Non c’è alcun dubbio che il Natale sia anche la festa del dono, non come oggetto di consumo ma come donare qualcosa di noi a chi amiamo. La tradizione del dono in seguito nasce, dal punto di vista religioso, per simbolizzare Dio che si fa uomo e che si dona all’umanità, e poi diventa, al di là del credo, un momento per festeggiare la rinascita: noi esseri umani facili prede dell’errore ce lo auguriamo.
Quanti errori commettiamo nella nostra vita? Di valutazione, di omissione, di scelta… e quanto ci crucciamo per essere incapaci di perdonarci di aver sbagliato. Se l’errore viene da chi ci vive accanto e intorno può trasformarsi in dolore.
Se diventiamo vittime dell’errore, se ad esempio una nostra amica non ci riconosce come persona da rispettare e ci tradisce, commettendo un errore, ecco che oltre alla sofferenza nasce in noi l’idea di perdonare. Perdonare è un donare il perdono agli altri ma anche a noi stessi, donare il perdono è l’augurio migliore per un Natale di rinascita.
Non dobbiamo scordare che il perdono, però, non si può elargire a chiunque senza che ci sia il minimo pentimento: chi fa il male all’altro, conscio e deciso di farlo, è una persona bisognosa di essere rieducata prima che perdonata. Rieducare al bene ed al rispetto diventerà il dono più difficile, ma sicuramente il più ricco di senso.
Non voglio chiudere questo mio scritto ben augurale lasciando in voi che leggete un senso di impotente sospensione pessimistica; il male fa parte della natura umana mentre la rieducazione è un impegno che si può portare a termine solo se si è liberi da ogni stereotipato buonismo. Ri-educare è un dono indispensabile per il futuro dell’umanità ed ogni Natale ci dà la buona opportunità.
Maria Giovanna Farina ©Riproduzione riservata