Cosa si augurano le donne per il 2020? Alcune voci eccellenti

da | Dic 31, 2019 | Testimonianze e contributi

Liliana Segre, Linda Laura Sabbadini, Daniela Fatarela, Valeria Valente sono alcune delle donne che nel 2019 hanno ricevuto incarichi di rilievo. Ecco a cosa lavoreranno a partire dal primo gennaio.

 

Hanno il coraggio del buonsenso e della quotidianità del bene, queste donne. Sono manager, politiche, imprenditrici, sportive. Sono prima di tutto donne piene di saggezza. Ognuna dal proprio punto di vista vede nell’equilibrio sociale il passe-par-tout verso una società più inclusiva e forte. Le loro voci ci siano compagne per tutto l’anno. Abbiamo pensato di raccoglierne alcune per affacciarci al nuovo anno con la visione di ciò che potrebbe essere.

«L’odio sta dalla parte sbagliata della storia» dalla Senatrice a vita, Liliana Segre, una pietra miliare per il nostro stare insieme. È stata minacciata, poi è stata avvolta dall'affetto e dal senso civico di migliaia di cittadini e dai 600 sindaci che a Milano l'hanno accompagnata in una marcia di solidarietà che tanto dice contro l'odio e l'indifferenza. Oggi la Senatrice a vita, con lo sguardo sempre rivolto al futuro e alle giovani generazioni, ci ricorda la forza della storia per costruire una società più giusta e più equa.

Chi è abituata a leggere la realtà con la forza dei numeri è Linda Laura Sabbadini, da poco tornata direttrice centrale dell’Istat, ruolo che in molti credevano fosse un riconoscimento naturale per come ha saputo sviluppare la statistica sociale e di genere in Italia. «Auspico per il 2020 un Paese piu rosa, con tante donne ai posti di comando, più giovane, proiettato verso il futuro e l’innovazione, più green, più inclusivo, dove riviva quel senso di comunità leva di benessere sociale e economico che ci ha sempre reso grandi» commenta Sabbadini.

E l’inclusione e il senso di comunità, in altre parole, si ritrova anche nelle speranze di Daniela Fatarella, dal primo gennaio direttrice generale di Save the Children in Italia: «Il mio auspicio per il 2020 è che il ruolo della società civile, dalle grandi organizzazioni come quella che rappresento alle realtà più piccole che si impegnano quotidianamente nel tessuto sociale, possa essere riconosciuto come parte integrante di ogni azione politica, intesa nel senso più profondo del termine» sottolinea Fatarella, che prosegue: «Viviamo in un’epoca di contrasti stridenti- in cui l’infanzia è ancora vietata ad 1 minore su 3 a causa di povertà e violenza – ma solo lavorando in rete possiamo avere il coraggio della visione, la capacità di perseguire obiettivi che sembrano difficili perfino da immaginare ma in realtà possibili da realizzare. In particolare, mi auguro che il mondo decida di puntare sull’educazione, che può permettere a milioni di bambini, nel mondo e in Italia, di avere i giusti strumenti per costruire il proprio futuro e quello del loro Paese. Infine vorrei che la parola chiave per il nuovo anno fosse “resilienza”, quella capacità di affrontare qualsiasi problema o sofferenza con coraggio e determinazione, quella luce negli occhi che ho visto in tante persone in tutto il mondo».

Valeria Valente: «Puntiamo a una legge quadro sulla violenza contro le donne entro un anno»
Dai bambini alle donne. In Italia ogni 3 giorni si conta un femminicidio. Lo scorso anno sono stati 142. Quest’anno saranno oltre 100. Un problema che ormai è strutturale e richiede interventi mirati e rsolutivi. «Il mio augurio è che finalmente, a partire dal 2020, libertà e autonomia delle donne vengano finalmente da tutti riconosciute come strumenti per avere una società più equa, più giusta e più equilibrata. Una società che in questo modo sia in grado di essere anche più competitiva e sana per tutti, non solo per le donne» osserva Valeria Valente, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, che aggiunge:
«Solo così, attraverso il pieno ed effettivo riconoscimento di pari diritti e pari opportunità tra donne e uomini, saranno sconfitte discriminazioni e ingiustizie che oggi risultano insopportabili e indegne per un paese civile. A cominciare dalla violenza maschile sulle donne che resta una delle forme più misere e tristi di un patriarcato e di una cultura maschilista che, nonostante emancipazione e progressi formalmente raggiunti grazie alle battaglie di tante donne, fa ancora fatica a morire».

di Maria Luisa Colledani e Monica D'Ascenzo

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