poetessa ucraina
Nasce a Novohrad-Volyns'kyj il 25 febbraio 1871 e muore nel 1913 di tubercolosi delle ossa nella stazione termale georgiana di Surami.
Con le sue opere poetiche fu sostenitrice della dignità e dell'indipendenza culturale del suo paese. Poetessa, drammaturga, saggista, traduttrice, attivista sociale e raccoglitrice di canzoni folk, cominciò a scrivere poesie fin dalla tenera età.
A nove anni compose Nadiia (“Speranza”), ed ebbe pubblicati i suoi primi componimenti, Konvaliia e Safo, nel 1884. All’età di 13 anni pubblicò la sua prima poesia “Giglio della valle” sul giornale Zoria in Lviv, scelse il nome d’arte “Ukrainka”, cioè donna ucraina, un passo importante in una nazione in cui la parola “ucraina” sia come toponimo geografico che come aggettivo era proibita e scoraggiata.
Autodidatta, imparò molte lingue europee, il greco ed il latino, e varie lingue nordiche.
Le sue prime opere poetiche trattano della natura, dei suoi luoghi natali, delle sue esperienze personali. Raggiunse l'apice nella poesia però solo a fine secolo, quando pubblicò Blakytna troianda (“La Rosa Azzurra”), del 1896, in cui descrive la vita dell'intellighenzia ucraina. Questo fu l'inizio del nuovo genere, chiamato “poema drammatico”, a cui la poetessa fu dedita per il resto della sua breve vita.
Nel 1909 aderì al “Club ucraino” fondato a Kiev dal musicista Nikolai Lyssenko.
Malata di tubercolosi, girò l'Europa nel tentativo di curarsi e questo suo continuo viaggiare, allargò notevolmente i suoi orizzonti culturali e le sue esperienze.
Trascorse due anni della sua vita a Sanremo e spese gli ultimi anni della sua vita, cercando di curare la sua malattia, tra Egitto e Caucaso.