di Linda Laura Sabbadini
C' è una questione riguardo aidiritti delle donne che non mistancherò mai dievidenziare: la necessità di 'alleggerirle delsovraccarico del lavoro familiare. L'eccessivo carico limita l'equità digenere, nel lavoro enella divisione dei ruoli nella coppia. Che cosa direi al nuovo governo? Le donnesono stanchediparole e reclamano azionidecise.
Il sovraccarico del lavoro di cura sulle loro spalle comporta rinunce almeno su due piani: su quello lavorativo e sul piano del numero di figli che si desidera.
Un quarto delle donne lascia illa voro all'indomani della nascita del figlio, quasi metà rinuncia aincarichi, molte più donne che uomini lavorano part-time, e spesso non si tratta di una scelta.Con un clima sociale sfavorevole alla maternità e alla paternità, siamo uno dei Paesi con il più elevato scarto tra numero di figli desiderati e numero di figli avuti: 2 contro 1,4.I
n questo quadro, siamo anche riusciti a perdere un'occasione storica, quando èstataelevata l'età pensionabile delle donne. Quell'elevamento ave va prodotto un cospicuo tesoretto chesisarebbe potu to usare per risolvere il problema alla radice, poten ziandolarete deiservizisocialiperl'infanzia, glianzia nie i disabili, aumentando ilcompenso previsto per i congedi parentali esviluppando misure dicondivisio ne. Einvece no, il tesoretto finì nel calderone. Ma ora lasituazione èancora piu critica. I servizi socialisono scarsiemal distribuiti sulterritorio, ilSudèparticolar mente sfavorito, ma anche ilNord inquesti anninon ha investito adeguatamentesulle infrastrutture socia li. Ledonne non ce la fanno più. Vogliono realizzarsi su tutti i piani, nehanno diritto, ehanno meno tempo da dedicare all'assistenza.
E allora che fare? Bisogna dotarsi di una strategia che punti a una redistnbuzione delle ore di lavoro familiare edi cura tra i sessi nella coppia enella società trarrùte iservizi. l padri devono esercitare più attivamente illororuolo edevono essere coinvolti di più nel lavoro familiare. I servizi da soli non bastano. Perraggiungerequesto obiettivo bisogna potenziare i congedi parentali, soprattutto dal punto di vista dell'arco di tempo entrocui possono essere fru iti, della flessibilità delloro utilizzo, edell'ammontare dell'importo ricevuto che oggièpari solo al300fo della retribuzione edovrebbe essere più che raddoppiato. Quanto più l'importo sarà basso tanto minore sarà il coinvolgimento degliuomini; ingenereguadagnando più delledonnediventa non conveniente che usufrui scano lorodel congedo parentale piuttosto chelama dre aqueste condizioni. E'fondamentale, quindi, che le politiche diconciliazione sianoindirizzate aentram bi i genitori, incoraggiando la condivisione. Bisogna agire percreare un clima nelle imprese favorevole al l'utilizzo deicongedi parentali daparte deipadri.
Oggi l'uomo che ne fruisce non è socialmente accettato. E nello sviluppare in nidi è fondamentale che ci si rivolga a tutti i bambini, i nidi sono una grande opportunità educativa da cui nessun bambino deve essere escluso, soprattutto se ha minori disporubilità economiche, co sìcome i tanti bimbi del Sud o i figli degli immigrati che vivono el avorano nel nostro Paese. E guardate che se si investisse veramente ad ampio spettro su tutti questi aspetti si potrebbe innescare un circolo virtuoso:più servizi sociali significa più occupazione, soprattutto femminile, più sviluppo e anche più famiglie in cui entrambi lavorano, elemento di fondamentale im portanza per la protezione dalla povertà. –
La Stampa, 05/0&/2018