DONNE E PNRR: NON C'E' STATA UNA PARTECIPAZIONE E CONDIVISIONE DEL PIANO DA PARTE DEL GOVERNO DRAGHI MA LA PARTITA NON E' CHIUSA

da | Mag 3, 2021 | Donne e politica

di Isa Maggi Stati – Generali delle Donne

A fare la differenza sarà la governance delle missioni e come i soldi saranno effettivamente spesi, c’è ancora la possibilità di incidere.

Analizziamo le proposte contenute nella versione definitiva del PNRR, in attesa di ricevere le schede analitiche.
La condizione di base è il necessario coinvolgimento delle cittadine e dei cittadini nel dibattito e nella definizione delle azioni di trasformazione economica, sociale, energetica del nostro vivere comunitario attraverso Assemblee pubbliche per condividere la governance del Piano di ripresa e di resilienza e disegnare la rotta verso un’economia in equilibrio con l’ambiente.

Il nostro esame si basa su due punti di osservazione irrinunciabili:
1- Le linee guida del PNRR evidenziano una grande operazione di pinkwashing.
Continuiamo ad essere come donne considerate i soggetti fragili, “DA INCLUDERE” nel mercato del lavoro e non protagoniste attive del cambiamento che tutte e tutti noi auspichiamo.
Con riguardo alla parità di genere, il Governo Draghi, senza dialogo e interlocuzione con le donne, ha adottato un insieme di misure slegate e non contestualizzate in un piano integrato, per ridurre i divari che purtroppo ancora permangono nel nostro Paese.
Si intravvede un’attenzione riservata all’empowerment femminile per quanto riguarda la formazione, l’occupabilità e l’imprenditorialità, anche con progetti volti a favorire il reinserimento nel mondo del lavoro di “categorie fragili” attraverso misure fiscali che investimenti “sulla cura” ma nessuna revisione dei congedi parentali.
Una speciale sezione è dedicata ad incentivare le capacità imprenditoriali attraverso la costituzione di un Fondo per le micro e piccole imprese femminili di soli 400 milioni. L’indipendenza economica costituirà anche il pilastro per sostenere le donne vittime di violenza, attraverso l’introduzione di misure dedicate come il microcredito di libertà e la creazione di una Rete di Imprese contro la Violenza.
L’empowerment femminile ed il contrasto alle discriminazioni di genere costituiscono una componente trasversale di tutto il Piano e dunque occorrerà valutarne l’impatto in ogni singola Missione.
Niente di nuovo e soprattutto nulla che ci faccia pensare ad un vero cambiamento per noi donne ma un ennesimo elenco di interventi spot che perpetua un modello di sviluppo insostenibile che non promuove un vero piano nazionale per l’occupazione femminile. E soprattutto un elenco di misure che non affronta alla radice le cause delle crisi che stiamo vivendo e che non immagina e ridisegna un nuovo modello di produzione e di consumo dove le donne, il 51% della popolazione, possano essere il motore del cambiamento.
Non c’é un cambio di paradigma, ma ci sembra comunque positivo il fatto di immaginare una politica economica e finanziaria europea con l’ emissione di titoli di debito europei, attorno ai grandi temi del futuro con il Next Generation Eu per pensare alle future generazioni a partire dai nostri giovani.Per la prima volta l’Europa ha avuto il coraggio di intraprendere un programma strategico fondato su linee guida che affrontano congiuntamente la crisi sanitaria, ambientale ed economica.

2) Crediamo che le azioni previste dal PNRR debbano essere inserite in un piano per la transizione ecologica che metta al centro le azioni per preservare la vita sul Pianeta in una visione di equità assumendo come principale obiettivo il contrasto alla emergenza climatica e alla emergenza ecologica in un quadro di ecologia integrale che può risolvere anche le emergenza sociali.
Azioni specifiche devono essere messe in campo per rendere consapevoli le cittadine e i cittadini della necessità di cambiamenti delle modalità di consumo, di trasformazioni della generazione ed uso dell’energia, della produzione alimentare e industriale, del patrimonio edilizio e della organizzazione sociale.
Azioni specifiche devono essere messe in campo per l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio, per la rigenerazione urbana e la riprogettazione e il ridimensionamento del sistema dei trasporti.
Azioni specifiche devono essere messe in campo per la immediata sostituzione delle fonti fossili con le fonti rinnovabili, per la riconversione della filiera alimentare e dell’agricoltura rigenerativa e la tutela della biodiversità in riferimento alla mappatura del patrimonio territoriale e alla progettazione dell’ampliamento progressivo delle zone protette.

