Quel giorno non me n’era andata giusta una: avevo perso il posto di lavoro, ero stata mollata dopo oltre cinque anni che stavamo insieme e, come se non bastasse, un carro attrezzi mi aveva portato via la macchina che avevo lasciato in sosta vietata pochi minuti per andare a fare un pagamento in Posta. Cos’altro mi poteva capitare ancora? Niente pensai, il non c’è due senza tre era avvenuto quindi non avevo più nulla da temere e invece no, per me bisognerebbe inventare il non c’è tre senza quattro. Infatti da lì a poco feci una brutta caduta che mi condusse al pronto soccorso. Non è la mia giornata, pensai e ne avevo tutto il diritto e invece, proprio al pronto soccorso incontrai un mio vecchio compagno di scuola che non vedevo almeno da una ventina d’anni e francamente ci misi un po’ a riconoscerlo, era molto cambiato. D’altronde anch’io non ero più la stessa, comunque costui era il medico che mi fece una prima visita: avevo preso una tremenda storta alla caviglia e fu proprio nello spiegargli cosa mi era successo che ebbi la sensazione che mi guardasse in modo strano:
– Ci conosciamo?
– Non so, è quello che cerco di capire
Iniziò così un dialogo su dove potevamo esserci conosciuti, elencammo tutta una serie di posti possibili fino a quando ci accorgemmo che avevamo frequentato la stessa scuola nello stesso anno e nella stessa classe. Franco! Esclamai. Elisabetta! Fece lui di rimando. Iniziammo così a ricordare i bei tempi passati e ci accorgemmo di avere diversi punti in comune, compresa una certa iella, infatti anche lui aveva passato un periodo piuttosto buio: si era separato dalla moglie e aveva perso l’opportunità di migliorare la sua posizione lavorativa a causa del solito nepotismo che serpeggia in molti posti di lavoro. Da quel giorno cominciammo a frequentarci e ci chiedemmo come avevamo potuto non pensarci prima, infatti ora stiamo insieme. Evidentemente prima non era il momento giusto. Ciò che vale oggi non è detto che valesse ieri.
Mnemosine di Max Bonfanti ©Riproduzione riservata