DIVARI TERRITORIALI E NUOVE POVERTA’ Position Paper n. 3

da | Ago 19, 2022 | Territorio

 

 

Premessa

Dal punto di vista economico e sociale la pandemia,la crisi energetica in atto, la guerra in Ucraina hanno acutizzato disuguaglianze e disparità di reddito e di accesso ai diritti nelle diverse aree del Paese non più solo fra Nord e Sud, ma anche fra le aree interne e centri urbani.

Tuttavia nel 2021 l’economia italiana ha registrato una crescita del Pil di +6,6% e la mancata diminuzione della povertà indica che la ripresa ha investito le fasce medio-alte della popolazione, mentre le famiglie povere sono rimaste sotto la soglia di povertà assoluta.

La stabilità del dato medio nazionale nasconde forti differenze territoriali:

– nel Nord la situazione è migliorata: nel 2021 le famiglie in povertà assoluta erano il 6,7%, rispetto al 7,6 %del 2020, circa 90 mila famiglie in meno,

– nel Sud l’incidenza della povertà assoluta si attesta al 10,0% in aumento rispetto all’anno della pandemia: 9,4% nel 2020 (51 mila famiglie povere in più),

– nelle regioni del Centro il fenomeno presenta livelli minori (5,6%) con una sostanziale stabilità rispetto all’anno precedente.

Esiste in molte aree un Sud del Nord. Anche nella Lombardia, motore dell’Europa, esistono aree dove la propensione alla creazione di impresa è drasticamente diminuita ed è aumentata fortemente la disoccupazione femminile e giovanile, creando nuove povertà.

Come abbiamo avuto modo di specificare durante i lavori del G20 il 25 agosto 2021 e della “Conferenza sul futuro dell’Europa”il 4 ottobre 2021 il processo in corso non riguarda soltanto i piccoli comuni e le aree montane, ma anche le Città, in particolare le loro aree periferiche ed è per questo che abbiamo costruito il progetto” Le Città delle Donne, le Città del futuro”. La sfida che dobbiamo affrontare, in particolare con gli investimenti del PNRR è la diminuzione dei divari territoriali e contrastare le nuove povertà attraverso la rigenerazione urbana, la progettazione di nuovi spazi di comunità dove creare accoglienza, lavoro, benessere.

E’ in gioco la qualità dei nostri territori, delle nostre vite, dell’economia che si genera nell’ambito di uno sviluppo sostenibile dove la sostenibilità non è solo ambientale ma anche sociale, economica ed amministrativa.

Il turismo sostenibile rappresenta in questo scenario una importante leva di sviluppo economico cosi come le linee A e B della Misura 1 / PNRR del bando Attrattività dei Borghi sta trasformando i progetti in azioni di concretezza in 21 borghi, uno per ogni Regione e Provincia Autonoma e in tante altre realtà locali.

Anche l’esperienza del terzo settore si è concentrato sulla riduzione delle differenze territoriali. Quelli che in alcune zone risultano essere diritti acquisiti per i cittadini e le cittadine, per altre zone e territori a rischio di marginalità, sono diritti di cittadinanza che rischiamo di essere negati. Ma è stata proprio la pandemia a far emergere l’interconnessione e il protagonismo delle piccole comunità e infatti sono state sperimentate azioni positive come le farmacie di comunità ed anche embrionali forme di telemedicina.

Le misure finora adottate per far fronte alle povertà

– La Carta acquisti

Un beneficio economico varato dal DL 112/2008, pari a 40 euro mensili caricati bimestralmente su una carta di pagamento elettronico, destinato ad una platea di anziani (con età pari o superiore ai 65 anni) e ai bambini di età inferiore ai tre anni, se in possesso di particolari requisiti economici che li collocano nella fascia di bisogno assoluto. La legge di stabilità 2014 (L. 147/2013) ha esteso la platea dei beneficiari anche ai cittadini di altri Stati dell’Ue e ai cittadini extracomunitari titolari di permesso di soggiorno. La Carta è utilizzabile per il sostegno della spesa alimentare e sanitaria e per il pagamento delle spese energetiche.

– Sostegno per l’inclusione attiva, il SIA

Definito dal decreto del gennaio 2013, è una prestazione economica sottoposta alla prova dei mezzi, rivolto esclusivamente alle famiglie con minori in situazione di difficoltà. La presenza di più di due figli minori o di figli minori disabili nel nucleo familiare costituisce criterio di precedenza nell’accesso al beneficio, analogamente ai nuclei monoparentali con minori e quelli con disagio abitativo. I componenti del nucleo familiare devono essere disoccupati e almeno uno di essi deve aver svolto attività lavorativa continuativa per un minimo di sei mesi nei tre anni precedenti alla richiesta del SIA. Per poter beneficiare del trasferimento monetario, il nucleo familiare deve stipulare e rispettare un “patto di inserimento “con i servizi sociali degli enti locali di riferimento.