Le novità del PNRR Draghi rispetto al PNRR Conte
Rispetto al PNRR presentato a gennaio 2021 dal Governo Conte ci sono queste aggiunte:
– l’impegno del Governo a presentare una “Strategia Nazionale per la parità di genere 2021-2026” entro il primo semestre 2021 con cinque priorità (lavoro, reddito, competenze, tempo, potere), documento che come Stati Generali delle Donne e Alleanza delle Donne, abbiamo contribuito a scrivere partecipando a due incontri con la Ministra Bonetti e inviando il nostro Piano nazionale per l’Occupazione ultima versione e l’analisi svolta in ogni singola regione datata giugno 2020;
– l’obiettivo di risalita di cinque punti entro il 2026 nella classifica Gender Equality Index dove l’Italia è al 14° posto, con 63.5 punti su 100, inferiore di 4.4 punti alla media UE;
– la previsione di una clausola di condizionalità per tutti gli investimenti del PNRR a favore di donne e giovani: “per le imprese che parteciperanno ai progetti finanziati dal PNRR, fondi React-EU e FCN saranno inserite previsioni dirette a condizionare l’esecuzione dei progetti all’assunzione di giovani e donne, anche tramite contratti attivabili prima dell’avvio dei progetti”;
– l’applicazione dei principi di gender procurement nelle gare d’appalto: “con specifici interventi normativi sarà previsto l’inserimento nei bandi di gara di specifiche clausole con cui saranno indicati, come requisiti necessari, e, in aggiunta, premiali dell’offerta, criteri orientati verso la promozione della parità di genere in funzione del raggiungimento degli obiettivi attesi in termini di occupazione femminile e giovanile al 2026”;
– la Valutazione di Impatto di Genere (VIG) del PNRR e la previsione di un monitoraggio di genere sugli effetti del Piano.
Grazie alle misure previste nel PNRR, l’occupazione femminile registrerà un incremento del +0.9% nel 2021, del +2.6% del 2022, del +3.4% nel 2023 e del +3.7% del 2024-2026.
Dati più alti si registrano per l’occupazione femminile al Sud: +1.3% nel 2021, +3.8% nel 2022, +5% nel 2023 e +5.5% nel 2024-2026.
La riduzione del gender gap è obiettivo trasversale di tutto il Piano e la Valutazione ne evidenzia l’impatto positivo su tutte le singole Missioni (v. tabella pag. 268). Inoltre, vi è uno specifico impegno all’implementazione e prosieguo dell’utilizzo dello strumento della Valutazione di Impatto di Genere anche nella fase di monitoraggio del Piano.

In particolare:

MISSIONE 1 – Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura ha l’obiettivo di potenziare e investire in digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura per una reale modernizzazione del Paese, della PA e del sistema produttivo.
La Missione 1 potrebbe avere un impatto indiretto per la parità di genere, in particolare gli investimenti in banda larga e connessioni previsti potrebbero certamente facilitare la creazione di infrastrutture tecnologiche necessarie all’imprenditoria femminile.
La Valutazione di Impatto contenuta nel Piano per gli investimenti in offerta turistica e culturale avranno ricadute occupazionali positive anche per le donne in settori a forte presenza femminile. Infatti le e imprese che parteciperanno ai progetti finanziati con i fondi del Piano dovranno condizionare lo sviluppo dei progetti all’assunzione di donne anche attraverso contratti di formazione e di specializzazione. Un “vincolo” al quale dovranno attenersi nel momento in cui sceglieranno di ricevere e utilizzare i fondi NGEU.
Secondo la Valutazione di Impatto di Genere contenuta nel Piano (pag. 268) gli investimenti previsti nella Missione 1 potrebbero comportare un aumento dello 0.1% nel 2021, 0.5 nel 2022, 0.9 nel 2023 e 1.1 nel 2024-2026 dell’occupazione femminile. Le stime sono certamente prudenziali e dunque occorrerà verificarne l’andamento (ex ante ed ex post) e monitorare l’impatto delle neo-introdotte clausole. (ad eccezione della previsione di condizionalità), sembra un’affermazione fondata su luoghi comuni o cosiddetto buon senso, invece che su un’analisi ponderata.

