PONTI CADUTI: il commento di ISA MAGGI #statigeneralidonne

da | Ott 4, 2020 | L'opinione

3 ottobre – 2020

QUI ITALIA: Nella giornata di oggi nel Nord dell’Italia, sono caduti alcuni ponti

Quali altri ponti stanno cedendo, figurativamente, nella odierna società civile?

 

Si dice per il maltempo ma sebbene il dissesto idrogeologico possa generarsi a seguito di fenomeni meteorologici le azioni che causano un degrado del suolo sono quasi del tutto di origine antropica, legati a varie attività umane, tra cui la cementificazione e la scarsa manutenzione del territorio.

Ma cosa si può fare contro il rischio di dissesto idrogeologico?

Cosa si può fare per impedire ad una classe dirigente miope di continuare a rovinare il nostro Paese?

Il primo ponte, nel vercellese era stato inaugurato 1 ora prima del crollo, grande lo sconcerto tra gli amministratori locali: il tratto di strada era stato riaperto alle 12 ed era stata fatta una diretta Fb dei due sindaci, Alessandro Carini di Romagnano e Daniele Baglione di Gattinara, proprio sopra il viadotto. «Mai – ha scritto il sindaco di Borgosesia, Paolo Tiramani, postando l'immagine del ponte in frantumi – avrei pensato di vedere questo».

La situazione è drammatica anche in Valle Cervo: a Piedicavallo è ceduto il ponte della Coda.

Il Rio Bele ha distrutto il ponte di Oretto a Campiglia Cervo e anche quello del guado per scendere alla Balma. A Rosazza è crollato il ponte che collegava il campo da calcio. Il sindaco di Campiglia, Maurizio Piatti, ha diramato un comunicato in cui spiega che non ci sono stati fortunatamente danni alle persone, ma che la situazione è molto critica.

Nell’Alta Val Trebbia, il Ponte Lenzino, è crollato intorno alle 15-15.30. Siamo andate a vedere la situazione e l’immagine ai nostri occhi del Lenzino è drammatica: è crollata l'intera campata centrale del ponte, quasi sbriciolata sotto la piena del torrente Trebbia, che in queste ore è particolarmente violenta a causa del maltempo.

Una situazione quasi paradossale: la strada statale che congiunge Piacenza a Genova è ora chiusa e il paese di Ottone, che è l’ultimo comune piacentino ai confini con la Liguria, è raggiungibile ora solamente da Genova.

Pare che sul ponte sul fiume Trebbia, negli anni, sono stati effettuati importanti interventi di consolidamento delle pile, addirittura nel febbraio del 2019 erano state effettuate prove di carico ed era stato aperto il transito ai mezzi pesanti.

E’ evidente che una lettura di questi fatti ci conduce ad alcune riflessioni sull’uso improprio del territorio e delle risorse pubbliche.

Le attività umane che incidono maggiormente sono la cementificazione, la deforestazione, l’abusivismo edilizio, l’abbandono dei terreni di collina e di montagna nelle aree interne, lo scavo di cave, le tecniche di coltura non eco sostenibili, le estrazioni di idrocarburi e di acqua dal sottosuolo, gli interventi invasivi e non ponderati sui corsi d’acqua e la mancanza di manutenzione degli stessi (uno dei fattori su cui si è molto discusso nelle ultime alluvioni di Genova).

Ma cosa si può fare contro il rischio di dissesto idrogeologico?Come fare per evitare che altri ponti cadano?

In realtà si può fare molto e noi pensiamo che per ridare dignità al nostro Paese si debba pretendere che i fondi in arrivo dall’Europa, di cui oggi si parla e che si riferiscono al Next Generation Eu, debbano essere impiegati per rigenerare il territorio per renderlo fruibile, bello e occasione di lavoro per donne e giovani.

Abbiamo molte perplessità sull’uso delle risorse pubbliche da parte della classe dirigente che ci sta governando, manca una visione del futuro e una mentalità e una cultura della sostenibilità e della tutela, una volontà di salvaguardare il territorio e il paesaggio e di consegnarlo migliore alle generazioni che verranno, volontà che spesso viene completamente annullata dalle opportunità economiche che si presentano sul territorio.

Il ponte che cade con maggiore e tragica visibilità è quello che dovrebbe cementare le comunità. Oggi che abbiamo a disposizione tutte le tecnologie per fare i migliori ponti del mondo, abbiamo purtroppo dimenticato la cultura del ponte, cioè quella capacità di stare insieme dominando la paura sociale. Ai ponti oggi si preferiscono i muri. E’ il compito di noi donne dare una scossa e mettere in allarme chi ci governa. Il pericolo è imminente, altri ponti stanno cadendo. Troviamo soluzioni, #oraomaipiù