di Elisabetta Righi Iwanejko
Sui gradini del Campidoglio di Washington…è nata una stella: Amanda Gorman, giovanissima afro-americana di Los Angeles, il 20 gennaio scorso, ha catturato in versi lo storico momento della transizione dalla presidenza di Donald Trump a quella di Joe Biden emozionando vip della politica e decine di milioni di spettatori a casa.
Una nascita in mondovisione, per così dire, perché ciò che stava accadendo a Washington era seguito dai media di tutto il mondo. E in virtù dell’ascendente che la cultura statunitense liberal esercita sulla cultura progressista europea, e in generale occidentale, era ovvio che il fulgore della nuova stella non avrebbe brillato solo in Nord America, ma anche nel Vecchio Continente, grazie anche a quei media e apparati di potere europei alla continua ricerca di simboli progressisti ma a bassa carica sovversiva, per così dire.
Echi di «Hamilton» e suggestioni rap hanno punteggiato la lettura di «The Hill We Climb», la composizione finita dopo le violenze degli ultrà trumpiani del 6 gennaio in Campidoglio.
The Hill We Climb, (pubblicato in Italia da Garzanti, in commercio dal 1° aprile 2021), è un potente intreccio di temi più che mai attuali: l’idea dell’unità della nazione come conciliazione delle differenze culturali in nome del rispetto e dell’amore per il prossimo , l’enfasi sulle minoranze e sulla possibilità di riscatto sociale e soprattutto il tema della democrazia come di una rinascita , come di un obiettivo ancora da raggiungere, e da raggiungere con uno sforzo comune.
A 23 anni la Gorman è la più giovane poetessa che abbia recitato durante una cerimonia dell’insediamento presidenziale oltre a vantare il titolo di National Youth Poet Laureate, una sorta di Nobel per giovani scrittori americani.
Con la sua performance, Amanda è entrata in un ristretto club di poeti intervenuti in chiusura delle cerimonie di insediamento presidenziale: tra gli altri Robert Frost per John F. Kennedy, Maya Angelou per Bill Clinton e Richard Blanco per Barack Obama. Nella poesia, letta dopo che sul palco si erano alternate superstar come Lady Gaga e Jennifer Lopez, la giovane poetessa ha accennato alla sua personale esperienza politica a decine di milioni di spettatori a casa.
Amanda, ha dato dimostrazione di una solidità rara, di una lucidità di pensiero con la quale ha ottenuto il plauso di Barack e Michelle Obama, pronti a sostenerla nel suo sogno politico. Un sogno che, oggi, va a braccetto con la carriera letteraria. Dopo aver pubblicato la raccolta The one for whom food is not enough, la Gorman ha in uscita un libro per bambini, Change Signs.
In un paese come gli Stati Uniti d'America pieno di contraddizioni, Amanda Gorman, afromericana di Los Angeles, è riuscita a essere la più giovane poetessa ad aver vinto il National Youth Poet Laureate, a conseguire una laurea in Sociologia ad Harvard e a portare il suo messaggio rivoluzionario di fronte a milioni di americani. “Solo salire sul palco con la mia pelle scura, i miei capelli e la mia razza ricorda al mondo che le persone come me non sono state spesso accolte o celebrate nella sfera pubblica” aveva raccontato il mese scorso al Time Magazine. E sono proprio queste parole che fanno riflettere, perché certe cose ancora adesso accadono e persone come Amanda si sentono chiamate a cambiarle, attraverso la forza della parola, del coraggio e dell’esempio.