Rossella Dimaggio

da | Nov 16, 2016 | Donne e politica

L’equo godimento della cittadinanza è legato all’equa rappresentanza a livello politico e ai livelli decisionali. Non si si può pensare di vivere in un contesto democratico se non si favorisce e attua una vera rappresentanza di genere

Rossella Dimaggio, assessora ai Servizi educativi/Pari opportunità. Sposata, due figli, insegnante di scuola primaria e da sempre impegnata nell'ambito educativo. All’incontro ” Donne, economia e territori”, promosso dagli Stati Generali delle Donne in collaborazione con il Mise che si svolgerà a Roma il 18 Novembre, durante cui si proporrà di redigere un documento finale da consegnare al Governo e si stabiliranno reti per progettare azioni sui territori, sarà fondamentale la presenza delle amministratrici pubbliche. Per il suo impegno a realizzare una città il più possibile al servizio dei cittadini e soprattutto delle cittadine, abbiamo rivolto alcune domande.

In questo incontro di lavoro, si parlerà delle trasformazioni possibili di un’economia basata su modelli tradizionali e alla possibile riorganizzazione di essa. Esse dovranno passare necessariamente attraverso lo sviluppo di un nuovo modo di fare impresa, della creazione di nuovi valori e nuovi ruoli per tutti. Ciò non può prescindere da un cambiamento culturale di tutta la società. Secondo lei siamo preparate ad affrontare questa sfida e se si che ruolo possono svolgere le donne?

Per quanto la condivisione del principio di pari opportunità tra donne e uomini faccia ormai parte del patrimonio identitario e normativo del mondo occidentale, la sua realizzazione pratica e quotidiana sconta ancora una arretratezza che va anche a impattare sulla capacità di sviluppo socioeconomico: i maggiori impegni che sostengono le donne nel lavoro domestico e di cura, le discriminazioni e le difficoltà in campo lavorativo e sociale, nell’accesso a posizioni di potere, non hanno solo un impatto negativo in termini individuali, ma costituiscono elementi di rigidità e di arretratezza del sistema, tali da impedire alla popolazione femminile di contribuire pienamente al processo di crescita e di sviluppo socioeconomico complessivo.
Insomma la politica e l’economia non sono di genere neutro, impattano in maniera differenziata sulla cittadinanza. Occorre continuare ad implementare l’introduzione di sistemi che prendono in considerazione le esigenze della famiglia, di congedi parentali, di soluzioni per la cura dei bambini e degli anziani, e lo sviluppo di un contesto e di un’organizzazione lavorativi tali da agevolare la conciliazione delle responsabilità lavorative e di quelle familiari per le donne e gli uomini.
Il problema del conflitto tra i tempi di lavoro e altri tempi di vita sembra dunque ancora troppo relegato alla sfera personale/familiare, con significative inversioni di tendenza. Anche i soggetti più consapevoli della centralità della questione della conciliazione nel determinare le probabilità di trovare lavoro o di mantenere il lavoro per donne, si scontrano però con il problema del conflitto tra i tempi di lavoro e altri tempi di vita.
La domanda di conciliazione da parte delle donne viene sempre più quasi sottaciuta ai servizi per l’impiego o nelle aziende, nel timore che possa costituire un motivo che limita le loro possibilità di accesso al mercato o di mantenimento del posto di lavoro.

Lei si è molto impegnata nell’ambito educativo. In questo senso ha trattato con giovani di entrambi i generi. Ritiene che siano pronti ad accogliere nuovi modelli culturali e se si quali le differenze tra ragazzi e ragazze?

L'educazione è decisamente una scienza imprecisa che risente di variabili affettive, relazionali, sociali, familiari, temporali. Ciononostante non si può prescindere dall'agire sul cambiamento di modelli culturali ed educativi quando si parla di parità di genere. La parità implica il riconoscimento dell'altro/a nel rispetto delle reciproche diversità, intese come peculiarità preziose e non come inferiorità.
Alla luce anche di quanto accade rispetto alla violenza sulle donne, ritengo sia indispensabile attuare percorsi che si facciano carico dell'educazione affettiva in particolar modo dei ragazzi. Per dirla più semplicemente ci troviamo di fronte al paradosso educativo che vede i maschi incapaci di far fronte all'autodeterminazione delle donne. 
Le ragazze, a mio parere, sono sempre consapevoli che è necessaria l’integrazione sistematica delle situazioni, delle priorità e dei bisogni delle donne in tutte le azioni di progettazione e ne tengono attivamente conto, nella fase di pianificazione, di attuazione delle proprie scelte

Il tema di quest’evento è rivolto alle donne, come protagoniste del futuro dell’economia e dello sviluppo territoriale. Storicamente esse hanno già svolto questo ruolo eppure il loro protagonismo è spesso stato considerato marginale. Sono di nuovo pronte a proporsi come agenti di cambiamento e se si in che modo possono agire concretamente?

