Il lavoro in nero o la mancata produzione di reddito non escludono il risarcimento del pregiudizio che si calcola secondo le potenzialità professionali della vittima – Ordinanza, 30 agosto 2018
Anche la famiglia del disoccupato morto in un incidente stradale, convivente inclusa, ha diritto a essere risarcita del danno patrimoniale futuro del reddito, cioè, che il giovane, secondo inclinazione e studi fatti, avrebbe potuto produrre nella sua vita. Lo ha sancito la Corte di cassazione che, con una interessante ordinanza – la n. 21402 del 30 agosto 2018 – ha accolto il ricorso di convivente e figlia di un giovane deceduto in un incidente stradale.
Il Tribunale e la Corte d’Appello di Catania avevano escluso il ristoro perché il ragazzo era un ambulante irregolare.
Quindi il ricorso alla Suprema corte da parte della difesa della donna e della bimba di soli tre anni. Le tesi dei legali ha fatto breccia presso i giudici del Palazzaccio che hanno accolto il gravame precisando che La giurisprudenza di legittimità, in riferimento al risarcimento in favore dei prossimi congiunti del danno patrimoniale futuro conseguente alla morte di un giovane ancora non produttore di reddito, ha ritenuto che fosse necessaria la prova, sulla base di circostanze attuali e secondo criteri non ipotetici ma ragionevolmente probabilistici, del verosimile contributo che il morto avrebbe versato per le necessità della famiglia. Si è ritenuto che questa ipotesi ricorresse nel caso in cui il giovane deceduto, anche alla luce del tipo di studi intrapreso, avrebbe presumibilmente trovato un utile impiego, la cui retribuzione, al di là della sua ipotetica entità, sarebbe senz'altro stata devoluta, almeno in parte, ai bisogni familiari, e, perciò, dei prossimi congiunti istanti.
Ma non è ancora tutto. Il ricorso è stato accolto anche sul fronte del risarcimento del danno morale. Il ristoro dovrà essere aumentato dalla Corte d’Appello di Catania che dovrà rispettare la forbice imposta in questi casi dalle Tabelle di Milano.
In particolare il minimo previsto in questi casi è di 170 mila euro. Considerando che al giovane ambulante è stato riconosciuto un concorso di colpa del 50% i Supremi giudici non avrebbero dovuto liquidare meno di 85 mila euro.
La donna al volante dell’auto che ha investito e ucciso il ragazzo dovrà ora liquidare tutti i danni e qualche anno fa, in relazione a questa vicenda, è stata condannata per omicidio colposo.