di Augusta Amolini
Viviamo tutti immersi nel brodo mediatico della quarta rivoluzione industriale che si identifica anche con il generalizzato utilizzo degli smartphone. Il cambiamento globale ci ha connessi a una tecnologia attraente come un caleidoscopio, costituita da applicazioni, immagini, notizie e anche inevitabili influenze. Non è della dipendenza dai Social preannunciata da moderne Cassandre del quale voglio parlare, mi riferisco alla tendenza di inviare ai contatti della rubrica senza l'aggiunta di una parola d'accompagnamento frasi celebri, immagini e video.
Nel mittente delle moderne missive forse cresce la sensazione che questa pratica comportamentale susciti nel suo prossimo un senso di gratitudine, o forse coltiva la semplice convinzione di avere ottemperato a quelle regole non scritte del “buon vivere”, retaggio di un galateo smarrito da una Società stravolta nelle abitudini e dai nuovi costumi virtuali. Inesorabilmente, questa impersonale formula di comunicazione scritta si sta sostituendo alla parola, rendendola marginale al motore delle relazioni umane.
E' innegabile che le parole scritte siano un veicolo prezioso, esse da secoli rendono visibili i nostri pensieri, hanno espresso vicinanza familiare, amicizia, amore o dissenso. Una lettera tenuta fra le mani, riletta a distanza di tempo, può restituire pienamente il senso del tempo perduto o l'intensità di un sentimento fissato per sempre su un foglio di carta. Tuttavia, il saluto virtuale mattutino o serale per molti si è trasformato nell'unico mezzo per esprimere vicinanza a persone non solo lontane, ma purtroppo anche a quelle vicine. La modalità di copia-incolla da tanti ritenuta invasiva, è sicuramente inopportuna quando viene praticata in ore antelucane o notturne.
Se il linguaggio verbale può essere quasi considerato un mezzo superato da una Società 4.0, parallelamente siamo certi che delle belle immagini non potranno mai sostituire le relazioni umane. E' essenziale che il pensiero virtuale non si trasformi in cibo per la solitudine, che non diventi strumento di nuove forme di isolamento, soprattutto per le persone più anziane. Il telefono rappresenta ancora oggi una delle più grandi invenzioni realizzate dall'ingegno umano, dovrebbe essere utilizzato di più, ma solo per parlare.
Augusta Amolini