Non c’è niente di strano a desiderarle come acqua nel deserto.
Perché segnano un passaggio nel calendario che ci ricorda che metà anno è passato, tra soddisfazione per cose raggiunte, fatte o risolte ma anche per rimuginare su sospesi o errori compiuti.
Come tutte le certezze di cui ha bisogno una società, le date, quelle delle feste, delle ricorrenze sono fondamentali per riconoscersi, ritrovarsi, resistere.
Come il Natale, la Pasqua, le celebrazioni istituzionali, quelle religiose, le ricorrenze internazionali. Quelle segnate dalla storia: le guerre, i genocidi, le stragi, le inondazioni, i terremoti, le pestilenze.
Date anche che ricordano omicidi efferati o azioni di gruppi criminali, rapimenti estortivi, persone scomparse, bambini violati, femminicidi.
E date sono quelle che definiscono, o dovrebbero definire le stagioni.
Sempre meno precise quelle metereologiche, sempre più ribelli agli schemi che le hanno definite, sempre meno riconoscibili tra un Nord e Sud dell’emisfero.
Ed ora è la volta del “Ferragosto”. Evviva l’estate!
Momento centrale e cruciale dell’anno dove correre alla ricerca (se possibile) di una vacanza compensativa, quanto insufficiente. Una stagione in cui agli individui è concesso sognare, godere ma che nella realtà continua a offrire i limiti e i drammi di un mondo in confusione.
Un mondo diviso sempre più tra poveri e ricchi, tra privilegi e pura sopravvivenza, tra culture occidentali e orientali, tra democrazie e regimi, tra guerre e trattative di pace irraggiungibili.
E se proprio non ci riesce rilassarsi sotto un ombrellone, respirando aria di mare e di libertà, se proprio non si riesce a godere di una, pur breve, vacanza è doveroso avere consapevolezza che tanti altri, nello stesso tempo del nostro orologio vivono il dramma di una vita stentata, violenta e sopraffatta.
Cosa ci divide dagli sfortunati? Cosa possiamo fare per loro?
Ma che ci possiamo fare, non abbiamo forse dritto di goderci questa vacanza?
Una riflessione passeggera (rovinosa), ogni qualvolta ci sentiamo in pace, in festa.
Vorremmo che la nostra coscienza non fosse così zelante da metterci di fronte al comune senso di responsabilità, che ci lasciasse prendere fiato, mentre la cronaca e l’informazione ci ricordano che la tregua sarà breve, brevissima, anche per le nostre vacanze a termine.
Il calendario è già pronto a voltare pagina.