Negli ultimi 30 anni, il numero di donne sindaco è cresciuto più di sette volte, passando dai 145 comuni amministrati nel 1986 ai 1.126 del 2019. Ma l’avanzata femminile, fortunatamente, non è circoscritta all’Italia.
All’indomani delle elezioni europee e amministrative, un sguardo va a ai comuni che hanno scelto le donne.
Se si parla di ascesa per quanto riguarda i risultati europei, non si può che fare lo stesso per quelli italiani: sono 14,3% i comuni amministrati da donne. Negli ultimi 30 anni, il numero di donne sindaco è cresciuto più di sette volte, passando dai 145 comuni amministrati nel 1986 ai 1.126 del 2019.
Ma l’avanzata femminile, fortunatamente, non è circoscritta all’Italia.
In Sudafrica, per la prima volta nella storia, metà dei ministeri sarà affidata a donne. Lo ha annunciato mercoledì 29 maggio il presidente Cyril Ramaphosa. Tra i suoi obiettivi, c’è anche la riduzione del numero totale dei ministeri da 36 a 28, per limitare lo spreco di risorse e aumentare l’efficienza del governo. Tra i nuovi membri del governo Ramaphosa ha incluso anche Patricia De Lille, leader del partito di opposizione “Good”, a cui è stato affidato il ministero dei Lavori pubblici e delle Infrastrutture. Scelta criticata dagli altri membri dell’opposizione: il risultato di questa alleanza sarà tutto da scoprire.
In Africa comunque, la presenza delle donne al governo dei paesi sta lentamente aumentando. Tra le capitali più importanti, governate da donne, ci sono: Yvonne Aki Sawyerr, Freetown (Sierra Leone); Marie-Chantal Rwakazina, Kigali (Ruanda); Rohey Malick Lowe, Banjul (Gambia); Soham El Wardan, Dakar (Senegal).
Anche a Beledweyne, cittadina nel centro della Somalia, la carica di primo cittadino è stata assegnata ad una donna, Safiya Hassan Sheikh Ali Jimale. È la prima donna a diventare sindaco in Somalia.
Per Safiya, però, questa non è la prima esperienza. In passato è stata funzionaria del distretto di Shibis. Nelle prime dichiarazioni rilasciate alla radio ha dimostrato forte personalità e determinazione, necessarie in ogni impegno politico.
Risoluzione e fermezza le serviranno ancora di più perché quella somala è una società conservatrice nella quale le donne stentano ad affermarsi. A ciò va aggiunto che la regione in cui vive Safiya è tuttora colpita dalle milizie fondamentaliste di al-Shabaab. Tuttavia, l’elezione a sindaco di una donna in una città così importante è il segno di un movimento femminile che sta assumendo sempre più importanza.
Noi ci auguriamo che Safiya, e tutte le altre donne elette a capo di un Paese, affrontino con coraggio e speranza questo nuovo impegno.
Sonia Berti
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