La prima cosa che le donne devono fare per se stesse (e solo loro possono farlo) è frantumare con concreti comportamenti la barriera invisibile derivante da una complessa interazione di strutture nell’ambito di organizzazioni a dominanza maschile che impediscono loro di accedere a posizioni di responsabilità, o più semplicemente di scegliere consapevolmente quello che ritengono sia il meglio per la loro realizzazione personale e sociale.
L’autodeterminazione non può più essere messa in discussione.
Dobbiamo attivare processi di innovazione non più episodici, ma sistematici che moltiplichino in maniera concentrica consolidando buone pratiche.

La rappresentanza istituzionale, in politica a tutti i livelli, non dovrebbe essere neutra.
Perché nessuno può conoscere e riconoscere i problemi che le donne vivono sulla propria pelle meglio delle stesse. Nella sua esperienza come è riuscita a farsene carico, a trovare le risposte necessarie, quali le difficoltà che ha incontrato, quali i divieti ?

Premetto che non ho più vent’anni da un po’ (!) e che sono quel genere di donna che ha trascorso gran parte della propria vita a cercando il proprio spazio nel tentativo di realizzare le proprie aspirazioni tentando di conciliare lavoro, famiglia, studio, impegno sociale, autorevolezza, femminilità. L'esperienza politica , a volte, è stata difficile in quanto la struttura partitica era per sua natura maschilista. Negli anni, grazie alla determinazione di molte di noi, la situazione è molto migliorata. Continuo il mio impegno nella consapevolezza che la spartizione delle posizioni decisionali (rappresentanza di entrambi i sessi) tra gli uomini e le donne in ogni ambito della vita costituisce un’importante condizione per la parità.
E’ un po’ difficile pensare ad una società declinata al femminile che sia quasi completamente gestita da uomini che di solito pensano come uomini!
Non c’è prospettiva senza punti di vista differenti è come guardare il mondo con un occhio solo!
L’equo godimento della cittadinanza è legato all’equa rappresentanza a livello politico e ai livelli decisionali.
Non si si può pensare di vivere in un contesto democratico se non si favorisce e attua una vera rappresentanza di genere.

 

m.a. per Il Portale delle Donne

 

 

 

 

 

 

sella Dimaggio, assessora ai Servizi educativi/Pari opportunità. Sposata, due figli, insegnante di scuola primaria e da sempre impegnata nell'ambito educativo. All’incontro ” Donne, economia e territori”, promosso dagli Stati Generali delle Donne in collaborazione con il Mise che si svolgerà a Roma il 18 Novembre, durante cui si proporrà di redigere un documento finale da consegnare al Governo e si stabiliranno reti per progettare azioni sui territori, sarà fondamentale la presenza delle amministratrici pubbliche. Per il suo impegno a realizzare una città il più possibile al servizio dei cittadini e soprattutto delle cittadine, abbiamo rivolto alcune domande.

In questo incontro di lavoro, si parlerà delle trasformazioni possibili di un’economia basata su modelli tradizionali e alla possibile riorganizzazione di essa. Esse dovranno passare necessariamente attraverso lo sviluppo di un nuovo modo di fare impresa, della creazione di nuovi valori e nuovi ruoli per tutti. Ciò non può prescindere da un cambiamento culturale di tutta la società. Secondo lei siamo preparate ad affrontare questa sfida e se si che ruolo possono svolgere le donne?

Per quanto la condivisione del principio di pari opportunità tra donne e uomini faccia ormai parte del patrimonio identitario e normativo del mondo occidentale, la sua realizzazione pratica e quotidiana sconta ancora una arretratezza che va anche a impattare sulla capacità di sviluppo socioeconomico: i maggiori impegni che sostengono le donne nel lavoro domestico e di cura, le discriminazioni e le difficoltà in campo lavorativo e sociale, nell’accesso a posizioni di potere, non hanno solo un impatto negativo in termini individuali, ma costituiscono elementi di rigidità e di arretratezza del sistema, tali da impedire alla popolazione femminile di contribuire pienamente al processo di crescita e di sviluppo socioeconomico complessivo.
Insomma la politica e l’economia non sono di genere neutro, impattano in maniera differenziata sulla cittadinanza. Occorre continuare ad implementare l’introduzione di sistemi che prendono in considerazione le esigenze della famiglia, di congedi parentali, di soluzioni per la cura dei bambini e degli anziani, e lo sviluppo di un contesto e di un’organizzazione lavorativi tali da agevolare la conciliazione delle responsabilità lavorative e di quelle familiari per le donne e gli uomini.
Il problema del conflitto tra i tempi di lavoro e altri tempi di vita sembra dunque ancora troppo relegato alla sfera personale/familiare, con significative inversioni di tendenza. Anche i soggetti più consapevoli della centralità della questione della conciliazione nel determinare le probabilità di trovare lavoro o di mantenere il lavoro per donne, si scontrano però con il problema del conflitto tra i tempi di lavoro e altri tempi di vita.
La domanda di conciliazione da parte delle donne viene sempre più quasi sottaciuta ai servizi per l’impiego o nelle aziende, nel timore che possa costituire un motivo che limita le loro possibilità di accesso al mercato o di mantenimento del posto di lavoro.

