di Marta Ajò
In questo lungo periodo emergenziale, in cui gli italiani sono stati in una quarantena forzata, l’adattamento ad un insolito modo di vivere la quotidianità, di coltivare i propri interessi e ricercare una nuova forma di socialità ha spinto molti a progettare nuovi metodi di comunicazione e di relazione.
In questo quadro nasce, nell’aprile 2020, il progetto “Lettura d’Emergenza”, nato “dalla comunità per la comunità”.
Per comprendere meglio come è nato come lo chiedo direttamente alla sua fondatrice, Chiara Venuto.
Chiara, possiamo conoscerti meglio?
Sono della provincia di Messina e il 15 maggio compio la veneranda età (!) di 23 anni, e sono laureata in Mediazione Linguistica e Interculturale (presso la sede di Ragusa dell'Università di Catania), con studi in inglese, arabo e francese. Ho rinunciato a tutte le lingue tranne all'inglese, però, per la magistrale che sto svolgendo a Torino, che è in English and American
Studies.
Sono laureata con una tesi sulla rappresentazione giornalistica delle leader politiche femminili britanniche all'interno della stampa italiana e britannica. Ho scritto come collaboratrice giornalistica per l'ex settimanale regionale 109Press e il mio obiettivo, nonostante il mio indirizzo di studi, è quello di diventare una giornalista.
Tu sei la fondatrice del progetto ma ci chiediamo se sei sola a svilupparlo
Al mio fianco, moralmente e in qualità di illustratrice delle copertine dei primi due libri, c'è Eugenia Lo Porto. Nata in provincia di Catania, ha 26 anni (ma non dirlo a nessuno :P), è un'ingegnera meccanica ed è sul finire della sua specialistica in Ingegneria Biomedica presso il Politecnico di Torino. Ha sempre avuto una grande passione per le arti visive, ama i libri (soprattutto quelli “impegnati”!), e nel corso della sua vita ha coltivato una serie di interessi eterogenei, come quando ha imparato l'esperanto ed ha lavorato per diverso tempo all'interno di un'associazione esperantista. Per il PoliTo ha inoltre partecipato al team Policumbent.
Come nasce questo progetto e perché in questo momento?
Il progetto nasce come un modo per ringraziare la comunità che ci ha allevati e ci ha resi “gli uomini, le donne… e le persone non binarie che oggi siamo”. I libri che noi scriviamo, in fondo, non sono del tutto opera nostra, ma frutto di un costante rapporto con l'esterno, con ciò che ci ha influenzati e ci ha fatti maturare, principalmente la sezione di società con cui entriamo in contatto da sempre. Per questo motivo, in un momento in cui questa comunità ha bisogno di aiuto, vogliamo dar loro ciò che loro hanno dato a noi, attraverso questo gesto simbolico: ciò che (forse) non avrei mai fatto vedere a nessuno, o che avrei magari pubblicato a scopo di lucro, oggi te lo regalo, perché alla fine il mio libro l'ho scritto insieme a te. Insomma, il progetto nasce come una sorta di riflessione filosofica in tempi di crisi su ciò che ci trasforma in scrittori da un giorno all'altro, e sull'opportunità di avere una voce che gli altri possano ascoltare (e, in questo caso, leggere).
Quale momento migliore se non quello di una pandemia, per dire questo “grazie”? La comunità sta lottando al nostro fianco, che sia rimanendo a casa o mantenendo le distanze, lavorando in un supermercato o indossando una mascherina per portare a spasso il cane, curando i pazienti affetti da covid o rispettando la quarantena quando è necessario farlo, per quanto faccia paura. Siamo tutti coraggiosi, oggi. E noi scrittori, in un modo o nell'altro, dobbiamo essere ancora più coraggiosi, perché “scrivere richiede coraggio”.
Prerogative del progetto sono, da un lato di dare la possibilità ad ogni autore di trovare uno spazio di pubblicazione, dall’altra la gratuità fornita al lettore. Come si sostiene un progetto che fornisce la gratuità di “servizio”?
I libri di Lettura d’Emergenza sono forniti gratuitamente perché nascono dalla comunità, ed è per questo che tornano ad essa. Decidere di pubblicare con noi un proprio libro è un atto volontario, ed è un regalo che viene fatto dagli autori al resto d’Italia.
La nascita di un’idea, di un progetto, la sua bontà e il suo sviluppo, la valutazione se la proposta trova accoglienza non può che essere sostenuta dai risultati. Lettura d’emergenza è appena nata. E’ prematuro chiederti se comincia a cogliere qualche frutto?
Finora per me il risultato più importante è stato vedere il genuino interesse e rispetto delle persone nei confronti di questo progetto e della mia persona. Il mio messaggio è stato recepito da molti, ed ha generato apprezzamento e coinvolgimento di vario genere, sia a livello personale che sui canali social. Inoltre, i primi tre libri pubblicati hanno avuto un discreto successo, con “Quello che sento” arrivato a più di 100 download dopo soli 4 giorni.
Quali e quanti sono i libri pubblicati in questa prima fase?
Finora sono stati pubblicati tre testi, con altri tre in corso di pubblicazione. Il primo, “Quello che sento”, è la mia raccolta di poesie, scritta da novembre 2019 ad aprile 2020. Il secondo è un racconto di Domenico Occhipinti, “Volevo chiamarmi Totò”, in cui l’autore – anch’egli giornalista – riporta alla memoria le vicende dell’estate 1990, che l’ha profondamente segnato. Infine, ieri abbiamo pubblicato “Semi di vita” di Arcangelo Ruffino, libro già edito ma che l’autore ha deciso di darci gratuitamente, una serie di brevi racconti narrati da un inedito narratore, un venditore di semi di zucca che, però, è “sturiatu”, ovvero filosofo.
Le cose che nascono quasi per caso a volte hanno uno sviluppo inatteso. Pensi, in caso positivo della domanda che possa diventare un lavoro vero e proprio?
Non credo che questo possa diventare un lavoro, al momento, o quantomeno non così. Il progetto nasce senza scopo di lucro, col solo obiettivo di donare qualcosa alla comunità (e anche questo richiede tanto coraggio!). Il mio obiettivo rimane quello di diventare giornalista, un giorno. Nonostante ciò, la vita potrebbe riservarmi sorprese: di certo questa è un'esperienza che mi aiuterà a costruire la mia carriera futura, nonostante io non abbia alcuna intenzione di guadagnare qualcosa da Lettura d'Emergenza a livello economico né oggi né in futuro.
Chiara, “in fondo al cuore”, quali sono le aspettative che alimentano questa impresa?
Ci aspettiamo quantomeno che i libri vengano letti e che possano davvero fare la differenza nella vita delle persone, in un modo o nell'altro. Non penso di aver scritto un capolavoro, parlando di me e della mia raccolta “Quello che sento”, ma credo che ciò che ho scritto sia pieno zeppo di sentimento dalla prima all'ultima pagina, e spero che le persone riescano a vedere questo prima di tutto. Lo stesso vale per le altre opere: sono tutte valide, tutte significative, e penso che ciascuno possa trovarvi bellezza, se le guarda nel modo giusto.
Le pubblicazioni si possono acquistare al link:
https://letturademergenza.wordpress.com/letture/