La storia della delicata, giovane e bella Desdemona e del prode moro Otello, comandante dell’esercito veneziano contro i turchi dell’isola di Cipro, si colloca all’ incirca, alla fine del XV secolo.
Tramandata ai posteri dalla tragedia di William Shakespeare e dalla musica lirica ”Otello”del grande compositore Giuseppe Verdi.
Per chi non avesse avuto modo di andare all’ Opera o di leggere il grande drammaturgo inglese, possiamo dire che attualmente la storia di cui è protagonista questa coppia, potrebbero rientrare ai tempi nostri nella categoria dei “femminicidi”. Piaga che evidentemente è sempre stata presente quanto dura a morire.
Otello, pazzo d’amore per la sua sposa, si tramuterà nel più efferato assassino spinto anche dal solo pensiero, istillato dall’amico-nemico Jago, che ella possa averlo tradito. Prove inventante quanto inesistenti, il rifiuto di un confronto argomentato con la moglie, la cecità della irrazionalità, la perdita di una proprietà, lo smacco, la sottrazione del proprio ruolo ecc. saranno tutti elementi che porteranno Otello ad uccidere l’ignara e innocente vittima.
Che lo ama. Di un amore ceco, disponibile, puro. Che si offre con la sua debolezza di donna sottomessa e innamorata. Incredula di non essere creduta, di non essere ascoltata, di non potersi difendere e che verrà soffocata col cuscino nel suo letto nuziale.
Eppure Desdemona si era sposata per amore, nonostante le resistenze paterne, dimostrando un tratto di autonomia, di libertà. Nella volontà di sposare un Moro, allora considerato contro le norme di moralità sessuale fissate per una donna veneziana di quel tempo (o forse fu solo la magnanimità e merito del padre ad acconsentire?). Atti che potevano rappresentare un segnale di autodeterminazione in un secolo in cui le donne venivano date in sposa dai padri per convenienze varie.
Comunque in gabbia, povera Desdemona, perché scegliendo l’ amore ne subirà le conseguenze fino al martirio finale.
Povera Desdemona, passata alla storia per il suo grande amore per il “grande” capitano veneziano.
Povera Desdemona passata alla storia per questa sua immensa sfortuna in amore, per essere ricordata solo per essere stata la fedele moglie di quel moro tronfio, debole e assassino.
Povera Desdemona che ha mantenuto nel tempo lo stereotipo della donna fragile, sottomessa, fedele e senza autonomia.
Povera Desdemona infine, per avere ricevuto dalla sorte un così inutile amore.
Povera Desdemona, che non è riuscita a mandare al diavolo quell’ amante che non l’ amava abbastanza e che per un fazzoletto, un semplice, innocuo fazzoletto ricamato perso ma non regalato ad un altro e malignamente sottratto per formare la prova del tradimento, ha subito la peggiore delle offese, la morte.
Povero Otello, passato alla storia per la sua stoltezza omicida. Per la sua gelosia senza controllo. Per la sua incapacità di gestire le emozioni. Per essere un marito apparentemente disonorato e certamente “intortato”. Povero Otello, senza capacità di discernimento, vittima di sé stesso, della sua vanità, del suo fatuo potere, delle vittorie evanescenti, del’illusione del possesso, caduto vittima di un banale desiderio di gelosia, infine assassino disprezzato per la sua stupidità. Di cui si rende conto e se ne lamenta
“E tu…come sei pallida! e stanca, e muta, e bella,
pia creatura nata sotto maligna stella.
Fredda come la casta tua vita…
e in cielo assorta.
Desdemona! Desdemona!…Ah…morta! morta! morta!…*
prima di ammazzarsi egli stesso al grido di
“Otello fu”.
Qui finisce la loro storia, vittime di clichè che già allora seminavano dolori e lutti.
A noi restano le lacrime dietro quel suono e quel canto. La conferma che gli umani restano umani nelle loro grandezze e nelle loro miserie, ieri come oggi.
*(testo di Arrigo Boito per l’opera “Otello”)