Ci sono ricordi uniti anche alle canzoni che non mi abbandonano mai. I cosiddetti barboni, a Milano li abbiamo sempre chiamati così, la cui descrizione più azzeccata ed emozionante è quella di Enzo Jannacci nella sua celebre canzone El purtava i scarp del tennis, salgono agli onori della cronaca quando giunge il grande freddo e molti di loro non sopravvivono. Così, grazie ai volontari di associazioni umanitarie, il Papa stesso si è impegnato in prima persona, che girano per le strade delle città per portare loro coperte, abiti pesanti e bevande calde scongiurano l'esito terribile a cui il dormire all'aperto li potrebbe condurre. Un luogo comune ormai screditato narrava che ci sono barboni per scelta, esseri umani che decidono di vivere ai margini rifiutando la vita ordinaria caratterizzata da sicurezza.
Siamo certi ormai che i senza tetto delle nostre città sono persone che non ce l'hanno fatta, uomini e donne che hanno perso tutto stritolati da un Sistema che non guarda in faccia ai deboli, a chi per diverse ragioni si trova a non avere più soldi per pagare le rate del mutuo e tutte le altre mille spese che una società consumistica ci spinge a dover sostenere. È cronaca quotidiana la storia di tante persone che si riducono a vivere in automobile. Se scandagliamo la storia della filosofia ci accorgiamo che un barbone ante litteram fu Diogene, il filosofo rappresentato con la lanterna. Pare che avesse scelto di vivere in modo libero e senza regole e che se ne infischiasse perfino dei potenti, un'eccezione che nulla ha a che vedere con i senza tetto del nostro tempo.
Se un Diogene potrà condurre un'esistenza raminga, tanti altri non sono liberi per scelta e per questa ragione non andrebbero solo rifocillatati e difesi dal freddo, ma aiutati tenacemente a ricostruirsi la vita. Anche perché i barboni sono persone che non fanno male a nessuno, non delinquono, non pretendono, non sono un pericolo per la società: sono i deboli da soccorrere. Desidero condividere con voi lettori un aneddoto che esemplifica il loro stile. Un senza tetto qualche anno fa mi fermò per strada dicendomi: “Ha mille lire per un barbone?”.
Maria Giovanna Farina ©Riproduzione riservata