Abbandoniamo le nostre appartenenze politiche per lottare insieme contro la cultura della negazione
La violenza sulle donne è un'arma di guerra, da sempre lo stupro è una modalità per sfregiare il nemico, per sottometterlo con sprezzante volontà di distruggerlo fino all'ultimo respiro colpendo il corpo delle donne.
I fatti di Capodanno a Colonia (aggressioni a carico di tante donne da parte di un migliaio di uomini tra cui molti nordafricani) sono al vaglio degli investigatori, ma sembra abbastanza chiaro che abbiano una regia comune anche perché si sono verificati contemporaneamente in altre località, dalla Finlandia alla Svizzera. Se così fosse, se si fossero messi d'accordo, saremmo di fronte ad un atto di guerra.
Non si lotta solo con le armi da fuoco ma anche con atti simbolici fino alla violenza sulle donne. E qui sottolineo che non si tratta di xenofobia, so benissimo che anche gli occidentali aggrediscono le donne, non sto puntando con fare scontato il dito sugli immigrati, la questione è un altra. Dobbiamo ricordare che gli estremisti islamici vogliono annientare la nostra cultura fatta di libertà di espressione che si manifesta con abiti, libri… e possibilità per le donne di uscire la sera magari guidando l'automobile.
Spaventarle è un atto per imporre la cultura della negazione: tu donna stai in casa e copriti il volto. Non possiamo accettarlo e insieme dobbiamo combattere senza pensare se sia di destra o di sinistra, questa è una lotta per impedire che si ritorni al periodo delle streghe sui roghi.
Maria Giovanna Farina (tutti i diritti riservati)