Le Citta’ delle donne, un progetto degli Stati generali delle donne

da | Ott 9, 2022 | Territorio

 

7 ottobre 2022 – Incontro con la rete Diculther

Isa Maggi

Stati Generali delle Donne

Il percorso degli Stati generali delle donne e dell’Alleanza delle donne verso l’equità di genere e il rispetto dei diritti delle donne, che sono innanzitutto diritti umani, continua ad essere accidentato, per non dire ostacolato.

Anche a livello globale, i segnali non sono particolarmente incoraggianti. L’ultimo G7  tenutosi a Elmau in Baviera lo scorso giugno, ha ribadito le dichiarazioni di impegno a mappare i progressi in termini di Gender equality nei 7 Paesi membri e a monitorare e implementare l’accountability di episodi di violenza e discriminazione sui diritti umani. Ma non sono stati previsti specifici investimenti indirizzati alla lotta alla discriminazione o al contrasto alla violenza, né un budget ad hoc dedicato alle questioni di genere.

Sappiamo che lo sviluppo e il riequilibrio del sistema economico in termini di sostenibilità è legato al benessere e alla valorizzazione dei talenti delle donne e del loro protagonismo. Occorre pertanto creare un ecosistema favorevole attraverso la promozione del lavoro delle donne, la cultura della bellezza e della condivisione, per prevenire e contrastare ogni forma di violenza sulle donne e di discriminazione di genere nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nella società.

In questo contesto abbiamo avviato il progetto Città delle Donne.

Le città sono centri per nuove idee, per il commercio, la cultura, la scienza, la produttività, lo sviluppo sociale e molto altro. Nel migliore dei casi le città hanno permesso alle persone di migliorare la loro condizione sociale ed economica.
Tuttavia, persistono molte sfide per mantenere i centri urbani come luoghi di lavoro e prosperità, e che allo stesso tempo non danneggino il territorio e le risorse. Le sfide poste dall’ambiente urbano includono il traffico, la mancanza di fondi per fornire i servizi di base, la scarsità di alloggi adeguati, il degrado delle infrastrutture.
Le sfide che le città affrontano possono essere vinte in modo da permettere loro di continuare a prosperare e crescere, migliorando l’utilizzo delle risorse e riducendo l’inquinamento e la povertà. Il futuro che vogliamo include città che offrano opportunità per tutti, con accesso ai servizi di base, all’energia, all’alloggio, ai trasporti e molto altro.

Fatti e cifre

•  Oggi metà dell’umanità, vale a dire 3,5 miliardi di persone, vive in città
•  Entro il 2030, quasi il 60% della popolazione mondiale abiterà in aree urbane
•  Il 95% dell’espansione urbana nei prossimi decenni avverrà nei Paesi in via di sviluppo
•  Attualmente 828 milioni di persone vivono in baraccopoli, e il numero è in continuo aumento
•  Le città occupano solamente il 3 per cento della superficie terrestre, tuttavia sono responsabili del 60-80% del consumo energetico e del 75% delle emissioni di carbonio
•  La rapida urbanizzazione esercita pressione sulle forniture di acqua dolce, sulle fognature, sull’ambiente e sulla salute pubblica
•  L’alta densità delle città può portare efficienza e sviluppo tecnologico, riducendo il consumo di risorse e di energia.

Traguardi

11.1   Entro il 2030, garantire a tutti l’accesso ad alloggi adeguati, sicuri e convenienti e ai servizi di base e riqualificare i quartieri poveri

11.2  Entro il 2030, garantire a tutti l’accesso a un sistema di trasporti sicuro, conveniente, accessibile e sostenibile, migliorando la sicurezza delle strade, in particolar modo potenziando i trasporti pubblici, con particolare attenzione ai bisogni di coloro che sono più vulnerabili, donne, bambini, persone con invalidità e anziani

11.3  Entro il 2030, potenziare un’urbanizzazione inclusiva e sostenibile e la capacità di pianificare e gestire in tutti i paesi un insediamento umano che sia partecipativo, integrato e sostenibile

11.4  Potenziare gli sforzi per proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale del mondo

11.5  Entro il 2030, ridurre in modo significativo il numero di decessi e il numero di persone colpite e diminuire in modo sostanziale le perdite economiche dirette rispetto al prodotto interno lordo globale causate da calamità, comprese quelle legate all’acqua, con particolare riguardo alla protezione dei poveri e delle persone più vulnerabili

11.6  Entro il 2030, ridurre l’impatto ambientale negativo pro-capite delle città, prestando particolare attenzione alla qualità dell’aria e alla gestione dei rifiuti urbani e di altri rifiuti

11.7  Entro il 2030, fornire accesso universale a spazi verdi e pubblici sicuri, inclusivi e accessibili, in particolare per donne, bambini, anziani e disabili

11.a Supportare i positivi legami economici, sociali e ambientali tra aree urbane, periurbane e rurali rafforzando la pianificazione dello sviluppo nazionale e regionale

