TALENTI DELLE DONNE

da | Set 19, 2013 | Consigli di lettura

La differenza delle donne sono millenni di assenza dalla storia. Approfittiamo della differenza (Carla Lonzi)

Introduzione

La “scrittura delle donne”

di Gloria Gaetano

Senza generalizzare troppo, ricordando che anche nella scrittura femminile esistono dei generi ben precisi come il romanzo rosa, il romanzo sentimentale, la poesia ed altri, è riconoscibile anche uno “stile della scrittura femminile” con caratteristiche ben precise. Potremo parlare quindi di stile individuale per ogni scrittrice, ma con caratteri universali, come vivacità esteriore, originalità, forza espressiva, mostrate attraverso un vero e proprio “linguaggio femminile”.

Le scrittrici, per riuscire ad esprimere tutto il loro mondo, sono costrette ad utilizzare il linguaggio della tradizione, la lingua codificata dal maschio; non vi si riconoscono e cercano allora di adattarla alle proprie esigenze dando attenzione alle singole parole, creando neologismi, caricandola di espressività.
La lingua femminile, inoltre, risente molto del livello culturale delle stesse scrittrici, è più legata all'oralità e alla contingenza rispetto alla tradizione letteraria: per questo, nelle prose scritte da donne incombe il dialogo e, a volte, un linguaggio dialettale.

Verso la fine degli anni '70, in Italia, gli studi sulle donne sulla scrittura femminile, sulla creatività delle donne, avevano come punto di riferimento le letterature straniere. In Inghilterra sì, c'erano state scrittrici, in Francia, in America; ma in Italia, si affermava, niente.
Questa presunta assenza di produzione femminile italiana (io pensavo: cancellazione), accettata e spiegata con varie motivazioni da studiosi (che, se la prendevano in esame, la davano per scontata e/o la ribadivano) e anche da studiose (che l'attribuivano alle difficili condizioni delle donne in Italia), mi appariva più un'idea, un luogo comune, funzionale a discorsi altri, che un fatto verificato. Per cercare risposte, sia sul piano letterario sia su quello, diciamo, “ideologico”, avvertivo l'urgenza di affrontare il problema avviando prioritariamente una ricerca sistematica di cosa avessero scritto in Italia le donne. E a questo proposito, è importante ricordare che, mentre la critica ufficiale (maschile), agli inizi degli anni 80, consacrava la “morte dell'autore” (ma il discorso è tuttora aperto), l'attenzione (mia e di altre), pur partendo dal testo e grazie alla lettura dei testi, ricercava nel testo l'autrice, per articolare la Storia del soggetto femminile.

Per questo, studiare la produzione letteraria femminile significava risalire alle autrici. Il come (lo scarto estetico) e il perché (la ragione etica delle motivazioni e degli obiettivi) delle scritture, non poteva che essere indagato successivamente, quando si fosse capita meglio la prospettiva da cui guardare.
L'ipotesi di lavoro era chiara, sia pure ancora ingenua (creativa): cercare scrittrici che già nel passato avessero coscienza di genere, identità, assunzione della differenza sessuale, proprio perché la stessa lettura che di esse si faceva doveva maturare, evolversi; poiché è nel linguaggio che si dà forma alla visione del mondo: nel linguaggio può infatti essere assunta e studiata la differenza di genere.

Nel saggio Scrittrici (per il volume “La Campania e il ‘900”, a cura dell'Istituto Croce e dell'Università Federico II di Napoli, in via di pubblicazione), scrivevo:

“Ciò che ancora si stenta a comprendere é che lo spazio creativo delle scrittrici é diverso (da quello degli scrittori): la percezione della realtà, delle scoperte scientifiche, degli avvenimenti pubblici, dei fatti culturali, dei dibattiti politici o intellettuali, e dunque la tensione a (e le modalità per) “dare forma” alla propria percezione (e la stessa autonomia del segno), per le donne é diversa. Le cose stesse, scelte per la propria attenzione (…) indicano come alla percezione femminile della realtà, quelle e non altre risultino degne di nota: sono quelle le esperienze memorabili che vanno raccontate. Dunque, a parte il fatto di possedere, specie nel passato, un quotidiano diverso, una scala di valori diversa e un immaginario nutrito da miti propri, oltre che da quelli a loro comunicati, le donne hanno vissuto e recepito a loro modo (e, all'interno di questo, ciascuna a suo modo) gli eventi pubblici che nel frattempo facevano i pensieri, le convinzioni, le idee e la lingua degli scrittori. Così comprendiamo come non si possa non mettere in discussione il sistema letterario, i canoni, l'immaginario che si possiedono riguardo non solo la presenza e la produzione femminile, ma riguardo la presenza e la produzione maschile, i rapporti, le tipologie sociali di una intera società.”