Lei si è molto impegnata nell’ambito educativo. In questo senso ha trattato con giovani di entrambi i generi. Ritiene che siano pronti ad accogliere nuovi modelli culturali e se si quali le differenze tra ragazzi e ragazze?

L'educazione è decisamente una scienza imprecisa che risente di variabili affettive, relazionali, sociali, familiari, temporali. Ciononostante non si può prescindere dall'agire sul cambiamento di modelli culturali ed educativi quando si parla di parità di genere. La parità implica il riconoscimento dell'altro/a nel rispetto delle reciproche diversità, intese come peculiarità preziose e non come inferiorità.
Alla luce anche di quanto accade rispetto alla violenza sulle donne, ritengo sia indispensabile attuare percorsi che si facciano carico dell'educazione affettiva in particolar modo dei ragazzi. Per dirla più semplicemente ci troviamo di fronte al paradosso educativo che vede i maschi incapaci di far fronte all'autodeterminazione delle donne.Le ragazze, a mio parere, sono sempre consapevoli che è necessaria l’integrazione sistematica delle situazioni, delle priorità e dei bisogni delle donne in tutte le azioni di progettazione e ne tengono attivamente conto, nella fase di pianificazione, di attuazione delle proprie scelte

3 – Il tema di quest’evento è rivolto alle donne, come protagoniste del futuro dell’economia e dello sviluppo territoriale. Storicamente esse hanno già svolto questo ruolo eppure il loro protagonismo è spesso stato considerato marginale. Sono di nuovo pronte a proporsi come agenti di cambiamento e se si in che modo possono agire concretamente?

La prima cosa che le donne devono fare per se stesse (e solo loro possono farlo) è frantumare con concreti comportamenti la barriera invisibile derivante da una complessa interazione di strutture nell’ambito di organizzazioni a dominanza maschile che impediscono loro di accedere a posizioni di responsabilità, o più semplicemente di scegliere consapevolmente quello che ritengono sia il meglio per la loro realizzazione personale e sociale.
L’autodeterminazione non può più essere messa in discussione.
Dobbiamo attivare processi di innovazione non più episodici, ma sistematici che moltiplichino in maniera concentrica consolidando buone pratiche.

4 – La rappresentanza istituzionale, in politica a tutti i livelli, non dovrebbe essere neutra.
Perché nessuno può conoscere e riconoscere i problemi che le donne vivono sulla propria pelle meglio delle stesse. Nella sua esperienza come è riuscita a farsene carico, a trovare le risposte necessarie, quali le difficoltà che ha incontrato, quali i divieti ?

Premetto che non ho più vent’anni da un po’ (!) e che sono quel genere di donna che ha trascorso gran parte della propria vita a cercando il proprio spazio nel tentativo di realizzare le proprie aspirazioni tentando di conciliare lavoro, famiglia, studio, impegno sociale, autorevolezza, femminilità. L'esperienza politica , a volte, è stata difficile in quanto la struttura partitica era per sua natura maschilista. Negli anni, grazie alla determinazione di molte di noi, la situazione è molto migliorata. Continuo il mio impegno nella consapevolezza che la spartizione delle posizioni decisionali (rappresentanza di entrambi i sessi) tra gli uomini e le donne in ogni ambito della vita costituisce un’importante condizione per la parità.
E’ un po’ difficile pensare ad una società declinata al femminile che sia quasi completamente gestita da uomini che di solito pensano come uomini!
Non c’è prospettiva senza punti di vista differenti è come guardare il mondo con un occhio solo!
L’equo godimento della cittadinanza è legato all’equa rappresentanza a livello politico e ai livelli decisionali.
Non si può pensare di vivere in un contesto democratico se non si favorisce e attua una vera rappresentanza di genere.

m.a. per il Portale delle donne