La casa di campagna

da | Mar 12, 2017 | Quello che le donne raccontano

 

Dopo tanti anni siamo riusciti finalmente, per la gioia di tutti noi, ad acquistare una casetta in campagna dove trascorrerci i fine settimana e qualche giorno di vacanza di tanto in tanto. Una villetta con un orticello e un bel giardino dove farci scorrazzare il cane e i bambini. Uno spazioso capanno per gli attrezzi e per i piccoli lavori di Giulio, mio marito.

Felici per l’acquisto, una volta terminati i lavori necessari, la prima volta che ci andiamo tutti gongolanti a passarci il nostro primo week-end, dopo neppure mezza giornata viene a suonare alla nostra porta una simpatica coppia con un vistoso pacchetto.

– Buongiorno, siamo i vostri vicini e siamo qui per conoscerci ed offrirvi, se la gradite, la nostra compagnia. Vogliate accettare come segno di amicizia questo nostro dono, una torta di mele.
– Grazie, siete davvero gentili, vi prego entrate

Veramente simpatici, pareva non aspettassero altro ed una volta entrati, dopo aver controllato e commentato tutti i lavori fatti, iniziarono a farci i complimenti per l’acquisto. Trascorsa circa un’ora circa erano, anzi, era perché in verità era lei particolarmente ciarliera, lui si limitava ad annuire ogni tanto più che altro per compiacere la moglie, riuscita a raccontarci vita e miracoli degli abitanti del paesello dove sorgevano le nostre seconde case.
Quando se ne andarono ci avevano praticamente edotti su tutto quello che c’era da sapere sul vicinato ed essersi informati, seppure parzialmente e non certo per la loro discrezione, su di noi. Mio marito ed io ci guardammo negli occhi senza riuscire a profferire parola, ma un’idea di che tipo di persone fossero, lei in particolare, l’avevamo capito e nel corso del tempo la prova di quanto non ci fossimo sbagliati sul loro conto giunse immancabile. Si trattava di brave persone senza dubbio, ma il loro generoso offrirsi nascondeva qualcosa: potere avere qualcuno su cui poter contare e soprattutto mettere il becco dove nessuno glielo chiedeva. Il loro donare non si limitava al solito do ut des, andava oltre, fino a penetrare nella nostra sfera affettiva. Nel II libro dell’Eneide il sacerdote Laocoonte per dissuadere i propri concittadini dal fare entrare entro le mura di Troia il cavallo di legno donato dai Greci, dice loro “Timeo Danaos et dona ferentis”, che adattato ai nostri tempi suona più o meno così: state attenti ai vicini troppo gentili.

Mnemosine di Max Bonfanti ©Riproduzione riservata