La soggettività femminile nella scrittura (che porta innovazioni forti nella tradizione) si esplica a vari livelli: con il mettere al centro, introducendola come protagonista, una donna, con il disegnare uno scenario dove la relazione tra donne, sia pure diverse, crea un clima, un'atmosfera e permette una grammatica che rompe lo schema in o e in i aprendo invece il suono della pagina in a e e , riappropriandosi della parola detta (cioè del suono della parola e della voce), che é parte del linguaggio del corpo. Ancora, la soggettività femminile si esplica con l'affrontare delle tematiche “trasparenti” per lo sguardo dello scrittore (e del lettore), dando visibilità non solo ad esse, ma anche ad un punto di vista inedito e cosciente di sé che dunque abbraccia la visione del mondo: é da qui che nascono i grandi libri di denuncia della propria condizione, dei comportamenti maschili, dei conflitti tra i due generi, ma anche dei guasti per tutti (es. la guerra, la violenza…) e anche da qui nascono i grandi libri di felicità e di gioco, di libertà. Va anche aggiunto che la capacità affabulativa femminile, soprattutto per il passato, non si poggia sulla “meravigliosità” delle avventure (“l'esperienza memorabile” dei viaggiatori, dei cacciatori, dei guerrieri) ma sulla “meravigliosità” della immaginazione che pone al centro il rapporto individuo-mondo. In questo modo le scrittrici, attraverso la fantasia e il sogno legato al quotidiano, il quotidiano trasfigurano, a volte per allontanarsene ma spesso per tornarci sopra, forti di una immaginazione, di un desiderio che possa trasformarlo. Questo é il nucleo forte della soggettività femminile nella scrittura.

La messa in discussione (esplicita o implicita) della nozione di Sistema letterario, con le sue regole e i suoi canoni (solo successivamente fu riassunto il tutto nella locuzione “rivisitazione del Canone”) ha permesso poi ogni altra indagine e analisi. Per esempio, come accennavo sopra, è il lavoro (confortato tante volte dai lavori delle storiche) di destrutturazione e ricostruzione degli scenari e dei contesti, che svela dibattiti e presenza forte di movimenti di donne (per i diritti civili, per la evidente presenza di una coscienza sociale, e così via) e che colloca le scrittrici all'interno di relazioni prima insospettate.

Nel leggere le tante scrittrici dell'800, tutte iniziano a riesaminare il concetto di “virtù”, di “femminile”, di forza e di debolezza, e riesaminano i luoghi comuni attorno al matrimonio, all'età, allo “zitellaggio”, ma anche affrontano la trasformazione economico-sociale dell'epoca, riuscendo a trovare, sia le scrittrici provenienti da classi non privilegiate, sia quelle aristocratiche, nell'autonomia economica una delle strade necessarie alla libertà propria e di tutte le donne. E tutte affrontano questioni generali come la guerra, il lavoro, la disoccupazione, in un modo che nessuno scrittore aveva ancora fatto.
Il punto è che le scrittrici svelano la violenza della condizione femminile, non solo perché interessa a loro e alle loro lettrici, ma prima ancora perché la vedono; svelano la brutalità e la profonda inumanità della guerra perché la soffrono e la vivono come pratica esclusivamente maschile sia per gli interessi materiali sia per l'incapacità di accettare differenze alla pari.

Nel leggere testi di scrittrici bisogna “posizionarsi”, bisogna cioè immaginare e vedere ciò che le scrittrici vedono, ciò che le scrittrici guardano. Nei loro sguardi c'è il contesto noto (scrittori importanti, giornalisti affermati, eventi pubblici di rilievo) ma c'è anche il mondo popolato da figure femminili, da tensioni che prendono il cuore femminile, da interessi, da comportamenti, da affetti, da problemi e da passioni che nutrono l'immaginario femminile a partire dal vissuto familiare, dalle esperienze di vita e di cultura, fino a ciò che le scrittrici vedono nella città, nella strada, nei viaggi, negli incontri, e fino ai libri che leggono, alla musica che ascoltano, a ciò che vedono a teatro, a ciò che percepiscono dai discorsi degli uomini, e dalle loro rappresentazioni.”

E' questo il grande “scarto” compiuto dalla scrittura femminile: il mondo e i suoi valori, le abitudini, i comportamenti, le mentalità, vengono tutte ribaltate.

Lo spostamento del punto di vista comporta una visione del tutto inedita per l'esperienza letteraria. E' una scelta di posizionamento ancora più ricca di conseguenze di quella, a quel tempo tentata da tanti scrittori, di guardare il mondo da parte del “popolo”. Perché mentre gli scrittori (in modo diverso: Valera, Verga, Manzoni) cercano di “mettersi dalla parte di”, le donne sono “la parte” di cui trattano. Danno voce a sè stesse. E incontrano la voce e lo sguardo delle loro lettrici, del loro pubblico.

Gloria Gaetano