Gran fervore di restauri a via del Governo Vecchio, dove finalmente impianto elettrico, sanitario e una mano di bianco stanno dando un nuovo volto alla Casa della donna. Ma i restauri non sono soltanto esteriori: le attività del movimento si vanno moltiplicando, altro che crisi o riflusso. Il Quotidiano donna (che è poi un settimanale), nato il 6 maggio ’78, tiratura 80 mila copie, resa 35 per cento, in lenta ma continua ascesa di vendite (costo per numero tre milioni e mezzo), autogestito, autofinanziato con le vendite, ha annunciato che passerà da otto a dodici pagine, con testata a colori, perché lo spazio attuale non basta:
"Il giornale non è nato per essere scritto dalla redazione, che ha il solo compito tecnico di collocare nelle pagine i fatti raccontati dalle donne", spiega Emanuela del collettivo redazionale, "e questi fatti sono tanti". Come appendice del giornale, è nata una casa editrice omonima, che ha pubblicato già il primo volume Il mio segno, la mia parola (prefazione di Manuela Fraire e Dacia Maraini).
Anche la prima radio di sole donne, Radio Lilith, sta per iniziare le trasmissioni. Nata da una cooperativa di una ventina di compagne che hanno dato contributi personali per circa quattro milioni, pone l’accento sulla non violenza e si propone come radio aperta a tutte le donne del movimento.
Nell’ex pretura del Governo Vecchio numerose altre sono le attività delle femministe: il consultorio del Mld opera tre volte a settimana con lezioni sulla sessualità, sugli anticoncezionali e sul self-help; il collettivo contro la violenza s’incontra due volte la settimana e così pure quello giuridico; sono nati il gruppo delle casalinghe, tre collettivi di lesbiche, quelli per insegnare musica e lingue, un gruppo di pittura per bambini, il collettivo di architettura, che sta preparando una mostra storica sul palazzo.
Ma il recupero del movimento, che passa da una fase di "stanca" ideologica a un attivismo concreto, si sente anche in altri suoi "punti caldi".
Dal collettivo di via Pompeo Magno è nato il "Circolo Culturale La Bruca", che si propone di pubblicare le voci sotterranee in positivo, la vitalità e la forza della donna, non più soltanto la denuncia, la rabbia o il vittimismo. Primo prodotto: appunto il volume La Bruca (…). "Basta con i volantini e le denunce", dice Lara Foletti, che assieme ad Alearda Trentini è autrice del volume, "le donne hanno anche bisogno di cose leggibili".
Raccogliendo l’idea, un’altra femminista, Rina Macelli, assieme a Simona, Bianca, Edda, Elena, Sonia, ha prodotto un pamphlet, Ridiamo su Proudhon, nel formato basso e lungo del Topolino di una volta (copertina dipinta a mano, costola di stoffe avanzate dagli abiti delle compagne): un saggio sull’opera anti-emancipazionista del filosofo costruita sullo spoglio dei suoi taccuini e delle sue lettere.
Una femminista saggista di Pompeo Magno, Julienne Travers, se la prende invece con la psicoanalisi e pubblica un libretto. La psico-ideologia, primo di una collana dal nome "Il Triangolo", simbolo preistorico della vita femminile. Assente per due anni dal movimento, Julienne ha scoperto, con orrore, la corsa femminista verso la psicoanalisi, sia adoperandone il linguaggio, sia accettando la terapia. "Dio è morto, Marx sta morendo, stanno nascendo Freud e il suo neonato Lacan", afferma a commento di questo suo pamphlet politico dove rimanda a Kate Millet piuttosto che a Freud, "creatore di un’altra ideologia che ci può opprimere".
Sempre a Pompeo Magno, attorno al Centro di documentazione nato cinque anni fa, 70 voci in 140 raccoglitori, si è ora formato un collettivo che lavora sulla pericolosità maschile all’interno della famiglia, considerata l’asse portante della violenza. La violenza resta un tema sempre dominante nel movimento delle donne. Al "Tribunale 8 marzo", creatura dell’Udi, che opere da tre mesi, sono giunte centinaia di lettere che denunciano i casi più disparati: dalle cause di eredità tra fratelli, allo sfruttamento delle modelle di un liceo artistico; dalla prostitute che chiedono di poter essere tutelate persino nella percentuale dovuta ai protettori, alle tante donne sottoposte a sevizie …
Sono Sos che giungono da ogni parte d’Italia: tra il grido, la violenza e il silenzio, ormai le donne hanno scelto l’azione, la parola, gli scritti.
Commento di Marta Ajò:
Nulla ha dato tanto desiderio di cambiamento, di azione e di protagonismo come il movimento femminil-femminista. La volontà e la necessità di avere un luogo dove ritrovarsi tutte, per conoscersi, per discutere e per proporre idee, linee e "politiche" per la libertà della donna trovò nella vecchia sede del Governo Vecchio un momento tra i più esaltanti.
L’organizzazione e l’intraprendenza, propria delle donne, la fecero da padrone e i restauri furono portati avanti grazie alla volonta, alla testardaggine e all’abitudine di genere a rimboccarsi le maniche e fare qualsiasi cosa in ogni momento serva.
Così quelle capacità divennero lo strumento che, guidato dalle intelligenze, costruì il primo luogo di aggregazione femminile. La sede di via del Governo Vecchio oggi si è rinnovata e adeguata, così come hanno fatto le donne, ma resta uno di quei luoghi, i cui simboli non si potranno dimenticare.