Isa Maggi Stati generali delle Donne
Come Stati generali delle donne abbiamo messo al centro del nostro movimento il lavoro delle donne e nel tempo, dal 2014, abbiamo avviato numerosi incontri in ogni regione, per trovare soluzioni al grave problema della disoccupazione femminile e coniugare le pari opportunità con la sostenibilità. Sostenibilità non è un concetto astratto, sostenibilità deve essere vista dal punto di vista ambientale, economica , sociale ed amministrativa dove il denominatore comune è la cultura.
Ringrazio gli organizzatori e le organizzatrici dell’incontro di oggi per l’opportunità di conoscervi e di condividere con voi qualche riflessione.
Saluto Virna Venerucci che in Umbria rappresenta gli stati generali delle donne. Saluto Paola Rizzuto con la quale abbiamo condiviso in questi giorni molte suggestioni e l’idea di metterci a lavorare insieme e a condividere progetti e visioni.
Vengo ora dagli Stati generali del Turismo, che abbiamo avviato per tre giorni, da oggi fino a domenica 27 marzo, mettendo al centro la valorizzazione dei nostri luoghi Ripartire dai territori, ripartire dal lavoro delle donne è stato il nostro mantra per questi lunghi due anni di pandemia.
Avevamo iniziato questo percorso su sostenibilità paesaggio, acqua, nel 2004, con un progetto europeo, Equal Immaginazioni e l’abbiamo poi man mano snocciolato fino ad arrivare nel 2018 ad organizzare gli Stati Generali del Po che ha messo al centro, nella discussione dei partecipanti, la necessità di recuperare una dimensione umanistica e sociale oltre che economica, di rilettura degli interventi sul sistema del Po.
Per ricreare una connessione armonica tra ricchezza culturale, il potenziale di reddito, il potenziale ambientalista.
Ripartendo dalla bellezza, dallo stupore, dall’acqua e ridefinire il paesaggio come dato etico.
Non esiste solo un diritto al paesaggio, esiste anche un dovere, da parte di tutte e tutti noi.
Esiste un valore intrinseco che proviene dallo spirito di culture cresciute attorno a un fiume grande come il Po. Un fiume è un essere vivente, che favorisce la vita di altre specie: perdere progressivamente la consistenza del Grande Fiume, come sta avvenendo proprio in questo periodo, significa anche rinunciare ad una parte della nostra storia, tramandata attraverso leggende secolari ed esigenze immanenti.
Il paesaggio non può essere pensato separatamente da come lo percepiamo e da come lo immaginiamo: Esso “contiene infiniti elementi e molti dei problemi che oggi ci affliggono: mutamenti climatici, mancanza di lavoro, degrado ambientale e inquinamento, appartenenza e alienazione sociale, […] E’ eredità e memoria dei luoghi. […] E’ un concetto in costante tensione e lavora alla base della storia e della politica, delle relazioni sociali e delle rappresentazioni culturali.” (Lingiardi, 2017, 60-61).
Come ci ricorda la psicoanalista Daniela Scotto di Fasano che ci ha accompagnato nel percorso degli Stati generali del Po : “Ko au te aewa, ko te awa ko au (‘Io sono il fiume, il fiume è me’) è il detto maori che celebra il fiume Whanga-nui, nel nord della Nuova Zelanda. Dopo una battaglia legale durata 170 anni, […] viene riconosciuto personalità giuridica e rappresentato da un membro della comunità Maori e da un esponente del governo neozelandese. Per la prima volta un fiume viene legalmente riconosciuto come essere vivente, di cui vanno garantiti ‘salute e benessere’” (Lingiardi, 2017, 24).
“La parola ebraica Ä“den, significa, in alcune tradizioni, “luogo in cui scorre molta acqua”, ed è intrigante e intelligente pensare al Paradiso terrestre come a un luogo in cui scorre molta acqua”.
“E il Po sa nel suo scorrere essere una delizia: canta, rassicura, collega, accoglie. Non è una cosa, ha scritto Paolo Rumiz, ma una persona: “carico di forza battesimale, è insieme pazienza e furia vendicatrice. Rinasce dopo ogni magra e ogni catastrofica piena.” (2013, 89 ). E’ grilli, cielo viola o pervinca, fitte dolceamaro di nostalgia per la bellezza di un’Italia per molti versi perduta e comunque giudicata ‘minore’. E’ sciabordio di ghiaie, è ancora perfino acqua limpida e pesci. Si dice ci siano sere che nel Po i pesci parlano. Sere in cui pioppi, e salici, e acacie, si gonfiano di vento. E può essere tempo da tabarri, quando Po sfiata vapori, evoca inverni, nebbie, brina e canali fumanti”.
Il Po è una bella scenografia ma è anche un luogo della memoria di antichi mestieri e dei sentimenti, ed è terribile che esso possa scomparire a causa di incuria, di mutamenti delle tecniche di coltivazione, del ricorso all’utilizzo degli antiparassitari, di interventi rapinosi e distruttivi. A partire da interventi umani dissennati e scellerati, stanno scomparendo dal nostro paesaggio fluviale molte specie di uccelli e di farfalle, mentre, come afferma ancora Bogliani (ampiamente supportato in tal senso dalle dichiarazioni riportate da Paolo Rumiz in Morimondo): sott’acqua sta avvenendo una catastrofe che non vediamo” (3 marzo 2018, 24).
E’ in questo scenario che gli Stati generali hanno avviato a Matera nel 2019 il progetto delle Città delle Donne, una grande mobilitazione culturale con una forte capillarità di azioni, per gestire con lo sguardo e il talento delle donne la nuova questione urbana .
Le Città delle Donne sono le città del futuro in una nuova dimensione del welfare urbano e non urbano dove le donne sono un motore importante per le azioni di rigenerazione urbana.
Il Manifesto “Le citta’ delle donne” è sottoscritto da diverse entita’ territoriali de è in fase di diffusione attraverso le nostre ambassador e i Sindaci e le sindache che stanno attivando sul territorio una rete nazionale che unisce grandi città e piccoli paesi nel rilancio economico e sociale in un’ottica di genere.
Il Manifesto delle Città delle Donne contiene anche una concreta progettualità per ridisegnare le città con lo sguardo delle donne. Il nostro obiettivo è disegnare, partendo dalle nostre realtà professionali,un metodo verso la ripresa dell’Italia con il protagonismo delle donne per ridurre le vulnerabilità, creare le condizioni di lavoro, garantire lo sviluppo e la coesione sociale nell’ambiente urbano.
Questo è un momento con un potenziale straordinario per accelerare i progressi verso la piena attuazione della Piattaforma d’azione di Pechino, per rafforzare l’Alleanza dei movimenti e delle associazioni, delle organizzazioni internazionali e altri attori impegnati sulla parità di genere e i diritti delle donne. Questo è il momento per sfidare, interrogare, avanzare nuove idee e nuovi approcci. Questo è un momento per trasformare le idee in azioni concrete.
Le Città delle donne sono un manifesto politico per risolvere le nuove questioni urbane e le connessioni tra centro, periferie ed aree interne, legate dai fiumi e dalle acque, in una nuova visione rigenerativa.
E questo è l’invito a voi tutte e tutti per avviare una proficua collaborazione sui territori con le Donne dell’acqua che operano nel settore idrico e in agricoltura.