di Linda Laura Sabbadini *
Un’importante riflessione di Linda laura Sabbadini pubblicata il 13/04/2022 sul quotidiano “La Repubblica”
Stupri di guerra anche in Ucraina. Corpi di dorme terribilmente violati, corpi trasformati in campo di guerra. Non bastava l'invasione dell'Ucraina da parte
dell'esercito russo di Putin per calpestare la libertà degli ucraini. Non bastava la guerra feroce scatenata contro i civili con tutte le sue nefandezze, testimoniata dai media di tutto il mondo, dai satelliti, dagli inviati unanimi. Nuove atrocità emergono, e tra queste non poteva mancare, purtroppo, una grande arma di guerra usata contro le donne e le comunità di cui fanno parte, gli stupri.
Terribili testimonianze, come riporta Brunella Giovara, fanno tornare nelle nostre menti un passato neanche tanto lontano. Quello delle donne yazidi schiave sessuali di Isis Daesh, quello delle nigeriane rapite da Boko Aram, quello delle donne in Darfur, quello degli stupri di guerra nella ex Jugoslavia, o in Ruanda, o in Sierra Leone, in Liberia, in Algeria subito dopo la seconda guerra mondiale.
L'elenco non ha fine e arriva anche agli stupri commessi contro le donne italiane a Sant'Anna di Stazzema, terribile pagina di orrore da parte dell'esercito francese, conosciuto con il termine “marocchinate” e passato fin troppo sotto silenzio. Non si tratta di un effetto collaterale delle guerre.
Dietro la brutalità degli stupri di guerra non c'è solo la volontà di dominio e di possesso dell'uomo sulla donna, che caratterizza gli stupri in generale. C'è qualcosa di più.
C'è la volontà di annientamento delle dorme e di una intera comunità. Le dorme vengono ferite nel profondo della loro anima e del loro corpo con la penetrazione
violenta non perché rappresentano un pericolo contingente in guerra, ma perché sono usate come oggetti, bottini di guerra, il loro stupro è il simbolo della conquista
del territorio, anche nei confronti dei loro compagni o parenti condannati alla dolorosa impotenza. Stuprandole e seviziandole l'obiettivo è colpire le donne sì, annientarle nel profondo dell'anima, profanarci loro corpi, ma con esse anche gli uomini.
Il messaggio è il dominio assoluto sulla comunità. E poi spesso c'è anche un altro aspetto, la pulizia etnica. Le dorme possono generare nuovi nemici.
Basta pensare alle donne in Bosnia che violentate sono state detenute in campi appositi da cui non potevano uscire, fino a quando la loro gravidanza era arrivata ad un numero di mesi talmente elevato che l'aborto non sarebbe stato più possibile. In tutte le guerre le responsabilità non sono da attribuire soltanto agli esecutori materiali ma anche alle autorità che hanno lasciato fare, facendo finta
di non vedere o che hanno condiviso nella sostanza i fatti.
Anche la barbarie dello stupro di guerra è vicina a noi, in Ucraina, come lo era in Bosnia, espressione della peggiore violenza patriarcale. E i nostri cuori piangono per questo ennesimo dolore grandissimo perle dorme ucraine.
Dobbiamo sconfiggerla prima che sia troppo tardi, con tutte le nostre forze. E soprattutto vegliare il più possibile sulle donne che fuggono che sono tante, tantissime e come in tutte le guerre, insieme ai bambini, possono diventare
vittime di tratta. Per tanti anni lo stupro è stato ignorato tra i crimini di guerra, persino al Tribunale di Norimberga e di Torio. E solo a partire dagli anni '90 dopo le atrocità in Bosnia che la situazione è cambiata.
E siamo passati dall'era del silenzio a quella dell'onore, come l'ha chiamate
Alona Hugay Frey, della Bar flan University, il periodo in cui lo stupro era considerato, sì ma come affronto all'onore, fino ad approdare alla terza era, quella in cui siamo tuttora, che ha avuto inizio negli anni '90 con l'istituzione di tribunali internazionali, quando a quei crimini è stato dato, anche grazie alla battaglia delle dorme, uno specifico riconoscimento giuridico. Lo stupro
è un crimine di guerra. I responsabili di questa atrocità dovranno risponderne. Sosteniamo l'Ucraina con forza.Poniamo fine a questa guerra al più presto. Stiamo
dalla parte delle donne e uomini ucraini. Difendiamo il loro sacrosanto diritto a vivere In pace e libertà lontano da questi orrori.
Linda Laura Sabbadini* è direttore centrale Istat.
Le opinioni qui espresse sono esclusiva responsabilità dell'autrice e non impegnano Istat