Una riflessione sul caso Martina Levato
La madre dona la vita dando alla luce un figlio. Madre e figlio si donano reciprocamente, ognuno dei due vive e gioisce grazie all’altro. Il caso di Martina Levato ha sollevato polemiche e indignazione ma anche la possibilità di importanti riflessioni. Prima di tutto ritengo sia utile conoscere non solo i fatti ma anche le persone prima di giungere a conclusioni teoriche o emotive. Ciò che sappiamo con certezza è che la donna ha sfigurato con l’acido il suo ex fidanzato spingendo l’attuale compagno a farsi suo complice; inoltre ha portato a termine altre aggressioni delle quali dovrà rispondere alla giustizia. Conosciamo la Levato solo dai fatti che ci raccontano, per questo credo si debba solo dire qualcosa di generico.
Ciò che ha colpito tutti è stata l’azione di allontanare immediatamente il bambino dalla madre, impedire alla mamma di vedere il proprio figlio appena partorito ci è apparso un gesto duro e mortale opposto alla nascita che è gioia e vita che sorge. Non possiamo però scordare i gesti terribili commessi da questa madre, una donna particolare, angosciante e terrificante, per le imprese commesse. Però non è un’infanticida.
Tenere tra le braccia il bimbo appena nato è in sé un atto terapeutico: lo è per la madre che riconosce finalmente ciò che ha portato dentro il proprio corpo, lo è soprattutto per il piccolo che grazie a sua madre incontra per la prima volta il mondo. Solo lei può accompagnarlo verso questa prima e fondamentale scoperta, lei che lo ha custodito e fatto crescere. La legge fa il proprio corso, è l’applicazione di una norma ed è giusto sia così, ma chi la adotta non può dimenticare che la prima esperienza di un bambino nel mondo se negata non gliela restituirà più nessuno. Il bambino viene prima di tutto, recitano i manuali di pedagogia, al di là di chi sia sua madre aggiungo io, ma purtroppo non sempre è così. Poi, con la competenza che il caso richiede, si dovrà accertare se la madre è in grado di occuparsene, altrimenti sarà meglio affidarlo a chi lo potrà crescere nel modo migliore.
Maria Giovanna Farina © Riproduzione riservata