa c’è di diverso?
Il silenzio assenso al loro successo.
Accolte, questa volta, come la normalità di una tornata elettorale in cui essere maschio o femmina non deve contare ma solo il programma che si propone, la competenza acquisita, il merito riconosciuto, il consenso dei votanti.
Un silenzio assenso da parte della politica. Una conferma di voto, di quanto sia importante puntare sul rinnovamento, di cui le donne hanno sempre dimostrato essere portatrici.
Dai e dai, la tenacia delle donne ha fatto breccia nella cosiddetta cultura “patriarcale” presente anche in politica. Per cui votare donna è possibile e normale! Soprattutto considerando che, guarda un po’, l’Italia ha una Presidente del Consiglio e una Segretaria del maggiore partito dell’opposizione donne.
E’ bene che non si gridi al miracolo dove non esista un fenomeno anormale-speciale, solo a rendersene conto, come deve essere lo svolgimento della politica a parità di strumenti, né maschio né femmina.