MISSIONE 2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica è orientata all’avvio della transizione ecologica e allo sviluppo ambientale sostenibile garantendo la competitività del sistema produttivo ed assicurando una transizione inclusiva ed equa anche attraverso l’utilizzo di energie rinnovabili e riqualificazione degli edifici. Per quanto riguarda le diseguaglianze di genere, il Piano prevede che potrà esservi un impatto positivo grazie alle misure a favore dell’implementazione dell’edilizia residenziale pubblica poiché la carenza abitativa impatta diversamente su donne e uomini anche in virtù del fatto che le famiglie monoparentali sono affidate a donne. Anche in questo caso si tratta di un possibile impatto indiretto e non di interventi mirati a favore delle diseguaglianze di genere. La Valutazione di Impatto di Genere della Missione 2 contenuta in calce al Piano indica un probabile aumento dell’occupazione femminile dello 0.3% nel 2021, 0.6% nel 2022, 0.7% nel 2023 e 0.8% nel 2024- 2026.

MISSIONE 3 – Infrastrutture per una mobilità sostenibile prevede un ingente investimento e potenziamento delle reti infrastrutturali del nostro Paese (pari a 31.46 miliardi), soprattutto nel Mezzogiorno, che potrebbe impattare, anche se indirettamente, sulla condizione femminile migliorando la mobilità delle donne, che tendono ad utilizzare maggiormente il trasporto pubblico. Le ricadute in termini occupazionali femminili secondo la Valutazione di Impatto di Genere per questa Missione sono pari a 0 nel 2021, 0.1% nel 2022, 0.2% nel 2023 e 0.2% nel 2024-2026.

MISSIONE 4 – Istruzione e ricerca, si concentrerà prevalentemente sul Piano asili nido, potenziamento servizi dell’infanzia (3-6) ed estensione tempo pieno e mense, infrastrutture sociali fondamentali per “liberare” le energie femminili ed impedire che, alla nascita di un figlio, le donne debbano scegliere tra lavoro e famiglia.
Il Piano parte dalla premessa che vi siano delle gravi carenze nell’offerta di servizi di educazione e istruzione primaria, carenze strutturali che emergono maggiormente nella fascia d’età 0-6, mostrando un notevole divario rispetto allo standard europeo. Ad esempio, il rapporto tra posti disponibili negli asili nido e il numero di bambini di età compresa tra 0 e 2 anni si colloca nel nostro Paese in media al 25,5% – con rilevanti difformità territoriali – ovvero 7,5 punti percentuali al di sotto dell’obiettivo europeo del 33% e 9,6 punti percentuali al di sotto della media europea. Questa carenza, unita all’iniquo carico di lavoro familiare posto prevalentemente sulle donne, non fa altro che ridurre la partecipazione di metà della popolazione al mercato del lavoro. Il paradosso raggiunge il suo climax nel momento in cui tali fattori combinati – pochissimi posti al nido disponibili e la conseguente fuoriuscita delle madri dal mercato del lavoro – deprimono apparentemente la domanda di servizi, soprattutto nel Sud della penisola. Il finanziamento per queste due misure nel nuovo Piano ammonta a 4,6 miliardi complessivi destinati agli asili nido ed ai servizi della prima infanzia, 0,96 miliardi per l’estensione del tempo pieno e delle mense, nonché 3,9 miliardi destinati alla messa in sicurezza ed alla riqualificazione dell’intera edilizia scolastica. Tali stanziamenti saranno destinati alla costruzione, riqualificazione e messa in sicurezza degli asili e delle scuole dell’infanzia. Secondo le stime contenute nel Piano, la misura consentirà la creazione di circa 228.000 posti, con un coinvolgimento diretto dei Comuni, che realizzeranno e gestiranno le opere. Un ulteriore investimento riguarda il tempo pieno, misura di cui il 46,1% delle famiglie italiane chiede di poter fruire sin dalla scuola primaria e che consentirebbe una maggiore armonizzazione tra la vita personale e lavorativa delle famiglie, con una particolare attenzione al ruolo delle madri. Il progetto punta a proseguire l’opera già iniziata di costruzione o di ristrutturazione degli spazi delle mense per un totale di circa 1.000 edifici entro il 2026. Nonostante il 2020 sia stato l’anno con il minor tasso di natalità dal 1918, le famiglie ancora faticano a trovare un posto al nido per i loro figli. Gli attuali fondi stanziati, sono solamente funzionali a raggiungere la soglia del 33% della copertura dei posti nido nel territorio nazionale, obiettivo che, seppur necessario è assolutamente insufficiente e non tiene conto delle reali necessità del Paese. Sebbene i fondi stanziati non siano maggiori del precedente Piano e, sebbene, la combinazione tra questo investimento e il recente Family Act consentano di fare dei passi in avanti, siamo ben distanti dai proclami di concreto sostegno alle famiglie e in particolare alle donne.
L’aumento di circa il 7,5% dei posti nido è certamente un miglioramento ma insufficiente.

