Bulli: istruzioni per l’uso

da | Mag 7, 2011 | Filosofando

Il bullo, ed ora anche la bulla, è un giovane prepotente che cerca di mettersi in mostra con spavalderia, questo è ciò che dice il vocabolario Zingarelli portandoci direttamente nel cuore della questione. I bulli sono sempre esistiti ma negli ultimi anni i numerosi episodi di cronaca legati ad un eccesso di spavalderia e violenza impongono una maggiore riflessione. I primi segnali di comportamenti prevaricatori sono già visibili con chiarezza in bambini della scuola materna, nella loro classe diventano spesso dei leader incontrastati (ricordo che il bullismo appare come fenomeno di gruppo dove non manca mai il capo carismatico e dove non manca neppure una buona dose vi viltà) dove dettano le regole esercitando un potere che trova espressione nel continuo sopruso sui più deboli, o presunti tali. I cosiddetti bulli non riconosco le regole di convivenza comune, ma ne creano di personali. Questo è il punto di rottura con gli altri ed è questo il punto di partenza per intervenire sul bullo e ancor di più su quello in erba. Dobbiamo dunque chiederci perché accade ciò? Il primo luogo di osservazione è quello della comunicazione tra adulti e bambini. E’ importante per una crescita equilibrata che l’adulto, in primis la mamma e il papà, sia per il bambino un referente carismatico, una persona che sa mostrare le regole come un utile mezzo di convivenza e non uno sterile elenco di norme obbligatorie. Dall’esperienza nella scuola ho notato che il bullo non è necessariamente figlio di una periferia degradata, ma spesso un ragazzino di buona famiglia dove manca il giusto equilibrio tra forza paterna, accudimento materno e dialogo genitoriale. Fondamentale è evitare che il rapporto con i bambini sia paritario, essere amiche e amici dei figli li rende insicuri e alla ricerca di un leader, ma non scordiamo che il leader è spesso un insicuro che cerca forza nel disprezzo di quelle regole che nessuno gli ha fatto percepire come importanti. Un simile ragazzo quando trova una figura di riferimento forte, spesso un insegnante, depone le armi e accetta le norme della comunità. Ci sono casi, ahimè, in cui gli adulti carismatici sono invece modelli negativi che influenzano il ragazzo verso comportamenti deplorevoli, in questo caso la situazione si complica perché anche nella sua negatività l’adulto resta un modello forte difficile da spodestare. Le mamme e i papà non devono ora sentirsi colpevolizzati dalle mie parole, questo è solo uno spunto per una comprensione del problema utile soprattutto per chi ha bambini ancora piccoli, prevenire è sempre la miglior cura!

 

 

 

Maria Giovanna Farina