L’uomo (e la donna, aggiungerei) è la misura di tutte le cose/ diceva Protagora tra il V e IV secolo a. C. Questa considerazione si può intendere come l’uomo è al centro dell’universo/, ma anche come il mondo è costruito a misura dell’uomo. Desidero porre l'attenzione sulla necessità, per vivere bene con gli altri e con noi stessi, di lasciare che ognuno dia la giusta misura a tutte le cose. È importante non portare il discorso alle estreme conseguenze, se estremizzata anche una buona idea può diventare pericolosa.
La cronaca e la storia ce lo insegnano. Se è bene avere un fisico atletico, scattante e non appesantito, è all'opposto deleterio considerare il cibo e la ginnastica come unici valori dell’esistenza vivendoli come ossessioni senza una giusta misura. Questa frase “l’uomo è la misura di tutte le cose” la possiamo utilizzare in riferimento a ciò che sperimentiamo attraverso i sensi, ma anche a ciò che viviamo nell’interiorità di noi stessi.
Gli esempi concreti sono sempre i migliori: pensiamo alla soggettività del dolore. Vado dal dentista per un controllo generale ed ecco che appena mi tocca il molare avverto una fitta. Accade che il dentista mi dica “Non è possibile, questo dente è devitalizzato”. La sua risposta mette in dubbio la mia percezione del dolore creando un senso di sfiducia verso il medico.
Andando sul piano sentimentale la stessa cosa accade quando una persona soffre per essere stata lasciata e qualcuno le dice: “Come esageri, dopotutto stavate insieme solo da pochi mesi”.
Non ci si può porre come arbitri delle sensazioni altrui e ciò vale anche per i sentimenti, le emozioni, ecc. Questo atteggiamento ci allontana dall’altro, per trovare un contatto devo accettare la sua misura, quello che l'altro avverte: “Chi può dire cosa l'altro prova?” Questa operazione ci evita di essere arbitrariamente arbitri e ci insegna a com-patire gli altri. Dare la giusta misura ci aiuta, infine, a vivere in modo equilibrato tutte le esperienze.
Maria Giovanna Farina