MISSIONE 5 – “Inclusione” e coesione stanzia 29.62 mld (di cui 12.63mld per politiche per il lavoro e 12.58mld per infrastrutture sociali, oltre a quelli per coesione territoriale), rispetto ai 27.62mld del precedente Piano (di cui 12.62mld per politiche per il lavoro e 10.83 per infrastrutture sociali). La missione 5 prevede un forte investimento nelle politiche attive del lavoro e nel sostegno all’occupazione, a partire dall’introduzione di una riforma delle politiche attive e della formazione professionale uniformando i livelli essenziali delle prestazioni attraverso due distinte azioni: il Programma Nazionale per la Garanzia Occupabilità dei Lavoratori (GOL) ed il Piano Nazionale nuove competenze. A ciò si aggiunge un Piano Nazionale per la lotta al lavoro sommerso. I fondi sono stati aumentati di 10 milioni rispetto al Piano precedente. Un altro capitolo di interventi è dedicato alle infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore, i fondi sono stati aumentati per circa 2 miliardi rispetto al Piano precedente. Obiettivo della Missione è quello di investire e rafforzare le infrastrutture sociali in favore di persone in condizioni di vulnerabilità, disabili e anziani mediante riconversione di strutture per prevenire l’istituzionalizzazione e fornire servizi di qualità alle famiglie come l’assistenza domiciliare. Questi investimenti potrebbero avere un impatto positivo anche per ridurre il divario di genere poiché l’attività di cura di anziani e familiari con disabilità ricade ancora sulle donne. Tuttavia, allo stato non si è in grado di valutare il reale impatto che le misure potranno avere, in quanto in parte dipendono da future riforme (es. disabilità e introduzione di un sistema organico di interventi in favore di anziani non autosufficienti) e in altra dalla capacità con la quale i Comuni saranno in grado di dare esecutività alle azioni.
Per gli investimenti in imprenditoria femminile i fondi non sono stati aumentati rispetto alla precedente versione del Piano e si attestano a 400 milioni. L’unica novità da segnalare è che nell’attuale Piano il progetto è meglio dettagliato:
– verrà creato il “Fondo Impresa Donna” che andrà a rafforzare le misure già esistenti come NITO e Smart&Start
– si punterà ad un’organicità del sistema, in coordinamento con il Fondo per l’imprenditoria femminile previsto e finanziato in Legge di Bilancio 2021.
E’ prevista l’introduzione di un nuovo Sistema nazionale di Certificazione della Parità di Genere per incentivare le imprese all’adozione di politiche orientate a ridurre in gender gap negli organismi interni, nei livelli occupazionali, eliminare la disparità salariale di genere a parità di mansioni e garantire tutele della maternità. Il Sistema verrà definito in un tavolo ad hoc presso il Dipartimento delle Pari Opportunità, verrà quindi creato un Sistema Informativo per la gestione dei dati, informazioni sulla certificazione ed enti accreditati. Il sistema di certificazione sarà attivato nel 2022, aperto a tutte le imprese, e sarà prevista una fase sperimentale fino al 2026 con agevolazioni per ottenere la certificazione per le PMI.

MISSIONE 6 – Salute, si articola in 2 componenti: la prima si pone l’obiettivo di implementare le strutture e i servizi sanitari di prossimità, attraverso la creazione di Case/Ospedali della Comunità come perno delle prestazioni sul territorio in ambito socio-sanitario e degli Ospedali di comunità per l’erogazione di cure intermedie e il rafforzamento dell’assistenza domiciliare, la seconda componente intende rafforzare il SSN mediante l’ammodernamento tecnologico e digitale ed il potenziamento della ricerca in ambito sanitario e biomedico. Per quanto riguarda l’impatto di genere di questa Missione, il rafforzamento dei servizi di prossimità e il supporto all’assistenza domiciliare sono certamente investimenti utili per ridurre il peso dell’attività di cura, che ricade prevalentemente sulle donne. Inoltre, il loro potenziamento potrebbe portare ad un aumento dell’occupazione nel settore dei servizi in cui si registra un’alta presenza femminile. Nel nuovo Piano, inoltre, si considera l’eventuale impatto di genere degli investimenti di cui alle componenti 1 e 2 anzitutto attenzionando le differenze di genere prevedendo la futura predisposizione di misure di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione personalizzate, anche in ragione al sesso e per tutte le fasi della vita. A tal proposito, tra i servizi inclusi nelle Case di Comunità si prevede la presenza di «servizi consultoriali con particolare riferimento alla tutela del bambino, della donne e dei nuclei familiari secondo un approccio di medicina di genere».
Non è stato previsto un potenziamento della medicina di genere.