Siamo sorelle: dialogo con Vittoria Doretti

da | Apr 14, 2016 | Interviste e sviste

 

Vittoria Doretti, creatrice di Codice Rosa, protocollo di pronto soccorso da applicare alle donne vittime di violenza. Il procedimento è già stato esportato in altre regioni italiane. Vittoria ha ricevuto nell’aprile 2016 il premio Donne che ce l’hanno fatta.

Qual’è la tua esperienza di sorellanza?

La sorellanza è la sensazione che ho provato per la prima volta che ho lavorato con gli Stati Generali delle Donne, tra l'altro c'erano anche molte giovani. Persone diverse per età, lavoro, estrazione: eppure tutte unite. La sensazione molte forte di sorellanza esiste tra le donne arabe, l'ho sperimentata quando sono stata nello Yemen con mia figlia, all'epoca era piccola oggi ha ventisette anni. Era un'unione profonda e viva. La sorellanza l'ho vissuta prima fuori dall'Italia e poi con intensità agli Stati Generali. È qualcosa che passa da donna a donna e che lega fino in fondo, è qualcosa di dinamico che esce dai convegni e dai tavoli di lavoro istituzionali a cui siamo abituate.

Che obiettivo ha la sorellanza?

Credo sia quello di essere se stessa, una percezione che non è solidarietà, non è lavorare insieme… è qualcosa che va la di là, che ho sentito anche a Milano
Nell'assemblea che citi, quella Mondiale delle donne sudamericane, mi è partita l'idea di questa rubrica. Loro mi hanno emozionata alle lacrime.
La stessa cosa che ho vissuto io! Brava, è proprio così. Noi siamo abituate tutte e due a testimonianze forti, ma di fronte a loro con il candore con cui parlavano della loro vita, non solo la professionista ma anche la donna che viene in Italia per fare la badante, ci siamo emozionate.

Forse noi occidentali abbiamo perso qualcosa?

Forse… In Yemen, Nepal, India, Marocco, soprattutto nello Yemen, ho sentito questa stessa sensazione.

Tu lavoravi lì?

No ,ero a prendere visione per un futuro progetto di ospedali per le donne, all'epoca delle Torri Gemelle quando si stavano aprendo all'Occidente: lì ho conosciuto la sorellanza.

Sì, perché la sorellanza è un sentimento, direi universale, che riesci a vivere in determinate circostanze.
È vero, la vivo quando sono rilassata quando non ho il camice. Ho avuto la fortuna di aver vissuto l'amicizia vera, quella del cuore, anche da grande; l'amica di cui parlo è una ginecologa, Michela Milianti, se guardi il libro di Codice Rosa in fondo c'è una dedica a lei. La sorellanza è un'altra cosa ancora però. È sentirsi parte di un femmineo interno che ci unisce.

Possiamo dire che è interiore e universale, va oltre la persona specifica.

Perfetto.

Quando ci si unisce a volte nascono tensioni…

Sì, delle criticità ma io dico sempre – guarda oltre, fattele scivolare addosso, affrontale ma non perdere di vista l'obiettivo.

In un gruppo non ci si può fermare a causa di piccoli inconvenienti, a criticare un membro.

Quelle sono le cose che non sopporto, non le tolleravo neppure all'asilo. Credo di aver fatto, all'epoca, una piccola rissa su questo aspetto. Penso alle criticità momentanee, le vedo ma le supero e cerco di farle di superarle, questa è la sorellanza. Con Codice Rosa io dico sempre: tanti occhi, un unico sguardo, verso un unico orizzonte, una frase che è diventata un mantra.

Dobbiamo sottolinearlo per chi non ha raggiunto l'obiettivo e non avverte il sentimento di sorellanza.

La Sorellanza è come un'onda tzunamica fatta da tante gocce, la senti dentro.

Sei una donna ottimista.

Sì, il mio è un ottimismo un po' delirante, ma riesco a vedere la scintilla di buono in quello che avviene.

Maria Giovanna Farina ©Riproduzione riservata