Goliarda è il femminile di Goliardo, nome del fratello di Goliarda Sapienza, attrice e scrittrice italiana con una visibilità letteraria spiccata tra le femministe.
Di famiglia siciliana, socialista, la madre è stata Maria Giudice, la prima dirigente nella storia della Camera del Lavoro, suo padre Giuseppe, un attivista socialista, avvocato. Libero è stato un altro fratello della nostra scrittrice, di provenienza anarchica, a dire suo leninista e contestatore dei genitori.
Ultimogenita, i fratelli erano nati da precedenti matrimoni con coniugi che lasciarono vedovi i genitori di Goliarda, segnata fin dalla tenera età dal lutto. Infatti Goliardo Sapienza fu ucciso dalla mafia fascista “padronale”, citando le parole della scrittrice catanese, mentre altri due fratelli morirono nella lotta antifascista come partigiani.
L’istruzione di questa “nata ribelle” fu libera da vincoli istituzionali di stampo fascista, come voleva suo padre, assecondata dalla madre. Infatti ebbe la sua preparazione scolastica privatamente, da parte dei suoi fratelli. Ma non fu solo questo a segnarla
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Nacque nel 1924, due anni dopo la marcia su Roma da parte dei fascisti di Mussolini. Da quel momento incominciò per la famiglia Sapienza e per l’Italia l’incubo di vivere.
Per tracciare la fisionomia psicologica di Goliarda Sapienza, bisogna avere in mente l’ elevata cultura, una propensione per la riflessione e una fondamentale spigliatezza espressiva, probabilmente acquisita grazie ai suoi studi di arte drammatica, che le permisero di lavorare con i migliori registi di teatro dell’epoca, con ruoli pirandelliani, “tagliati” apposta su di lei.
Carismatica, intellettuale, sofisticata e fondamentalmente libera e superiore dai cliché che la società imponeva sulle donne. Tuttavia rispettosa di un’educazione ricevuta intrisa di rispetto per la sua femminilità a tutto tondo, dalla sessualità seppure con una propria etica ma priva di moralismi.
Questa donna, che ricorda non così vagamente una bohemian francese, è autrice di testi autobiografici molto interessanti, scritti dopo essersi sottoposta ad una psicoanalisi personale, per capire meglio le radici dei suoi legami.
Perché mi ricorda una bohemian? Goliarda Sapienza decise di scrivere, interrompendo le recite teatrali, che non davano senz’altro ricchezza. Indigenza mai sanata fino in fondo, di certo non con la scrittura, fino alla pensione avuta grazie alla Legge Bacchelli, che si ricorda utile per scrittori e artisti italiani. Infatti, in generale, in Italia, a fare cultura non si è ripagati, come si dice trivialmente, né rasserena rendendo la vita di molti pensatori e intellettuali, uomini e donne di cultura difficile, con rinunce e faticosi risparmi.
Sorge spontanea la domanda, quando la cultura, specialmente femminile, ancora più ardua, sarà riconosciuta in Italia? Come allora, è una domanda attuale.
Goliarda Sapienza pubblica nell’ 83 il romanzo autobiografico: “L’università di Rebibbia”. In un bel video di una decina d’anni dopo, la scrittrice siciliana si racconta e parla della sua fatica, anche economica, per diffondere il libro, la rabbia “antica” verso un’ amica borghese “dai pesanti gioielli” che un giorno le chiese di restituire, pressandola, un debito piuttosto cospicuo.
Così, disse, l’avrebbe voluta aggredire, picchiarla, tanto ne rimase umiliata, ma la derubò. Un comportamento non tanto civile, ma meno folle, piuttosto che commettere un reato contro la persona.
Infatti, il giudice l’assolse per non avere commesso dolo rimanendo contemporaneamente affascinato dall’ intelligenza e dalla personalità di Goliarda, che “guardandosi dentro” spiegò analiticamente formulando in tribunale un movente di origine morale, con un’ offesa personale. Goliarda stette un breve periodo in carcere, ma ebbe la fedina penale intonsa.
Di quel periodo la nostra “furfantella” simpatica, così almeno appare, non di sicuro appare come una perfida criminale, diceva che fu criticata pesantemente dall’ ambiente di amici intellettuali.
Non assolutamente compresa nel gesto, Goliarda riporta che fu un’ ;esperienza di valore umano preziosa, senz’altro forte e brutale, non per altro, per mischiarsi con linguaggi semplici e di fraternità e condivisione non vissuti nelle sue amicizie del tempo. “Come sciacquare i panni in Arno” fu per lei e la sua scrittura divenne meno accademica e imborghesita.
Di Goliarda Sapienza conoscevo le recensioni ai suoi libri di gruppi di femministe d’ avanguardia, a tratti iperbolici, cioè esagerati nel descriverla come una donna forte, ma vere nel proporla come un esempio eccezionale per noi donne, aiutate dalla sua volontà di affermarsi per l’ intelligenza, la sua arte e la sua storia di antifascista.