11.b  Entro il 2020, aumentare considerevolmente il numero di città e insediamenti umani che adottano e attuano politiche integrate e piani tesi all’inclusione, all’efficienza delle risorse, alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici, alla resistenza ai disastri, e che promuovono e attuano una gestione olistica del rischio di disastri su tutti i livelli, in linea con il Quadro di Sendai per la Riduzione del Rischio di Disastri 2015-2030

11.c  Supportare i paesi meno sviluppati, anche con assistenza tecnica e finanziaria, nel costruire edifici sostenibili e resilienti utilizzando materiali locali

Con gli Stati Generali delle Donne l’obiettivo è creare una rete di decisori politici e amministrativi per una mappatura della fenomenologia urbana in linea con gli indicatori, sociali, economici e prestazionali/funzionali della “città del futuro” di progetto intergenerazionale nell’ambito del New Bauhaus Europeo attraverso l’attuazione più rigorosa di Agenda Urbana 2030, un ulteriore upgrade della carta di Lipsia, la traiettoria di visione in linea con il PNRR, in termini di strategie interconnesse, di integrazione, di operatività multitemporale e multispaziale in materia di strategie, investimenti, azioni, riforme.

L’idea è di cambiare l’algoritmo, come suggerisce Francesca Moraci, anche in una logica di genere- con cui “legare” le i Città (in cui risiede il 70% della popolazione) del futuro e indirizzare verso una nuova green generation, qualità del vivere, pedagogia dello spazio urbano; di colmare i divari e i conflitti , che dalla politica di coesione territoriale al Recovery la UE ci invita a mettere in campo.

Lo “Spazio ” della Città che rappresenta la produzione sociale in forma tangibile, è oggi accelerata dal digitale in piena assenza di un umanesimo digitale e produce un altro spazio sovrapposto e immateriale. Si ampliano le sfide a cui dobbiamo rispondere senza averne la percezione.

Questo lavoro implica tre piani di lavoro, nel nostro progetto:

-quello della pianificazione,

-quello sociale 

– quello dell’amministrazione

e tre obiettivi da perseguire per la rete intesa come :

  1. sostenibile, in tutte le accezioni del termine (ambientale, sociale, economico e amministrativo), indirizzata verso piani di adattamento climatico, resilienza, economia circolare.
  2. di superamento dei divari,  socio/ territoriali e urbani  in termini di conflitti sociali e divisioni (centro/periferia; aree interne e arcipelaghi urbani; infrastrutture, tecnologiche,etc)
  3. capacità di governare i processi di trasformazione, da quelli spaziali e di rigenerazione urbana, di riqualificazione a quelli ecologici e digitali.

     

Processi che finchè restano nella dimensione della” transizione”,al fine di produrre  empowerment, la “ nuvola di fiducia”, consapevolezza e responsabilità collettiva, fatta di relazioni, di leadership evidente o nascosta, di emersione dei talenti e delle competenze  che possono guidare il nuovo corso del NEB, ma anche capacità di apprendimento, quindi unica forza – attraverso la conoscenza, che possa determinare il cambiamento (learning cities).

Le Città della conoscenza consentono l’apprendimento. Quindi la politica, l’amministrazione, la comunicazione e la partecipazione hanno un ruolo fondamentale nel management urbano e quindi nella creazione della rete 

Due direttrici pertanto una politica e una tecnica intorno a cui raggruppare i  punti alla base del progetto per la costruzione della rete finalizzata  a raggiungere gli obiettivi generali e specifici del progetto. Alla base della rete le Città delle Donne per interconnettere, in termini di significato/significante, punti di vista che per definizione sono interconnessi e inclusivi.

Le Città delle donne sono  il primo capitolo del New BauHaus Europeo. Questo percorso naturale affrontato da SGD da Matera 2019  e poi durante i lavori del G20 , magicamente si incontra con l’iniziativa creativa che riunisce tutti noi, professionisti, imprenditori/e , insegnanti, amministratori/ici, artisti, cittadini/e, scienziati, in uno spazio di incontro per progettare futuri modi di vivere : il New European Bauhaus. Le Città delle donne e la rete in costruzione di questo progetto sono una  piattaforma di sperimentazione e  di connessione, di ponte tra scienza e tecnologia, tra arte, cultura e società. Un approccio innovativo per trovare nuove soluzioni di benessere e prosperità, qualità, bellezza. La bellezza, a cui ci richiama la UE, arricchisce la trama che stiamo tessendo, perché bellezza significa spazi accessibili, dialogo tra culture, soluzioni sostenibili, esperienze di arricchimento sociale.

Possiamo costruire ponti in modo che il “vicinato” sia autosufficiente. Ma molte parti del mondo non sono ancora attrezzate perché  le loro infrastrutture sono inadeguate. La digitalizzazione permette allora di superare questa carenza semplificando la collaborazione e il coordinamento delle informazioni, anche in aree che non sono mai state attrezzate, oltre a fornire una formazione che funziona in lingue e culture diverse.

Il futuro è di chi lo fa e noi lo stiamo facendo.