Lo slogan è “Pensare anzitutto in piccolo”. Con lo Small Business Act si è recepito un cambiamento di rotta nelle politiche di sostegno alle imprese…, di Patrizia Germini
Con l’avvicinarsi delle elezioni europee, in un clima di anti-europeismo parlare di valutazioni, analisi dei fabbisogni, necessità ed occasioni perse soprattutto pensando alle Micro e PMI apre un percorso di difficile valutazione dal quale però è necessario non sottrarsi si se si intende portare un contributo su questo terreno. Riferendosi quindi al contesto delle Micro e PMI con la pubblicazione nel giugno 2008 dello Small Business Act (SBA) da parte della Commissione Europea si sono gettate le basi per l’inizio di un percorso volto alla creazione di un ambiente economico focalizzato su queste specifiche realtà imprenditoriali.
Lo slogan è “Pensare anzitutto in piccolo”. Con lo Small Business Act si è recepito un cambiamento di rotta nelle politiche di sostegno alle imprese, passando da interventi di tipo “generalizzato”, ossia orientati alla generica accumulazione di capitale privato e/o a scarsa specializzazione e selettività, a politiche maggiormente orientate verso il sostegno alla ricerca, lo sviluppo e l’innovazione e alla fornitura di servizi reali alle imprese (obiettivi di tipo orizzontale).
L’Italia ha lavorato molto e come rileva anche il Rapporto 2013 sullo stato di attuazione dello SBA curato dal Ministero dello Sviluppo Economico le Micro e PMI restano il motore centrale della possibile ripresa – sia in Italia che in Europa – ma molto resta ancora da fare.
Si tratta di cose concrete che intrecciano politiche europee e scelte di governance nazionali quali: investire maggiormente nell’educazione verso il ruolo imprenditoriale (valorizzando soprattutto gli orientamenti dei giovani), migliorare la rimozione delle barriere che rendono difficile avviare un impresa, continuare ad investire sulla costruzione di una “cultura“ europea di cittadinanza sociale ed imprenditoriale che permetta il libero scambio fra i diversi territori, continuare ad investire sulla costruzione di “reti“ di impresa (territoriali, settoriali, tematiche) al fine di rimuovere ostacoli dati da isolamento, dalla mancanza di una cultura condivisa dell’agire insieme per obiettivi comuni di sviluppo e crescita dei territori di riferimento ed infine – tema particolarmente sentito dagli imprenditori in Italia – creare le condizioni per un maggior sostegno allo sviluppo delle imprese tramite un accesso al credito impostato su questi principi di riferimento di promozione e sviluppo di micro e piccole imprese.
Ecco, la nuova Europa dovrà ripartire anche da qui per cercare di dare risposte concrete e tenendo sempre presente che le imprese vivono bene in territori dove si vive bene, ma che soprattutto le Micro e Piccole imprese hanno necessità e bisogno di politiche chiare, di pari dignità ed opportunità fra territori, dimensioni, forme societarie, settori di appartenenza. Solo cosi l’Europa potrà essere inclusiva anche per queste realtà imprenditoriali.