Lalla Romano “I più imbecilli hanno fatto carriera”,senza firma,la Repubblica, gennaio 1992

da | Nov 11, 2012 | Scritti d'archivio

Molti dei suoi ex allievi sono diventati nonni. E ancora vanno a trovare quella singolare professoressa dai modi bruschi e leali che gli aveva insegnato a vivere attraverso i libri. "Perché si capisce la vita più da Melville o da Gogol che dalla stessa esperienza", dice Lalla Romano con quella schiettezza che ne segna lo stile come il caarattere. Ha insegnato per venticinque anni negli istituti tecnici magistrali di Torino e Milano. "Ai ragazzi ho cercato di trasmettere il piacere della lettura, una sensibilità che è andata perrduta. Oggi si pretende di insegnare la pittura astratta prima d’aver spiegato cos’è una linea retta. Agli studenti si chiede da subito d’esser recensori, di attteggiarsi a critici letterari. Una moda promossa anche dai quotidiani – mi riferisco ai concorsi per i lettori – con un unico risultato: quello di stimolare la vanità detgli allievi, più che la curiosità intellettuale. Gia li vedo sdottoreggiare su libri che non hanno mai letto: tutti futuri opinion makers di quotidiani e settimanali.

Cominciò a Torino, nel 1935, all’Istituto tecnico magistrale "Regina Margherita". Aveva venticinque anni, era sposata da tre con il marito amatissimo Innnocenzo Monti, urgente la neecessità di lavorare. "Le mie amiiche di Torino, che già avevano considerato una menomazione il mio matrimonio provinciale, deplorarono la mia scelta: però non s’era trattato d’una slcelta ma d’una necessità. Era pesante – ventiquattro ore settimanali e due classi – tuttavia non ho mai rinnegato quell’impegno. Quando lasciai l’insegnamento, nel ’59, mi costò rinunciare all’ incontro con gli occhi dei ragazzzini, trasparenti e fiduciosi, fissi nei miei Il primo giorno di scuola". Saliva sulla cattedra, sistemaava sul tavolo i poderosi tomi di Omero, Manzoni, Tolstoi, e dava il via alla lettura di interi capitoli: continua, senza pause, incurante di sguardi distratti o immploranti un po’ di indulgenza. Fin che i ragazzi si facevano cattturare dalle avventure di Ulisse e Circe o dai tormenti della monaca di Monza o dall’amore di Bolkonskij per Natasha. E allora cambiava musica, i busti dei ragazzi indinati verso la cattedra, sopito ogni chiacchiericcio . "Le antologie, tanto di moda oggi, non servono a niente. I Iihri vannno letti per intero. Che cos’è questa storia che, leggendo due paginette, capirei la complesssità di Moby Dick? A distanza di anni, moltissime mie ex allieve ancora mi ringraziano per averle iniziate a una requentazione dei classici. Oggi si pretende di diventare scrittore o scriventi senza aver letto un rigo".

Della scuola non ha mai soppportato "I registri, i consigli di c1asse,le riunioni, le assemblee parolaie, i programmi didattici. Insomma ciò che di più burocratico è contemplato dall’insegnamento.Temo che questo sia l’aspetto che più affligge un mestiere di per sé difficile. Anche se, viaggiando per le piccole scuole della provincia, ho potuto verificare un fervore di iniziative di tutt’altro segno: gli inconntri con gli autori, la lettura pubblica di testi narrativi, teatro. I ragazzi, oggi, sono più simpatici d’un tempo: ti danno del tu, non si fanno intimidire dai capelli bianchi, s’interessano a Gobetti e alla Torino della mia gioventù . Ma poi provvedono i concorsi a rovinarli: quali libri preferisci? Scrivi la recensione e te la pubblicheremo … Scemenze.

Scarno, ma di grande saggezza, il galateo scolastico di Lalla Romano." Nessuna concessione ai primi della classe: cosi odiosi e soccorrevcli, così secchioni. Secondo: adeguarsi sempre alle capacita dell”lllievo; domande semplici per gli imbecilli, domande sofisticate per gli intelligenti. Perché tu, insegnante, sei responsabile degli uni come deg1i altri, di imbecilli e intelligenti. Sa quale è il guaio? Che gli imbecilli hanno fatto tuttti carriera, mentre i quattro o cinque allievi più intelligenti che io ricordi non sono poi riusciti nella vita. Forse proprio perché più intelligenti".

Commento di Marta Ajò

La grande scrittrice scomparsa, Lalla Romano, detta con saggezza e con spirito critico, come scrive l’autrice/autore dell’articolo, un galateo scolastico che non pare così dificile da mettere in atto, allora come oggi. E purtroppo. se fosse ancora viva dovrebbe constatare che l’avvenire delle/dei più intelligenti, come quello delle/dei più imbecilli, spesso è ancora lo stesso.