La speranza: PASQUA 2025

da | Apr 19, 2025 | Editoriali

Un breve articolo, pubblicato per la Pasqua dello scorso anno, 2024, potrei averlo scritto oggi.
Mi riferisco ad alcuni passaggi di esso come base di ragionamento. Cercando di capire,  in questa festività prettamente cattolica ma che richiama alla fratellanza, alla bontà, a partecipare al bene di tutti,  cosa sia cambiato da allora, quali le speranze che si rinnovano, quali corrisposte e quali deluse.

“Anche per la festa di Pasqua, santa e religiosa per i cristiani, si coglie tra le persone l’agitazione che precede le feste. Il riposo dal lavoro, momenti per vivere la famiglia, gli amici, i viaggi, pasti conviviali.
Come se non ci fosse un domani”.

Paragrafo totalmente condivisibile in questo 2025. All’insegna di ristoranti che  hanno prenotazioni così numerose per il pranzo pasquale da costringerli a due turni di servizio. In barba al contestato massacro di agnellini.
Si gioisce per l’aumento del turismo, in entrata ed uscita, che certo aiuta a far girare l’economia.

“Un bisogno disperato di ritagliarsi momenti di pausa in un mondo che gira e fa girare la testa, un frullatore che fa perdere gli obiettivi personali, un trituratore che sconvolge intere popolazioni.
Un breve tempo per dimenticare, per affermare il bisogno di una tregua. Sapendo che, dopo, la routine del vivere riagguanterà ciascuno esattamente come l’aveva lasciata.”.

Forse, ma siamone certi, anche in futuro si avvertirà il bisogno di una pausa “rigenerativa”. Possibilmente uno switch off.

“Perché abbiamo sempre più bisogno di dare un senso collettivo di pace, di speranza, di condivisione alla nostra dimensione umana.”.

Un bisogno ancora oggi di condividere il senso della collettività, di comprenderne la forza, nel bene come nel male (fu il volere collettivo a chiedere la crocifissione di Gesù a Pilato, fu la voglia collettiva di cambiare il governo che portò la Rivoluzione francese, fu la Resistenza di popolo a sconfiggere gli invasori nell’ultima guerra).

“Perché dobbiamo dimenticare le guerre, gli omicidi, le violenze, la fame, gli annegamenti, le stragi. Le immagini di bambini morti, di persone affamate, disperate.”.

Tutto purtroppo confermato, anzi, se possibile, peggiorato: In Ucraina, Siria, Palestina, Iran, Sudan e altre aree geografiche.  Cresciuto il fenomeno della violenza. Contro le donne. Nella popolazione giovanile.

“Difficile associare questa Pasqua ad un messaggio di pace in un mondo in cui si svolgono guerre terribili, di impossibili riconciliazioni tra popoli prepotenti e rancorosi che si combattono da tempo, sempre lontana la ricostruzione sulle distruzioni quotidiane.”.

E’ passato un anno. In cui si è parlato di “pace” senza raggiungere gli accordi necessari per renderla possibile. E’ passato un anno e le guerre, i conflitti sono ancora in corso. E’ passato un anno e il trascorrere del tempo, che determina lo svolgere della storia dell’umanità, ha raggiunto un nuovo secolo di imprevedibile futuro.

“Sola resta, infine, la speranza, che ha sempre guidato l’umanità nel percorso di vita e nella sua storia. “.

La speranza non abbandonerà mai l’umanità. E’ quella che ha sostenuto da sempre il cammino individuale e collettivo. Quella che ha permesso di sopravvivere in tante situazioni drammatiche come fu nel passato per la Shoah e oggi in Ucraina e in Palestina. O alle tragiche conseguenze di eventi climatici devastanti. Senza la speranza nulla sarebbe stato ricostruito.
“La speranza è la virtù più piccola ma la più forte” ha detto Papa Francesco. Non va considerata una forma passiva di ottimismo ma, al contrario, “è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura” (Angelus, 6 settembre 2015).

Vivere la Pasqua oggi non può che indurre a riflettere sul senso di responsabilità comune, come cittadini del mondo. Non come mera celebrazione religiosa ma, sempre per citare Franceso “un’opportunità per riflettere sulla propria vita e sul destino degli altri”, che siamo tutti noi.