di Linda Laura Sabbadini
ll Regno Unito ha avuto la Thatcher e la May, la Ger mania la Merkel, l'India Indira Gandhi, la Liberia Ellen Johnson Sirleaf. Solo per fare alcuni esempi di una normalità che ci precede.
Anche noi abbiamo bisogno di una donna che guidi il Paese. E non sto dicendo una cosa strana, è nel solco della storia della nostra Repubblica ed è già tardi. Che una donna diventi Capo del governo sta nelle cose. Non è incredibile, è lo sbocco naturale della rivoluzione che le donne han no portato avanti in questi anni. È l'espressione di una normalità che le donne hanno costruito, dilagando in tutte le professioni, seppure dovendo rompere barrie re e tabù, e dimostrando alte competenze. Guardiamo un po' di numeri indietro nel tempo. Le 21 donne nel l'Assemblea Costituente sono la rottura del primo ta bù. Nel1976 si rompe il tabù di un ministero a una don na e Tina Anselmi diventa ministra del Lavoro. E poi si rompe quello della presidente della Camera con Nilde lotti, nel1979, seguita da Irene Pivetti e da Laura Bol drini. Nel1996 Fernanda Contri diventa la prima don na giudice costituzionale, seguita da Lorenza Carlas sarre e ora da tre giudici donne alla Corte Costituzio nale, Marta Carabia, Silvana Sciarra, Daria De Petri_s. Ora abbiamo la prima presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati.
La storia delle donne della nostra Repubblica è storia di continui abbattimenti di divieti tostissimi, e non solo nelle cariche pubbliche. Le ingiustizie e le discri minazioni cadono a suon di spaliate delle donne, senza esclusione di colpi. E questo mentre le donne emergo no ovunque, e in magistratura diventano maggioran za, crescono come diplomatiche, diventano ministre della Difesa, come Roberta Pinotti, ministre degli Esteri come Emma Bonino, o ministre dell'Interno co me Rosa Russo Jervolino. E questo mentre le donne entrano massicciamente nei cda delle imprese e in tut ti i tipi di lavoro. Che una donna diventi presidente del Consiglio non è una concessione, né una stranezza, ha un valore strategico, come affermato da Maurizio Mo linari nell'editoriale di domenica. È l'esito naturale del la nuova normalità costruita dalle donne e di cui spesso le stesse donne non si rendono conto. È quella nor malità la nostra rivoluzione, quella che c'è già. E così ci aspettiamo presto anche una presidente della Corte Costituzionale e una ministra dell'Economia. Dobbia mo accelerare l'abbattimento degli ultimi tabù. Siamo in un'altra fase. Non possiamo più aspettare decine di anni tra un avanzamento e l'altro come accaduto fino ra. Non è più accettabile che in 70 anni alle donne siano andati solo 78 incarichi da ministre, che 13Regioni non siano mai state guidate da donne, che le donne sindaco emergano soprattutto nei Comuni più piccoli. Le don ne sono state escluse per tanti, tanti anni dalle posizio ni di potere, prima teorizzandone una supposta man canza di competenza, poi non parlandone ma esclu dendole nei fatti dagli incarichi che contano.
Due ostacoli decisivi vanno rimossi: il primo riguarda l'arroccamento maschile nelle posizioni di potere, visto che più donne nei posti che contano significa me no uomini. Ben vengano quindi gli uomini che ci aiuta no a scardinare le rendite di posizioni maschili. E siano benvenuti ed estesi i meccanismi anti-monopolistiche aiutano le donne ad emergere. Il secondo ostacolo ri guarda i tabù che sono nei nostri ce velli, quelli inte riorizzati a volte anche dalle donne. E il principio che conta. Le donne devono poter accedere come gli uomi ni ai luoghi decisionali, anche le donne con cui non sia mo d'accordo. Solo così si può vincere la battaglia per la piena parità, presupposto indispensabile della liber tà femminile. L'avanzamento di una donna rompe bar riere, apre una strada a tutte, fa avanzare la società intera, fa vincere i diritti, aiuta a sconfiggere l'arretra tezza culturale e le disuguaglianze nel nostro Paese.
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LA STAMPA (pag. 21 /04/04/2018)