“Alle ragazze le “sostanze” fanno paura…”. Quando la scuola “incontra” l’ignoranza.

da | Ott 16, 2022 | Testimonianze e contributi

Lara è una ragazza che frequenta un liceo classico di Milano, di 20 anni, spigliata, originale negli interessi, si interessa da sempre di diritti civili e politica. Lara è una mia paziente a cui, un po’ per simpatia, un po’ per clinica, sono affezionata. La sua sofferenza è legata all’autorità, a come interagire senza subirne il potere a volte annichilente, ed è legata alla fatica mentale che certe lezioni a scuola fanno provare.

Parlando di droghe leggere o tabacco forte, mi racconta che nella sua scuola è praticamente vietato fumare anche negli spazi comuni, pena multe e sanzioni come anche l’espulsione dalla scuola. Tuttavia mi racconta ancora che viene stigmatizzata una scuola di periferia della Brianza, in cui “circola”, a suo dire, parecchia droghe “pesanti”, come amfetamine, cocaina (detta “Bamba” tra gli addict, ovvero chi ne fa uso), eroina e non per ultime hashish e mariuana ( detta la “Marja” tra chi ne fa uso).

Mi colpisce quando Lara mi descrive questa scuola di elettrotecnici, che già conoscevo per cattiva nomea in fatto di resa scolastica, descritti da lei “senza un riferimento nella famiglia” e nel quartiere, con professori frustrati e arrabbiati più di loro, con le Forze dell’Ordine pronte a bloccare i loro pusher fuori dalla scuola, ma non all’interno, facendo sopralluoghi sporadici nell’ambito scolastico, ma apparendo d’accordo con la dirigente, che sembra aver permesso di perquisire corporalmente i giovanissimi studenti, perfino nei loro oggetti personali, come zaini e portafogli, diffondendo la data del controllo.

Infatti, dice Lara, Marco, il suo migliore amico, è rimasto colpito, se non traumatizzato dal tipo di atteggiamento intimidatorio ma non d’aiuto delle autorità competenti, in fatto di non far circolare e diffondere i tipi di sostanza stupefacenti, anche seminando paura e sospetto, intimidazione e terrore tra gli studenti, ma non permettendo loro di riflettere su cosa assumessero. Non facendo emergere il perchè quindi, per esempio, delle cause che li spingessero a far uso di sostanze, che li estraniessero dalla loro dimensione di vita quotidiana, come la loro povertà, la loro ignoranza, la loro rigidità di visione della loro cultura, ovvero propria di una mentalità chiusa e paurosa, probabilemente condizionata dal tipo di autoritarismo delle istituzioni.

Riporto qui un’intervista al noto neuroscienziato Dr. Carl Hart di Susanna Arcieri, Claudio Dalpiaz, Alessandra Ferrazzi Portalupi.

Cfr.:https://dirittopenaleuomo.org/wp-content/uploads/2021/01/Hart_verit%C3%A0.pdf

La Sua proposta di depenalizzare il consumo di droga si riferisce a tutti i tipi di sostanza?

Ho cambiato il mio punto di vista. Non sostengo più la necessità di una depenalizzazione. Sostenendo la necessità di una regolamentazione legale di tutte le droghe. Esattamente come discipliniamo il consumo di alcol, del tabacco o anche della cannabis – come avviene in un certo numero di paesi degli Stati Uniti, o in Canada, in Uruguay, in cui esiste la cannabis legale. La mia posizione è che l’eroina dovrebbe essere disponibile e regolamentata in modo da assicurare i controlli di qualità, cosicché le persone non possano ricevere sostanze contaminate. Sto dicendo che, sì, anche la cocaina dovrebbe essere resa disponibile, con un controllo relativo alla qualità. Mi riferisco principalmente alle classiche tipologie di droghe. Ma con l’arrivo di nuove sostanze, e con il desiderio delle persone di farne uso, io credo che sì, anche queste sostanze dovrebbero essere regolamentate. Negli Stati Uniti, il documento fondante della nostra società è la Dichiarazione di indipendenza. La Dichiarazione di indipendenza riconosce a ogni cittadino, fin dalla nascita, almeno tre diritti: la vita, la libertà e la ricerca della felicità. La nostra Dichiarazione assicura il diritto di perseguire la felicità tramite l’uso di droghe, come alcune persone fanno, nella misura in cui ciò non costituisca un ostacolo al perseguimento della felicità da parte di qualcun altro. È così che dovrebbe essere. Sostengo cioè che il nostro paese dovrebbe mantenere la sua promessa fatta ai suoi cittadini. …

E per quanto riguarda coloro che dovessero oltrepassare i limiti posti dalla legge? La strada è quella della criminalizzazione (e del carcere)?

No, non dovrebbe esserci alcuna criminalizzazione, perché si tratta di persone che stanno alterando la propria coscienza in virtù di una propria personale decisione. Allo Stato questo non dovrebbe interessare.

Il compito dello Stato è assicurarsi che le sostanze che consumiamo siano di buona qualità e che i cittadini siano a conoscenza dei potenziali rischi e dei benefici di quelle sostanze. Questo è il compito dello Stato. Proprio come accade con i prodotti alimentari e con tutti gli altri prodotti: se guidiamo un’automobile, ci viene chiesto di allacciare la cintura di sicurezza, e così via. Lo Stato fa sì che le persone si approccino a queste attività potenzialmente pericolose nel modo corretto, e più sicuro. Le droghe dovrebbero essere considerate esattamente alla stessa stregua delle automobili. Il numero delle persone che si dedicano a queste attività potrebbe aumentare; questa è certamente una delle cose che potrebbero accadere. Tuttavia, un’altra cosa che accadrebbe è che meno persone morirebbero per aver assunto sostanze contaminate. Questo avverrebbe di certo. Meno persone che finirebbero in carcere. Avremmo bisogno di meno denaro da utilizzare per le indagini segrete di polizia che portano all’uccisione di molte persone, oltre a essere estremamente costose. Insomma, ci sono rischi e benefici, aspetti positivi e negativi. Io sono convinto che gli aspetti positivi superino quelli negativi. Non ho una sfera di cristallo, non sono un genio o un mago, quindi non posso predire il futuro, ma so che i vantaggi sperpererebbero gli svantaggi. Inoltre, ciò sarebbe 4 coerente con il principio per cui agli adulti sono liberi di assumere le proprie decisioni per quanto riguarda la loro salute, la loro vita, ciò che li fa stare bene, e via dicendo.

Chissà se e quante  studentesse e quanti studenti leggeranno questo punto di vista, tanto aperto, di uno ricercatore afroamericano, Carl Hart, tanto stimato in USA, tuttavia almeno in Italia utopico, e lo dico con rammarico, ma con una leggera speranza che possa cambiare anche qui il destino di tante persone…

Autrice: Dr.ssa Paola La Grotteria