La bellezza non è solo possedere proporzioni perfette, nasino all’insù e colori sapientemente abbinati. Per i Greci l’aspetto esteriore era un’emanazione del bello interiore, dell’ideale, del bello in sé, vale a dire della bellezza che non si vede ma a cui dobbiamo rifarci. Tradotto nell’oggi contemporaneo, la bellezza è applicare quell’ideale alla nostra vita, alle nostre relazioni, alla nostra società. È qui mi vengono i brividi!
Quanto c’è ancora di realmente bello fuori di noi, nei rapporti con gli altri? Troppo poco a causa della cattiva educazione al bello. Quando una ragazzina di prima superiore sbeffeggia una compagna, la sottomette con un atteggiamento di vile bullismo, rovina la bellezza per lasciare il posto al peggiore, al brutto. Così accade quando sporchiamo il bosco, il marciapiede, i muri delle case. Il bello soffre e si oblia. Un modo di dire comune, quella persona è bella dentro, non è nato per consolare un essere umano dotato di una sembianza poco gradevole, ma per mettere in luce e premiare ciò che non appare: la bellezza dell’anima. Un requisito che si forma, trasforma e si potenzia con la riflessione e con la ricerca delle soluzioni ai problemi complicati della nostra vita. La bellezza interiore si sviluppa con la ri-cerca di Sé.
Essere belle o belli dentro vuol dire non lasciarsi contagiare dalla cattiveria, dall’avarizia, dalla pochezza, dalla prevaricazione… Essere belli dentro aiuta anche a non sentirsi soli nei momenti in cui nessuno si preoccupa di noi; chi possiede la bellezza interiore ha così tante qualità da farsi compagnia autonomamente. Amare la conoscenza è un valido strumento per abbellire il nostro animo: più coltiviamo la bellezza “nascosta”, più essa si manifesterà agli altri. Contro ogni tramonto.
Maria Giovanna Farina ©Riproduzione riservata
foto di Rosa Colacoci