Riforma Fornero, così i congedi parentali. Voucher da 300 euro al mese per baby-sitter e asilo nido
Al padre permessi di uno o due giorni continuativi da scalare sul periodo di maternità. Alle lavoratrici sostegno economico per sei mesi
Con la riforma Fornero diventa ancora più concreto il contributo che i papà lavoratori dipendenti possono offrire per assistere il figlio appena nato. E per le lavoratrici, dopo la maternità e negli undici mesi successivi, è possibile ottenere al posto del congedo parentale un contributo economico da spendere per un servizio di baby-sitting o per asilo nido pubblici o privati accreditati. È quanto emerge dal decreto del ministro del Lavoro, adottato di concerto con il ministro dell’Economia, che entrerà presto in vigore (cfr. in allegato il provvedimento con la relazione tecnica e quella illustrativa).
Bigenitoralità attiva
Il decreto dètta le regole per la fruizione del congedo obbligatorio di un giorno e di quello facoltativo, di due giorni, da parte del padre, anche in caso di adozione o affido (previsto dall’articolo 4, comma 24, lettera a), della legge 92/2012. Il beneficio, fruibile entro il quinto mese di vita del figlio, è introdotto per le nascite avvenute dal primo gennaio 2013. Il congedo obbligatorio può essere utilizzato anche durante il congedo di maternità della madre lavoratrice, in aggiunta a quest’ultimo. La fruizione da parte del padre del congedo facoltativo di uno o due giorni, anche continuativi, è in qualche modo “alternativa” ai permessi della madre: si rende infatti necessaria, da parte della lavoratrice, la scelta di non fruire di altrettanti giorni del proprio congedo di maternità; di conseguenza il termine finale del congedo post-partum della madre sarà anticipato per un numero di giorni pari al numero di giorni fruiti dal padre. Il lavoratore ha diritto a un’indennità pari al 100 per cento della retribuzione spettante: il pagamento è a carico dell’Inps. Per ottenere il beneficio serve una richiesta scritta al datore.
Arrivano i buoni
Veniamo al sostegno economico per le lavoratrici. Se la dipendente sceglie la rete pubblica dei servizi per l’infanzia o un asilo privato accreditato non ci sarà neppure bisogno del voucher: sarà direttamente l’Inps a versare i 300 euro al mese in favore della struttura prescelta. Qualora invece la neo-mamma si fida di più della classica baby-sitter, potrà ottenere i buoni lavoro di cui al d.lgs. 276/03. In entrambi i casi gli aiuti dell’Inps durano al massimo sei mesi.