Un euro di cioccolata per chi ha elaborato il miglior progetto di buona prassi che tenga conto dei meriti e dei bisogni delle donne (all’on Susanna Cenni per aver voluto e sostenuto la legge regionale toscana sulla cittadinanza di genere) , carbonella ai peggiori in classifica (tantissimi…).
E’ stata la prima azione pubblica del neonato Comitato Pari o Dispare, che si è riunito questa mattina presso la sala Conferenze dell’Istituto della Enciclopedia Italiana, con Giuliano Amato “testimonial”, e con la presenza di Emma Bonino.
In una sala gremita dalle protagoniste, da molti giornalisti e fotografi, di rosa (stereotipo fin troppo ribadito per indicare un genere) non c’era proprio nulla.
Nella presentazione e negli interventi infatti, ha prevalso la decisione, la durezza, l’analisi e la proposizione piuttosto che il piagnisteo e la denuncia; una platea a cui il dolce rosa non si addiceva.
Piuttosto un’insieme di colori schioppettanti gli interventi.
Giuliano Amato ha ricordato nel suo breve saluto, come la debolezza femminile sia storicamente ribadita anche all’interno della famiglia, allorché i figli maschi arrivano alla maggiore età e passano dallo stato di dipendenza (accudimento, regole e delega alla madre) a quello di autonomia decisionale (spesso sintomo o premonizione della prepotenza e del comando). Il rapporto madre-figlio, dunque come primo incontro-scontro tra generi.
Fiorella Kostoris, economista e Presidente del Comitato, ha spiegato le motivazioni per cui è nato, le sue caratteristiche e le sue aspirazioni. Il punto di partenza deriva dall’evidenza che la questione del lavoro femminile tiene l’Italia sempre più lontana dal resto dell’Occidente e cita, come dimostrazione, una serie di dati inequivocabili. Permane infatti una forte segregazione orizzontale e verticale grazie a cui le donne riescono a trovare un impiego soprattutto in settori con minore status sociale e inferiori retribuzioni di quelli maschili e in ogni caso è difficile che raggiungano posizioni davvero apicali.
E sulle motivazioni perché ciò accade, si sono incentrati quasi tutti gli interventi, compreso quello di Emma Bonino la quale ha giustamente stigmatizzato che ” si nasce pari e si cresce dispari”, scatenando l’applauso della sala.
I dati che sono emersi come limiti e contemporaneamente come necessari da scavalcare sono stati indicati sostanzialmente in vari fattori.
Al primo posto, la verifica delle competenze e delle qualità personali, in mancanza delle quali evidentemente, non si possono ottenere o richiedere promozioni; in successione ad una consapevolezza di merito è necessario passare alla fase della formazione e coltivare le proprie capacità così da avere la certezza della possibile acquisizione di ruolo; la necessità (e questa è la parte in cui spesso le donne trovano difficoltà) di esprimere e far valere queste capacità.
Sul fronte familiare certo è indispensabile un supporto di cui ancora non si individua una consistenza generalizzata.
Molti e qualificati gli interventi; impossibile menzionarli tutti: hanno parlato fra le altre, Linda Lanzillotta, Concita de Gregorio, Lindalaura Sabbadini, ecc.
Il convegno si è chiuso in un’atmosfera di grande entusiasmo e con l’indicazione di andare avanti, in modo collaborativo e trasversale, nel lavoro per la fase di monitoraggio degli attori del mercato del lavoro: imprese, parti sociali, associazioni di professionisti, Pubbliche Amministrazioni Locali e Centrali, enti pubblici e privati.
Allo stesso modo il Comitato s’impegna a osservare in che modo le donne sono rappresentante nei media, nella convinzione che i due aspetti s’influenzino a vicenda.
Cambiare le carte in tavola dunque, per sdoganare gli stereotipi che incidono sulla vita professionale e rafforzano i pregiudizi nei confronti delle donne sul lavoro e sulle carriere.
Un circolo che, come ha sostenuto la presidente Kostoris, va interrotto.