– Piano Lotta alla povertà nella legge di stabilità 2016

La legge 208/2015 ha disegnato una serie di interventi per il contrasto alla povertà e previsto provvedimenti legislativi di riordino della normativa in materia di strumenti e trattamenti economici, finalizzati all’introduzione di un’unica misura nazionale di contrasto alla povertà, correlata alla differenza tra il reddito familiare del beneficiario e la soglia di povertà assoluta. In particolare, la legge di stabilità ha previsto:

  • la definizione di un Piano nazionale triennale per la lotta alla povertà e all’esclusione;
  • l’istituzione del Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale presso il ministero del Lavoro;
  • l’avvio di una misura nazionale di contrasto alla povertà, intesa come rafforzamento, estensione e consolidamento della Carta acquisti sperimentale, SIA;

– Reddito di Inclusione

Nel dicembre 2017, quando venne introdotto il Reddito di Inclusione, per la prima volta il nostro Paese si dotò di una misura nazionale di reddito minimo. Il ReI si basa su due elementi tipici delle misure adottate da tempo negli altri Paesi europei per contrastare la povertà: un’erogazione monetaria calcolata sulla scorta delle disponibilità finanziarie e della dimensione del nucleo familiare e una partecipazione a percorsi di inclusione sociale e/o lavorativa in base al bisogno familiare in grado di tenere conto della situazione lavorativa e del profilo di occupabilità, dell’istruzione e formazione, della condizione abitativa e delle reti familiari, per dar vita a un “progetto personalizzato” volto al superamento della condizione di povertà.

– Reddito di cittadinanza

Con la legge di bilancio 2019, il Reddito di Cittadinanza ha sostituito il Reddito di inclusione. È definito come misura fondamentale di politica attiva del lavoro, di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale, nonché diretta a favorire il diritto all’informazione, all’istruzione, alla formazione e alla cultura attraverso politiche volte al sostegno economico e all’inserimento sociale dei soggetti a rischio di emarginazione nella società. L’erogazione del RdC di è subordinata alla dichiarazione, da parte dei componenti il nucleo familiare maggiorenni, di immediata disponibilità al lavoro; tra gli obblighi dei beneficiari c’è quello di accettare almeno una di due offerte di lavoro congrue (come disposto dalla legge di bilancio 2022). Il RdC Prende la denominazione di Pensione di cittadinanza nel caso di nuclei familiari composti esclusivamente da uno o più componenti di età pari o superiore a 67 anni.

In base agli ultimi dati Inps, il Reddito di Cittadinanza ha raggiunto 1,5 milioni di famiglie con oltre 3,3 milioni di persone che hanno percepito almeno una mensilità nei primi quattro mesi del 2022, ma non ha funzionato la presa in carico dei Centri per l’impiego per la proposta di un lavoro ai beneficiari. Ora in fase di revisione, secondo le varie proposte in vista delle elezioni del 25 settembre.

Le proposte per il futuro

Come ben evidenziato nel rapporto Istat del 2022 le misure di sostegno economico erogate nel 2020 hanno evitato ad 1 milione di individui,circa 500mila famiglie, di trovarsi in condizione di povertà assoluta. Hanno avuto effetto anche sull’intensità della povertà che, senza sussidi, sarebbe stata ben 10 punti percentuali più elevata, raggiungendo il 28,8%.

Si tratta di contrastare un fenomeno complesso, non collegato solamente alla mancanza di reddito ma anche all’accesso alle opportunità.

Non è certamente facile trovare uno strumento che possa risolvere il problema rapidamente, data la complessità del fenomeno e quindi auspichiamo che le politiche nazionali mettano in atto una serie di azioni differenziate, per ambito di intervento e per tipologia di strumenti:

– per la povertà minorile sono indispensabili le azioni di sostegno per evitare gli abbandoni scolastici durante la scuola dell’obbligo e quindi evitare di incrementare la povertà educativa, in un circolo vizioso,

– per i “lavoratori/ici poveri”, con un salario troppo basso per vivere dignitosamente è necessario sostenere i salari dei lavoratori/lavoratrici riducendo il cuneo fiscale e stabilendo un salario minimo. Percorsi di formazione per upskilling e re-skilling degli individui in età lavorativa sono previsti dal progetto GOL del PNRR che tende anche a promuovere un dialogo nei diversi livelli di governo,

– in generale è necessario creare un sistema di “welfare territoriale”in collaborazione con il Terzo settore, in grado di prendere in carico le persone che vivono difficoltà quotidiane per rispondere ai loro bisogni e attivare progetti di inclusione sociale e lavorativa. I sistemi di protezione sociale hanno finora sostenuto gli anziani, mentre gli individui nelle classi di età centrali continuano a rilevare le maggiori difficoltà economiche, soprattutto se appartengono a famiglie numerose e con la presenza di figli minori. Ora sono soprattutto le donne single, le famiglie monoparentali e in generale le famiglie di giovani quelle che hanno minori capacità di spesa poiché dispongono di redditi mediamente più bassi e hanno minori risparmi accumulati nel corso della vita. Su queste bisogna intervenire, anche per favorire il formarsi di nuove famiglie e superare il “lungo inverno della denatalità” in Italia.